Fiore di leggende. Anonymous
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12
Messer Galvano sí prese a parlare, e sí li disse molto umile e piano: —Ora m'intendi, pessima mortale— e l'elmo si cavòne con la mano, —vegno appellato da tutti 'l liale e avventuroso cavalier Galvano. Se da te scampo ch'io non sia morto, i' prenderò allegrezza e gran conforto.—
13
La serpe l'udía molto volentieri; di quella forma s'ha strafigurata: piú bella che una rosa di verzieri si fece una donzella dilicata; e disse:—Ora m'abbraccia, o cavalieri, ch'io sono la tu' amanza a sta fiata.— Puoseli 'l braccio al collo e l'ha abbracciato, dicendo:—Tu se' quel c'ho disiato.—
14
Messer Galvano allor ne fu gioioso, e di buon cuore abbracciò la donzella. Ed ella:—O cavaliero avventuroso piú che nullo che mai montasse in sella!— E lui li disse:—O bel viso amoroso, voi che parete in tutto un'angiolella, dite chi sète e di cui sète nata, voi che parete un'angiola informata.—
15
La donzella rispose umile e piana:
—Io tel dirò, da poi che 'l vuoi sapere.
Figliuola i' son della fata Morgana,
di quella donna che guarda l'avere.
Molto gran tempo i' son stata lontana,
e sí t'ho disiato pur vedere.
Pulzella Gaia m'appella la gente:
or di me prendi gioia allegramente.—
16
Messer Galvan non fece piú dimore, abbracciò la donzella, a quel ch'io sento, e della rama ben ricolse il fiore della donzella piena d'olimento. E disse:—Ogni bellezza, o dio d'amore, m'avete data qui a compimento!— E cosí stetton fin nona passata Galvano con la rosa imbalconata.
17
Messer Galvano allor s'arricordava della testa ch'avea messa al paraggio; forte cominciò a pianger, lagrimava, perduto ebbe 'l colore del visaggio. La damigella allora li parlava, dicendo:—Cavaliero pro' e saggio, la veritá mi di' senza tardanza: forse non t'è 'n piacer ch'io sia tu' amanza?—
18
Messer Galvano disse:—Anima mia, di te mi tegno ricco e piú pagato che se lo mondo avessi in mia balía e 'l paradiso poi mi fosse dato. Ma da te mi part'or con gran dolía, mai non credo vederti in nessun lato. A corte e' mi conviene andar morire, c'ho fatto un vanto, e nol posso fornire.—
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E la Pulzella disse:—O amor mio, to' questo anello e teco il porterai. Quante cose che son di sotto a Dio, se tu gliele addimandi, tu le avrai. E, quando mi vorrai al tuo desio, a questo anello m'addomanderai. Ma non manifestar la gioia avuta, ché l'anel la vertú avria perduta.—
20
Messer Galvano alla Pulzella giura di quella gioi' mai non manifestare, e infin la sera, appresso a notte scura, di lei e' non potevasi saziare. La serpe ritornò in sua figura; messer Galvano prese a cavalcare; e 'l primo don, che dimandò all'anello, si fu un destriero poderoso e bello.
21
E lo destrier li si fu appresentato; davanti gliel menava uno scudieri. Messer Galvano suso fu montato, e gioioso cavalca pel sentieri. Poi dimandò che presto li sia allato immantinente cento cavalieri, e dodici baron feriti a morte, che per prigioni andassono alla corte.
22
Poi dimandò una nuova cacciagione, che piedi di caval di drieto avesse, e quei davanti piedi di grifone, la coda d'uno pesce fatta avesse, e le ali con le penne di pavone, lo viso d'una femmina paresse, e un occhio avesse negro e l'altro bianco: sí nuova fiera non fu vista unquanco.
23
Li baroni sí giunsono alla corte e di messer Galvan fecion richiamo, che lui li avea feriti tutti a morte, —E noi per suo' prigioni ci rendiamo.— Poi con letizia giunse il baron forte, e i cavalier tutti incontra li andârno. Per vedere la caccia ch'ei menava molti baroni incontra si li andava.
24
Messer Galvan con cento cavalieri molto gioioso venía cavalcando; ciascuno aveva accanto 'l suo scudieri, con due poi drieto, in mezzo lor menando la nuova fiera sopra d'un destrieri: intorno tutti l'andavan guardando; giá non aspetta la madre la figlia per andar a veder tal meraviglia.
25
Piccoli e grandi, ognun sí l'inchinava; tutti dicevan:—Ben vegna 'l barone!— e quella nuova fiera, ch'ei menava, alla reina sí l'appresentòne. E la reina quella sí accettava, e in una zambra la messe al balcone; e tutti quei che quella sí vedeva molta gran meraviglia sen faceva.
26
Troiano avea paura di morire, e della corte tosto si partía. Messer Galvano si puose a dormire, e fu svegliato all'alba della dia. Ed all'anello tosto prese a dire: —Ora ti priego, non fare indugía! e tosto e di presente fa' che appaia nelle mie braccia la Pulzella Gaia.—
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Dappoi li fu in piacer ch'ella venisse, e la Pulzella fu nelle suo bracce; entrambi duo pareva che morisse; piú si distendon che non fanno l'acce. E la Pulzella a lui quivi sí disse: —Fa' che lo nostro amor non si discacce! non lo manifestare e non lo dire, se questa gioglia tu non vuoi fornire.—
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Messer Galvan rispose:—Non dottare! Or per la terra ogni dí egli armeggiava; tutta la gente fea meravigliare per la grande allegrezza ch'ei menava. E la reina lo fece chiamare, e in una zambra lei sí lo guidava. Di ricche gioglie li mostrò per certo: di sua persona li parlò scoverto.
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Messer Galvan non ne vòlse far niente della regina suo vil piacimento. E la regina fe' venir presente donne e donzelle, e fece un torniamento. Li cavalieri, armati immantinente, fûr sul palazzo senza restamento. —Ciascun si vanti—disse la reina, —ch'io vo' sapere chi ha gioia piú fina.
30
Tutte le donne e tutte le donzelle e i cavalier si presono a vantare ciascuno delle gioie le piú belle, e quelle poi li convenía provare. Messer Galvano stava in mezzo d'elle, e poi e' cominciò cosí a parlare: —Dappoi che ciascheduno s'è vantato, io sopra ciò non voglio aver parlato.—
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La regina chiamò messer Galvano, e li disse:—O malvagio iscognoscente, di questa corte tu se' 'l piú villano: tu non ti vanti di nulla al presente, ora ti dái un vanto piú sovrano di nullo cavaliero immantinente. Se tu se' cotal uom come ti fai, sovr'ogni cavalier ti vanterai.—
32
Allor messer Galvan disse:—Io mi vanto, e d'està cosa i' mostrerò certanza: io son avventuroso di cotanto piú d'ogni cavalier che porti lanza; e chi cercasse il mondo tutto quanto, non troveria una sí bella amanza come è la mia gentile