Italo Svevo: Opere Complete - Romanzi, Racconti e Frammenti. Italo Svevo
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу Italo Svevo: Opere Complete - Romanzi, Racconti e Frammenti - Italo Svevo страница 86
Anche a lui il vino doveva essere salito alla testa per quanto l’effetto non ne fosse così rumoroso come in Gustavo.
— Ma lei l’ha sedotta! — osservò Alfonso già molto timido.
— Sedotta? Mai! Non sono mica un bellimbusto io! Ci lasciavano sempre soli! Io non pensavo ad altro ed ella ci pensava sempre... Naturale mi sembra!
— Ma perché non la vuole sposare? — gli domandò Alfonso già disperando di poter riuscire vincitore di tanta logica e sperando di portare la questione su altro terreno.
— Mancano questi! — rispose Gralli movendo l’indice e il pollice della destra sollevata come se contasse denaro.
— Non mancano del tutto! — rispose Alfonso.
Si sarebbe sentito felice di poter sagrificare per la felicità di Lucia una piccola somma di denaro e dimostrare alla Lanucci ch’egli non era del tutto indifferente al destino di Lucia.
Alla prima offerta di mille lire, Gralli lo guardò sorpreso ma rifiutò.
— Non capisco come c’entri lei!
Alfonso arrossendo fortemente, perché comprendeva quale dovesse essere il primo sospetto di Gralli, spiegò che da anni era l’amico intimo della famiglia e che doveva fare del suo meglio per salvarla da una sventura. Così, per quanto avesse da fare con persona di tanto inferiore a lui, finì coll’essere imbarazzato, e per sfuggire a tale imbarazzo non trovò miglior via che di raddoppiare la sua offerta e triplicarla, quasi senza lasciare il tempo a Gralli di riflettere.
Gralli ben presto mutò di contegno, fu esitante, là là per cedere, e Alfonso se ne avvide. Poi invece replicò il rifiuto:
— Io non la sposo, non posso sposarla. Ho anche una madre sulle spalle e non posso sobbarcarmi a nuove simili spese.
Con ripugnanza Alfonso passò di nuovo ai ragionamenti. Non aveva ancora compreso il vero significato dell’esitazione di Gralli e credette di poter finire col convincerlo. Gli disse che per mantenere Lucia non abbisognava che di pochissimo perché dove mangiavano due potevano mangiare tre e che la dote da lui offerta doveva bastare a coprire le spese maggiori.
Ma l’operaio sapeva fare di conti. Per quanto Alfonso avesse nominato un importo insignificante quale spesa per mantenere Lucia, l’operaio gli provò che gli interessi della somma offerta non bastavano a coprirne che un quinto.
— Ella dunque vuol vivere d’interessi! — esclamò Alfonso indignato.
Quel calcolo egoistico da cui Gralli faceva dipendere un’azione doverosa di riparazione lo toglieva alla sua calma.
— Non io, ma chi vuole vivere alle mie spalle, — rispose brutalmente Gralli. Fu lui che cessò dal ragionare. — Se Lucia avesse una dote di settemila lire, la sposerei.
Alfonso tentò di fargli diminuire questa domanda, già deciso però di cedere lui se l’altro resisteva, e Gralli fu irremovibile.
— Lei avrà queste settemila lire, — disse Alfonso alzandosi.
Gralli lo accompagnò fino alla porta dei Lanucci:
— Mi basterà la sua parola, la sua parola dinanzi ad un notaio. — Poi dopo di avere fatto il proprio interesse con tanta abilità volle fare anche buona figura. Disse che la somma che Alfonso gli dava era ben lungi dal bastare ai bisogni di Lucia, ma ch’egli metteva nella bilancia anche il suo affetto per essa e poi il suo affetto paterno che, assicurava, era nato dal momento in cui aveva saputo che stava per divenire padre.
— Sì, — aggiunse serio, — sono convinto ch’è molto meglio che quello o quella che ha da nascere sia figlio legittimo.
Le espressioni gentili e affettuose di Gralli stonavano siffattamente col contegno fino allora da lui seguito che ad Alfonso sembrò di udire citazioni testuali di pensieri altrui.
Era però lieto che tentasse di apparire innamorato e disinteressato perché così gli veniva tolta la preoccupazione che Gralli potesse sospettare un movente meno che puro all’interessamento ch’egli prendeva alla famiglia Lanucci.
Parve anche che Gralli indovinasse che cosa il suo benefattore da lui attendesse. Gli disse con aspetto commosso:
— Lei vuol bene ai genitori di Lucia come se fosse loro stesso figliuolo.
Non si poteva esprimersi più delicatamente. Rimasero d’accordo che il giorno appresso Gralli sarebbe andato dal vecchio Lanucci a chiedergli la mano della figliuola.
La Lanucci gli corse incontro sulle scale:
— È dunque tutto messo in ordine?
— Chi glielo ha detto?
— Gustavo! si trovava però in tale stato ch’io dubitava della verità delle sue parole! Caro il mio figliuolo! Gli feci torto!
Gettava baci all’aria e saltava sulle scale come una ragazzina.
Lo lasciò solo senza salutarlo e, coricandosi, Alfonso udì ch’ella aveva destato il marito per dargli la lieta novella. La intese poi di nuovo nella stanza di Lucia e pervenne sino a lui il suono di baci sonori. La ragazza, dalla gioia, si mise a singhiozzare.
Finalmente nella casa tutti riposavano all’infuori di lui. Aveva fatto bene a non gettare in faccia alla Lanucci il suo beneficio perché sarebbe stato un voler diminuire la sua gioia. Prima o poi ella l’avrebbe appreso. Non voleva fare la parte di benefattore sconosciuto, ma nemmeno avere l’aspetto di ricercare riconoscenza. S’addormentò lieto; precisamente quella riconoscenza a cui s’attendeva lo rendeva tanto lieto. Soltanto parecchi giorni dopo egli s’avvide della grandezza del sagrificio fatto e di quanto avesse peggiorato la sua condizione con quell’enorme diminuzione del suo capitale.
Avendo gironzato a lungo per le vie, la sera appresso giunse molto tardi a casa e non ci trovò più Gralli che doveva esserci stato per parecchie ore. Non arrivò a sapere di che cosa avessero parlato perché nessuno si curò di raccontarglielo, ma gli fu facile comprendere dal loro contegno che nulla sapevano ch’era lui che aveva salvato Lucia.
Subito dopo la sua venuta, la giovinetta uscì, facendogli, per unico saluto, un inchino riservato, freddo. La signora gli disse ch’era stato per un malinteso ch’essi di Lucia avevano creduto quella tale cosa. Questo tratto con cui ella lo escludeva dalla loro confidenza era di una freddezza voluta perché la Lanucci era abbastanza intelligente per comprendere che alle sue parole egli non poteva credere; non avevano dunque altro scopo che di ferirlo. Rimasto solo con Gustavo, a sua grande sorpresa trovò che anche costui credeva che la salvezza di Lucia fosse dovuta al suo contegno. Se ne vantava:
— Quanto non vale una parola messa ragionevolmente a tempo e luogo!
Fu per malizia che Alfonso lo lasciò per il momento in quell’opinione.
E neppure