Il Guerriero Sfregiato. Brenda Trim

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Il Guerriero Sfregiato - Brenda Trim

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spesso gli capitava di dover informare le famiglie circa gli sviluppi delle indagini.

      “Non diremo niente fino a quando non avremo le risposte che ci servono. Non sappiamo nemmeno se sia saggio lasciarle interagire con le loro famiglie. La protezione del Reame è la priorità. L’ultima cosa che ci serve è che delle umane e delle Arpie si aggirino liberamente per la città in cerca di vendetta. Orlando, tu e Santiago procuratevi tutte le informazioni disponibili sulle loro famiglie. A proposito, dov’è Santiago?” Domandò Zander guardandosi attorno nella cucina affollata.

      Gerrick si chiedeva la stessa cosa. Il Guerriero era sempre meno presente ultimamente. Attribuì la sua assenza al fatto che il muta-forma sembrava inquieto nei tempi recenti, e forse aveva bisogno di un po’ di privacy per esprimere in sicurezza il proprio lupo.

      “Non lo so, se n’è andato senza dire una parola quando siamo risaliti dai sotterranei” rispose Orlando. Gerrick si accorse del modo in cui Hayden sembrava stizzito allo scambio, e si chiese se fosse tornata in atto la vecchia dinamica di potere. In passato Hayden aveva tentato di far uscire i suoi muta-forma dai Guerrieri Oscuri in quanto dimostravano lealtà a Zander piuttosto che al loro Omega.

      “Non ti preoccupare per lui, Zander. Dopo la battaglia il suo lupo aveva bisogno di uscire, quindi è andato a fare una corsa” commentò Hayden, confermando il sospetto di Gerrick. Sicuramente c’era di più dietro al comportamento dei muta-forma, qualcosa di cui Gerrick era all’oscuro, ma non voleva sprecare delle energie per comprenderlo. Lo faceva infuriare il fatto che la propria mente continuasse a tornare alla rossa nelle segrete che si sarebbe svegliata dall’incantesimo da un momento all’altro.

      CAPITOLO QUATTRO

      Shae si svegliò; era fiacca e la sua mente era come annebbiata. Era passato fin troppo tempo da quando i demoni l’avevano nutrita con il sangue, e ne avrebbe avuto bisogno in fretta. Le avevano negato il sostentamento al punto da farla diventare feroce, e quando le avevano fornito le vittime le aveva attaccate con voracità fino a prosciugarle. I demoni e i loro tirapiedi si erano goduti lo spettacolo.

      Non c’era nulla che potesse fare per modificare e controllare il proprio appetito. Tutte le volte in cui si tratteneva sentiva la spinta di Azazel nella propria testa che la sforzava a dare il peggio di sé. Prima del rapimento non avrebbe fatto del male a una mosca, mentre ora uccideva degli esseri umani innocenti.

      Quando si voltò si rese immediatamente conto che c’era qualcosa di diverso. Era bello non trovarsi a tremare dal freddo ed era fantastico essere vestita. Sotto di sé non aveva il pavimento di cemento, al contrario giaceva su un materasso morbido come una nuvola. Era forse la cosa più morbida su cui si fosse mai coricata. La Dea aveva finalmente ascoltato le sue preghiere e l’aveva mandata ad Annwyn?

      Quando aprì gli occhi vide un soffitto di pietra. Non era a Annwyn, ma nemmeno nella sua cella. Nell’aria non aleggiava la puzza di zolfo e di morte, né si odorava il marciume dei corpi in decomposizione. Si passò una mano tra i capelli, restando scioccata quando si rese conto che le dita scorrevano perfettamente nelle proprie ciocche setose.

      Si mise immediatamente a sedere e si toccò una spalla, rendendosi conto che non era più sporca. Non aveva idea di chi l’avesse lavata, e la metteva a disagio sapere che qualcuno l’avesse toccata in modo talmente intimo mentre era addormentata; era però troppo grata di essere pulita per arrabbiarsi. Si portò una ciocca di capelli al naso e inalò il profumo fresco di shampoo floreale che ricordava il suo preferito.

      Dea, si era persa il semplice lusso di farsi una doccia. I sette mesi precedenti di cattività e torture le avevano fatto dimenticare il piacere di qualcosa di talmente semplice come il lavarsi. Non era mai stata il tipo di donna a cui piacevano i caldi bagni lunghi, ma in quel momento si sarebbe immersa in una vasca per una settimana.

