La Principessa. Jarro
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Jarro
La Principessa
Pubblicato da Good Press, 2020
EAN 4064066073053
Indice
PARTE PRIMA.
PARTE SECONDA.
ROMANZO
DI
JARRO (GIULIO PICCINI)
MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1894.
Tip. Fratelli Treves.
Al Comm. MATTEO SCHILIZZI
Questo romanzo fu pubblicato, per la prima volta, nelle appendici del suo diffusissimo giornale Il Corriere di Napoli. Ella stessa ebbe la bontà di scrivermi che il gran pubblico napoletano l'aveva accolto, capitolo per capitolo, con la più viva curiosità. Altri miei amici mi raccontarono del successo popolare che ebbe in Napoli questo lavoro. S'intitolava allora La Donna Nuda: ma, per varie ragioni, il titolo è stato oggi mutato.
Sono orgoglioso di scrivere in fronte al mio libro, come lietissimo auspicio, un nome illustre, caro all'universale, il nome di un gentiluomo, in cui sono pari la squisitezza dell'intelligenza e la grandezza dell'animo.
Accetti, nobilissimo amico, il tenue omaggio come espressione d'affetto, d'ammirazione, di simpatia vivissima.
Firenze, 30 giugno 1893.
JARRO.
LA PRINCIPESSA
PARTE PRIMA.
Veniamo ai fatti:
I.
Nel pomeriggio del 30 luglio 18…. un uomo correva trafelato verso il parco di Montrone, presso Napoli.
Aveva fiori e nastri rossi al cappello: i panni da festa: la faccia come infuocata.
—Domenico!… Domenico!…—Uomini, donne, ragazzi lo chiamavano, sghignazzando, facendosi beffe di lui, ma egli non si fermava.
—È tardi!… è tardi!…—aveva risposto due o tre volte a' più importuni.
E aveva continuato nella sua corsa.
Domenico era ben noto per diecine di miglia intorno a Napoli.
Avea servito molti signori, in un anno mutava cinque, sei padroni; era stato cocchiere, cuoco, valletto; aveva pur servito in conventi, in locande, in osterie, sempre cacciato per la sua intemperanza.
Ora egli era giardiniere del duca di Montrone.
Il duca, ufficiale nell'esercito austriaco, aveva testè preso parte a una delle guerre d'Oriente, ed era tornato la sera innanzi, dopo oltre un anno di assenza, con l'uniforme di generale.
Quel giorno i suoi amici, i suoi contadini, lo festeggiavano.
Il parco di Montrone era tutto imbandierato, vi erano stati eretti archi di fiori.
Domenico, a una cert'ora, contando che nessuno s'accorgesse della mancanza di lui, se ne era andato a mangiar e bere con alcuni compagni all'osteria del Falcone, tenuta dalla grossa Elisabetta, di cui egli spasimava.
E fra il bere, il corteggiare, il ridere, si era trattenuto più che non disegnava.
Ecco perchè correva a quel modo.
In fatti, già tutti si erano accorti della sua sparizione.
Egli