Italo Svevo: Opere Complete - Romanzi, Racconti e Frammenti. Italo Svevo

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Italo Svevo: Opere Complete - Romanzi, Racconti e Frammenti - Italo  Svevo

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— gli disse, — io ero un po’ brillo e chissà quello che ti dissi.

      Non era vero che fosse stato ubbriaco, ma Alfonso non pensò di cercare la ragione per cui gli veniva detta una menzogna. Forse, era l’interpretazione più benigna, Gustavo mentiva per iscusarsi di aver detto e pensato cose non vere.

      R

      Alla banca, passando il corridoio per recarsi alla sua stanza, Alfonso provò la stessa acuta sensazione di malessere del giorno innanzi. Non incontrò nessuno che gli dispiacesse, ma fu lieto quando si trovò nella sua stanzuccia. Si stava molto male là dove si poteva trovarsi d’improvviso a faccia a faccia con Maller.

      Alchieri lo salutò col suo modo brusco e sempre scherzoso. Gli raccontò che aveva letto il copialettere e che s’era meravigliato del grande numero di sue lettere che ci aveva trovate.

      — Bada di non lavorare troppo perché danneggeresti gli altri!

      Quest’osservazione soddisfece Alfonso. Se Alchieri s’era accorto della quantità enorme di lavoro da lui fatto, tanto più facilmente se ne sarebbe avvisto Maller che ad ogni lettera doveva apporre la firma.

      Verso le dieci, Alchieri si preparò per andare ai funerali di Jassy. Si doleva dei cinque franchi che gli avevano fatto sborsare:

      — Almeno voglio assistere ai funerali e stare per un’ora lontano dall’ufficio.

      Ci andò come ad una festa.

      Invece ad Alfonso sarebbe dispiaciuto di dover andarci perché certamente v’interveniva anche il signor Maller. Venne levato d’imbarazzo da Sanneo il quale gli disse che lo pregava di rimanere lui alla banca, visto che tutti gli altri della corrispondenza, per aver avuto più intima relazione con Jassy, desideravano di rendergli l’ultimo omaggio. Era necessario che qualcuno rimanesse alla corrispondenza perché, quantunque fosse probabile che il signor Maller andasse anche lui al funerale, espressamente non lo aveva detto e poteva, rimanendo alla banca, aver bisogno di qualche lettera o informazione. Alfonso trasalì in modo che Sanneo se ne accorse.

      — Oh! non le chiederà gran cosa! — gli disse per tranquillarlo; — alla peggio ella avrà un poco da correre per la banca a cercare qualche documento.

      Rimanendo alla banca correva dunque i medesimi pericoli che andando ai funerali.

      Sarebbe stato pur bello che lo si fosse sempre lasciato tanto tranquillo. Mentre di solito, per quanto la stanza fosse appartata, vi pervenivano dal corridoio e dagli altri uffici dei rumori spesso indistinti ma sempre, per la loro continuità, seccanti, quel giorno non si sentiva che il passo o la voce di qualche singolo individuo e a riprese, con lunghi intervalli. Il cortile sul quale dava la finestra della stanza era sempre muto.

      La sua solitudine non durò a lungo. Si picchiò alla porta ed egli sorpreso e spaventato si alzò gridando di entrare.

      Era una donna, probabilmente una sartina; sulla testa bionda aveva un velo nero e il vestito appariva alquanto uso ma decente e portato con cura e buon gusto. Ella lo guardò attendendosi di venir riconosciuta.

      — Non mi conosce più? — e rimase esitante accanto alla porta forse già dolente d’essere venuta in quel luogo. — Le fui presentata dal signor White.

      — Ah! la signora White! — gridò egli sorpreso e offrendole una sedia. Adesso si rammentava della figura bionda e pallida che aveva vista china al telaio in casa di White. Volle togliersi dall’imbarazzo: — Mi scusi se non la riconobbi, ma ne è colpa quel velo che le vedo per la prima volta in testa e che le muta la fisonomia.

      Ella ebbe un sorriso che non era soltanto forzato ma anche negletto; non aveva la mente rivolta a prepararlo. Gli disse che veniva da lui perché riteneva ch’egli sapesse qualche cosa di White suo amico. Parlava alla perfezione il dialetto.

      — Non scrive a lei? — chiese Alfonso molto sorpreso.

      Egli non s’era rammentato che, partito White, la sua donna era rimasta. Una bella figura quella della francese. Alta, ritta, dalle forme precise; delle linee femminili su un corpo virile.

      — Le ultime lettere le ricevetti da Marsiglia — gli disse essa arrossendo.

      Completata dal suo rossore, quella frase era una confessione, il racconto come White aveva rotto senza riguardi quella relazione da un giorno all’altro, e questo modo faceva apparire per molto leggeri i rapporti ch’erano esistiti fra di loro.

      Egli finse di non aver compreso:

      — Forse non sarà ancora giunto a destinazione!

      Sapeva bene che in quel tempo White avrebbe potuto fare il giro del mondo.

      — Oh! so che vi è giunto perché da altra parte, da suo fratello, da Londra, mi venne annunziato. Lei non sa ove ora si trovi?

      Per il bisogno di dimostrare la sua partecipazione, Alfonso tradì quanto aveva compreso.

      — Non lo so e mi dispiace, — disse con violenza, — perché se lo sapessi glielo direi ad onta della mia amicizia per lui.

      Prendeva con tanta risolutezza partito per essa perché gli sembrava di trovare qualche somiglianza fra il dolore di quella signora e quello di Lucia.

      White, dall’aspetto tanto signorile, faceva un’azione peggiore di quella di Gralli.

      Gli occhi azzurri della signora si riempirono di lagrime che però non traboccarono; senza che le avesse rasciugate scomparirono riassorbite. Ella non fece delle confidenze, ma parlò come se ad Alfonso avesse già raccontato tutto.

      — Egli crede di soddisfare ad ogni suo dovere verso di me assegnandomi una pensione. — Rizzò il capo con fierezza. — Spero di guadagnare abbastanza fra qualche mese da poter fare a meno anche di quella.

      Entrò Alchieri cantando, lieto della passeggiata fatta. Vedendo la signora si confuse e chiese scusa.

      Erano finite le confidenze tanto bene avviate.

      Alfonso la trattenne ancora alla porta per consigliarle di rivolgersi a Maller il quale doveva sapere ove White si trovasse. La bellezza e la fierezza di quella donna facevano aumentare in lui il desiderio di aiutarla.

      Ella rispose ch’era già stata da Maller e che le aveva dichiarato di non saperne nulla.

      — Essi sono d’accordo, — soggiunse con disprezzo. Poi, forse umiliata di aver destato la compassione che Alfonso le dimostrava, aggiunse: — Del resto non capisco neppur io perché cerchi di avere quest’indirizzo. Non saprei farne altro che lanciarvi qualche insolenza, cosa inutile perché egli deve sapere che cosa gli direi se potessi.

      Alfonso sarebbe rimasto più a lungo commosso da questa strana visita se, andandosene, la signora White, come egli si ostinava a chiamarla, non gli avesse fatto un saluto freddo, non più che cortese e che bastava a dimostrargli quanto poco ella ci tenesse ai suoi conforti.

      Sanneo chiamò Alfonso per ringraziarlo e per chiedergli se durante la sua assenza nulla di nuovo fosse avvenuto.

      Ritornando al suo posto, s’imbatté per la prima volta nel signor Maller. Avrebbe potuto evitarlo

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