La Fidanzata Perfetta. A. C. Meyer

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La Fidanzata Perfetta - A. C. Meyer

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come faceva sempre. Bruno si avvicinò a Lurdinha, una donna di circa sessant’anni, che curava con mano ferrea l’agenda del presidente della società. Chinandosi, le diede un bacio sulla guancia paffuta; la donna rise e gli passò con affetto una mano sul viso.

      — Prendilo con calma, figliolo. È molto nervoso.

      — Non mi dire… — mormorò, incamminandosi verso la porta socchiusa.

      — Devi fare in modo che quel ragazzo si calmi. Trovagli una bella fidanzata... — disse la donna e Bruno rise.

      — Vediamo che cosa posso fare — le fece l’occhiolino, facendola sorridere ancora di più.

      Bruno attraversò l’ufficio, dirigendosi verso la sedia dall’altra parte della scrivania di Mauro. Mentre camminava, il suo sguardo percorse il pannello che copriva la parete laterale, sul quale vi erano fotografie di artisti, musicisti, personalità e sportivi. L’uomo era una leggenda vivente nell’ambiente artistico, poiché rappresentava i nomi più importanti sul mercato. Bruno non fece in tempo a sedersi che Mauro iniziò a parlare:

      — Lavoro in questo settore da molti anni, Bruno, e ho rappresentato ogni tipo di artista. Permaloso, esigente, noioso… ma è la prima volta che ho a che fare con uno che fa di tutto per buttare la propria carriera nel cesso.

      — È molto giovane, Mauro... — Bruno cercò di calmarlo.

      — Giovane? A ventiquattro anni? — Mauro si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro con impazienza. — È un bastardo. Un donnaiolo! È da tanto tempo che ti dico che deve controllarsi perché non è l’unica stella del paese. Tutti i giorni salta fuori un nome nuovo, un volto più bello, un nuovo talento.

      Appoggiò le sue mani sulla scrivania, inclinando il corpo in avanti.

      — Ci siamo occupati della carriera di Jonas da quando aveva diciannove anni. Ti ho assunto perché facevi parte del pacchetto e ti ho permesso di dedicarti esclusivamente a lui. Ma, anche se sei diventato uno dei migliori agenti della squadra, se Jonas va via, anche tu verrai licenziato.

      Bruno si alzò. Il battito del suo cuore era accelerato così come la sua testa. Quel momento era decisivo e aveva bisogno di usare tutti i suoi poteri di persuasione su Mauro, non solo per salvare la pelle al suo migliore amico, ma anche per tenersi il suo lavoro. Anche se sapeva che Jonas lo avrebbe seguito ovunque fosse andato, non sarebbe stato molto utile se la sua carriera fosse stata travolta dallo scandalo in cui si era cacciato. E, visto che non aveva altri clienti, difficilmente poteva interpretare Jerry Maguire, il ruolo di Tom Cruise nell’omonimo film, e convincere altri attori a unirsi a lui. L’unica cosa che gli restava da fare era adulare un po’ il capo e cercare di ribaltare la situazione.

      — Jonas è un bravo ragazzo, Mauro. È un grande attore e ha un talento difficile da trovare di questi tempi. Ma ha la testa debole quando si tratta di donne. Non rescindere il contratto. Sono sicuro di poter rimediare a tutto quello che è successo. — Inarcò il sopracciglio. — Sai che non ti ho mai deluso né ti ho mai promesso qualcosa che non potevo mantenere.

      L’uomo sospirò, chiudendo il bottone della sua giacca.

      — Hai tre mesi di tempo per sistemare tutto. Tre. Mesi. Non un giorno di più. Hai capito, Bruno?

      Lui annuì con il cuore che batteva a mille.

      — Puoi stare tranquillo — rispose il giovane e uscì rapidamente dall’ufficio prima che il capo potesse cambiare idea.

