Sei personaggi in cerca d'autore. Luigi Pirandello
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La Figliastra, di diciotto anni, sarà spavalda, quasi impudente. Bellissima, vestirà a lutto anche lei, ma con vistosa eleganza. Mostrerà dispetto per l’aria timida, afflitta e quasi smarrita del fratellino, squallido Giovinetto di quattordici anni, vestito anch’egli di nero; e una vivace tenerezza, invece, per la sorellina, Bambina di circa quattro anni, vestita di bianco con una fascia di seta nera alla vita.
Il Figlio, di ventidue anni, alto, quasi irrigidito in un contenuto sdegno per il Padre e in un’accigliata indifferenza per la Madre, porterà un soprabito viola e una lunga fascia verde girata attorno al collo.
L’uscere (col berretto in mano) Scusi, signor Commendatore.
Il capocomico (di scatto, sgarbato) Che altro c’è?
L’uscere (timidamente) Ci sono qua certi signori, che chiedono di lei.
Il Capocomico e gli Attori si volteranno stupiti a guardare dal palcoscenico giù nella sala.
Il capocomico (di nuovo sulle furie) Ma io qua provo! E sapete bene che durante la prova non deve passar nessuno!
Rivolgendosi in fondo: Chi sono lor signori? Che cosa vogliono?
Il padre (facendosi avanti, seguito dagli altri, fino a una delle due scalette) Siamo qua in cerca d’un autore
Il capocomico (fra stordito e irato) D’un autore? Che autore?
Il padre D’uno qualunque, signore.
Il capocomico Ma qui non c’è nessun autore, perché non abbiamo in prova nessuna commedia nuova.
La Figliastra (con gaja vivacità, salendo di furia la scaletta). Tanto meglio, tanto meglio, allora, signore! Potremmo esser noi la loro commedia nuova.
Qualcuno degli attori (fra i vivaci commenti e le risate degli altri) Oh, senti, senti!
Il padre (seguendo sul palcoscenico la Figliastra). Già, ma se non c’è l’autore!
Al Capocomico: Tranne che non voglia esser lei…
La Madre, con la Bambina per mano, e il Giovinetto saliranno i primi scalini della scaletta e resteranno lì in attesa. Il Figlio resterà sotto, scontroso.
Il capocomico Lor signori vogliono scherzare?
Il padre No, che dice mai, signore! Le portiamo al contrario un dramma doloroso.
La figliastra E potremmo essere la sua fortuna!
Il capocomico Ma mi facciano il piacere d’andar via, che non abbiamo tempo da perdere coi pazzi!
Il padre (ferito e mellifluo) Oh, signore, lei sa bene che la vita è piena d’infinite assurdità, le quali sfacciatamente non han neppure bisogno di parer verosimili; perché sono vere.
Il capocomico Ma che diavolo dice?
Il padre Dico che può stimarsi realmente una pazzia, sissignore, sforzarsi di fare il contrario; cioè, di crearne di verosimili, perché pajano vere. Ma mi permetta di farle osservare che, se pazzia è, questa è pur l’unica ragione del loro mestiere.
Gli Attori si agiteranno, sdegnati.
Il capocomico (alzandosi e squadrandolo) Ah sì? Le sembra un mestiere da pazzi, il nostro?
Il padre Eh, far parer vero quello che non è; senza bisogno, signore: per giuoco… Non è loro ufficio dar vita sulla scena a personaggi fantasticati?
Il capocomico (subito facendosi voce dello sdegno crescente dei suoi Attori) Ma io la prego di credere che la professione del comico, caro signore, è una nobilissima professione! Se oggi come oggi i signori commediografi nuovi ci danno da rappresentare stolide commedie e fantocci invece di uomini, sappia che è nostro vanto aver dato vita – qua, su queste tavole – a opere immortali!
Gli Attori, soddisfatti, approveranno e applaudiranno il loro Capocomico.
Il padre (interrompendo e incalzando con foga). Ecco! benissimo! a esseri vivi, più vivi di quelli che respirano e vestono panni! Meno reali, forse; ma più veri! Siamo dello stessissimo parere!
Gli Attori si guardano tra loro, sbalorditi.
Il direttore Ma come! Se prima diceva…
Il padre No, scusi, per lei dicevo, signore, che ci ha gridato di non aver tempo da perdere coi pazzi, mentre nessuno meglio di lei può sapere che la natura si serve da strumento della fantasia umana per proseguire, più alta, la sua opera di creazione.
Il capocomico Sta bene, sta bene. Ma che cosa vuol concludere con questo?
Il padre Niente, signore. Dimostrarle che si nasce alla vita in tanti modi, in tante forme: albero o sasso, acqua o farfalla… o donna. E che si nasce anche personaggi!
Il capocomico (con finto ironico stupore) E lei, con codesti signori attorno, è nato personaggio?
Il padre Appunto, signore. E vivi, come ci vede.
Il Capocomico e gli Attori scoppieranno a ridere, come per una burla.
Il Padre (ferito) Mi dispiace che ridano così, perché portiamo in noi, ripeto, un dramma doloroso, come lor signori possono argomentare da questa donna velata di nero.
Così dicendo porgerà la mano alla Madre per aiutarla a salire gli ultimi scalini e, seguitando a tenerla per mano, la condurrà con una certa tragica solennità dall’altra parte del palcoscenico, che s’illuminerà subito di una fantastica luce.
La Bambina e il Giovinetto seguiranno la Madre; poi il Figlio, che si terrà discosto, in fondo; poi la Figliastra, che s’apparterà anche lei sul davanti, appoggiata all’arcoscenico. Gli Attori, prima stupefatti, poi ammirati di questa evoluzione, scoppieranno in applausi come per uno spettacolo che sia stato loro offerto.
Il capocomico (prima sbalordito, poi sdegnato) Ma via! Facciano silenzio!
Poi, rivolgendosi ai Personaggi: E loro si levino! Sgombrino di qua!
Al Direttore di scena: Perdio, faccia sgombrare!
Il direttore di scena (facendosi avanti, ma poi fermandosi, come trattenuto da uno strano sgomento) Via! Via!
Il padre (al Capocomico) Ma no, veda, noi…
Il capocomico (gridando) Insomma, noi qua dobbiamo lavorare!
Il primo attore Non è lecito farsi beffe così…
Il padre (risoluto, facendosi avanti) Io mi faccio maraviglia della loro incredulità!