      Il bagno avrebbe dovuto aspettare, almeno fino a quando non avrebbe capito dove diavolo si trovava e chi avrebbe ucciso per aver osato imprigionarla ancora. Quando si guardò attorno nella cella vide un muro, quindi si alzò su gambe tremanti e attraversò la stanza. Il pavimento di pietra grigia era morbido e di gran lunga più pulito dell’inferno dove era stata confinata. Notò la presenza di una doccia e di un gabinetto così come di un lavabo fornito di sapone, dentifricio e spazzolino da denti. Si affrettò a spalmare il dentifricio sullo spazzolino prima di lavarsi i denti. Chiunque l’avesse lavata non si era preoccupato di pulirle i denti e i canini, e quanto era bello farlo. Un altro lusso che le era stato negato.

      Nello spazzolarsi i denti le tornarono in mente i ricordi di quando il Re e i suoi Guerrieri Oscuri avevano salvato lei e le altre. Le vennero le lacrime agli occhi quando le tornò in mente il combattimento che ne era conseguito; non era un sogno, era veramente libera dalle grinfie del demone. Aveva ormai perso le speranze di uscire viva da quella cella, e il sollievo di essersi liberata dei demoni era la sensazione più appagante che avesse mai provato.

      Le venne voglia di nascondersi la testa tra le mani quando si rese conto del motivo per cui si trovava ancora in una cella. Aveva attaccato la Principessa Breslin. Shae non sapeva che cosa le fosse preso; era esplosa quando avevano detto che le avrebbero rinchiuse ancora.

      La rabbia era ancora presente, ma era qualcosa che la accompagnava da mesi. Senza contare la vibrazione nelle vene che non cessava mai. Era come sentire delle unghie grattare una lavagna, e la faceva impazzire. Aveva fatto di tutto per cercare di porvi fine, ma non aveva trovato tregua dal tormento. Aveva persino cercato di raschiarsi le braccia per liberarsi dalla sensazione, ed era stata un’infinitesima parte di ciò che aveva dovuto subire.

      Si distrasse dai pensieri inquietanti, chiedendosi cosa fosse stato delle altre donne. Sputò il dentifricio e si sciacquò la bocca prima di affrettarsi alle sbarre dove attirò l’attenzione delle altre. Sentiva le ragazze dormire, e si rese conto che il Re aveva progettato bene le segrete, in quanto non riusciva a vedere nelle altre celle.

      L’avrebbe aiutata vedere le ragazze. In cattività aveva rifiutato qualsiasi forma di connessione con le altre, tutelandosi nel caso in cui fosse stata obbligata ad affrontarle. Chiaramente non aveva avuto successo, dato che in quel momento aveva bisogno più di ogni altra cosa di sapere che stessero bene. La sua priorità era stata proteggerle, e l’aveva fatto diverse volte sacrificandosi per risparmiare la tortura di un’altra donna.

      Ritentò quando non le rispose nessuno. “Cami, Crystal, ci siete?”

      Si udì il movimento delle lenzuola prima di un sospiro di sollievo. “Shae. Oh mio Dio” esordì Cami. “Credevo che quel tizio ti avesse uccisa”.

      Le tornò in mente il paio di occhi del colore del ghiaccio, che le fecero stringere lo stomaco. Gerrick. Il mago che aveva aiutato a soccorrerle. Lo stesso che le aveva scagliato contro un incantesimo quando aveva attaccato Breslin. Provò una scarica d’ira, nonostante dovesse ammettere quanto quell’uomo fosse sexy, e si rese conto che il suo corpo reagì in modo interessante quando ripensò al sentirlo addosso. “Ha usato la magia per farmi addormentare. Sto bene. Voi come state?”

      “Siamo tutte qui e ci hanno dato dei vestiti e da mangiare”. Alla parola ‘mangiare’ lo stomaco di Shae prese a brontolare. Non mangiava del cibo vero da più di sei mesi ed era malnutrita. “Siamo terrorizzate. Beh, almeno io lo sono, ma non ci hanno fatto del male. Credo che prima o poi torni qualcuno”. Shae notò l’incertezza nel tono di voce di Cami.

      “Zander è un bravo leader e non ci farà del male, a meno che non rappresentiamo un rischio per noi stesse o gli altri. Qui sarete al sicuro. E non preoccupatevi, Zander non ci farà restare qui per sempre, userà le risorse a disposizione per aiutarci”.

      “Ci

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