      Non sapeva quale tipo di miracolo ci sarebbe voluto per trattenere Jonas, però doveva farcela. O lui e Jonas sarebbero andati a far parte delle migliaia di disoccupati del Paese.

      Due

      Bruno entrò nel ristorante italiano a mezzogiorno e mezzo in punto. Si tolse gli occhiali da sole mentre veniva salutato dall’addetta alla sala e fu condotto al tavolo dove era solito sedersi, in fondo al ristorante, quando ci andava con Jonas. Salutando i camerieri mentre attraversava il ristorante, salutò un famoso presentatore televisivo, seguendo il dolce ondeggiare dei fianchi della bella donna che lo accompagnava. Avvicinandosi al tavolo dove era seduto Jonas, notò che, come sempre, il suo amico era circondato da molte persone. Per lo più donne che desideravano un autografo, un selfie o anche l’opportunità di ricevere un invito o un appuntamento… o, chissà, di trascorrere una notte con la grande stella della televisione.

      L’agente osservò il suo cliente e amico, mentre si avvicinava: i capelli castani spettinati e troppo lunghi, la barba da radere, la maglietta nera, attillata sul suo corpo muscoloso, che lasciava intravedere il tatuaggio che copriva gran parte del bicipite e il suo sorriso, il suo marchio di fabbrica, urlavano a gran voce “Canaglia.”

      Cattivo. Malvagio.

      Con un sorriso che non arrivava ai suoi occhi, Bruno si avvicinò al tavolo, facendosi largo tra la folla.

      — Va bene. Grazie a tutti per l’affetto. Sono sicuro che non volete che il pranzo si raffreddi — disse, mentre le persone si allontanavano. E poi strizzò l’occhio a una delle giovani in piedi accanto a Jonas con la scollatura del vestito quasi fino al naso dell’attore.

      — Parleremo più tardi, angelo mio. — Sentì Jonas sussurrare alla bionda che fece qualche passo e appoggiò dolcemente le labbra su quelle dell’attore prima di andarsene.

      Bruno stava per sedersi quando sentì una voce sussurrare qualcosa.

      — Signore, posso fare una foto con lui? — domandò una bambina dai capelli rossi con le lentiggini sul naso, tenendo in mano un cellulare.

      Bruno sorrise alla piccola che non doveva avere più di otto anni.

      — Certo — rispose, incapace di dire di no a una bambina così carina.

      La piccola si avvicinò a Jonas, che la abbracciò e le baciò il viso.

      — Mia madre ha detto che non sarei dovuta venire qua, ma io sono la tua fan numero uno — disse la bambina, sbattendo i suoi grandi occhi verdi.

      — Veramente? Dì a tua madre che non mi dai fastidio e che potrai venire a parlare con me tutte le volte che vorrai.

      La piccola sorrise.

      — Mamma ha detto che sei un donnaiolo e che dovrei scegliere un altro attore come mio finto fidanzato, ma nessun altro è carino come te. — I due ragazzi aprirono la bocca increduli. Nel frattempo la bambina continuava a parlare. — Quando crescerò e avrò circa trent’anni, sarai il mio fidanzato? Mio padre ha detto che non posso avere un fidanzato fino a dopo i trent’anni.

      Jonas rise e Bruno sollevò il cellulare per scattare la foto mentre rispondeva alla bambina.

      — Quando avrai trent’anni, lui sarà vecchio e fuori di testa. Sono sicuro che per allora avrai trovato un fidanzato più bello di Jonas e della tua età.

      Bruno scattò la foto mentre la piccola rideva delle sue parole.

      — Sei una bambolina — le disse Jonas, facendole scorrere la punta del suo indice sul naso. Lei sorrise e lo ringraziò, prendendo il cellulare dalla mano di Bruno e tornando al tavolo da dove sua madre la stava osservando con attenzione.

      — Ci rendiamo conto che la reputazione di un uomo è veramente pessima quando ne parla

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