Enrico IV. Luigi Pirandello
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D. Matilde No, no. A qual titolo avrei potuto regalarglielo? Io ero allora come Frida, e neppure fidanzata. Lo cedetti, tre o quattr’anni dopo la disgrazia: lo cedetti per le vive insistenze di sua madre. Accenna al Di Nolli.
Dottore Che era sorella di lui? Accenna verso gli usci a destra, alludendo a Enrico IV
Di Nolli Sì, dottore: ed è un debito – questa nostra venuta qua – verso mia madre, che m’ha lasciato da un mese. Invece di trovarmi qua, io e lei accenna a Frida dovremmo essere in viaggio…
Dottore E assorti in ben altre cure, capisco!
Di Nolli Mah! È morta con la ferma fede che fosse prossima la guarigione di questo suo fratello adorato.
Dottore E non mi può dire scusi, da quali segni lo arguisse?
Di Nolli Pare da un certo discorso strano che egli le fece, poco prima che la mamma morisse.
Dottore Un discorso? Ecco… ecco… sarebbe utilissimo, utilissimo conoscerlo, per bacco!
Di Nolli Ah, io non lo so! So che la mamma ritornò da quella sua ultima visita, angosciata; perché pare che egli sia stato di una tenerezza insolita, quasi presago della prossima fine di lei. Dal suo letto di morte, ella si fece promettere da me che non lo avrei mai trascurato; che lo avrei fatto vedete, visitare…
Dottore Ecco. Va bene. Vediamo, vediamo prima…Tante volte, le minime cause…Questo ritratto, dunque…
D. Matilde Oh Dio, non credo, dottore, che ci si debba dare una soverchia importanza. Ha fatto impressione a me, perché non lo rivedevo da tanti anni.
Dottore Prego, prego… abbia pazienza…
Di Nolli Ma sì! Sta lì da una quindicina d’anni…
D. Matilde Più! Più di diciotto, ormai!
Dottore Prego, scusino; se non sanno ancora che cosa io voglia domandare! Io faccio molto assegnamento, molto, su questi due ritratti, eseguiti, m’immagino, prima della famosa – e disgraziatissima – cavalcata; non è vero?
D. Matilde Eh, certo!
Dottore Quand’egli era dunque perfettamente in sensi, ecco – volevo dir questo! – Propose lui, a lei, di farselo eseguire?
D. Matilde Ma no, dottore! Ce lo facemmo eseguire tanti di quelli che prendemmo parte alla cavalcata. Così, per serbarne un ricordo.
Belcredi Me lo feci fare anch’io, il mio, di «Carlo d’Angiò »!
D. Matilde Appena furono pronti i costumi.
Belcredi Perché, vede? ci fu la proposta di raccoglierli tutti, per ricordo, come in una galleria, nel salone della villa dove si fece la cavalcata. Ma poi ciascuno volle tenersi il suo.
D. Matilde E questo mio, come le ho detto, io lo cedetti – senza poi tanto rincrescimento – perché sua madre… accenna di nuovo al Di Nolli.
Dottore Non sa se fu lui a richiederlo?
D. Matilde Ah, non so! Forse…O fu la sorella, per assecondare amorosamente…
Dottore Un’altra cosa, un’altra cosa! L’idea della cavalcata venne a lui?
Belcredi (subito). No no, venne a me! venne a me!
Dottore Prego…
D. Matilde Non gli dia retta. Venne al povero Belassi.
Belcredi Ma che Belassi!
D. Matilde (al Dottore). Il conte Belassi, che morì, poverino, due o tre mesi dopo.
Belcredi Ma se non c’era Belassi, quando…
Di Nolli (seccato dalla minaccia di una nuova discussione). Scusi, dottore, è proprio necessario stabilire a chi venne l’idea?
Dottore Eh sì, mi servirebbe…
Belcredi Ma se venne a me! Oh questa è bella! Non avrei mica da gloriarmene, dato l’effetto che poi ebbe, scusate! Fu, guardi, dottore – me ne ricordo benissimo – una sera sui primi di novembre, al Circolo. Sfogliavo una rivista illustrata, tedesca (guardavo soltanto le figure, s’intende, perché il tedesco io non lo so). In una c’era l’Imperatore, in non so quale città universitaria dov’era stato studente.
Dottore Bonn, Bonn.
Belcredi Bonn, va bene. Parato, a cavallo, in uno degli strani costumi tradizionali delle antichissime società studentesche della Germania; seguito da un corteo d’altri studenti nobili, anch’essi a cavallo e in costume. L’idea mi nacque da quella vignetta. Perché deve sapere che al Circolo si pensava di fare qualche grande mascherata per il prossimo carnevale. Proposi questa cavalcata storica: storica, per modo di dire: babelica. Ognuno di noi doveva scegliersi un personaggio da rappresentare, di questo o di quel secolo: re o imperatore, o principe, con la sua dama accanto, regina o imperatrice, a cavallo. Cavalli bardati, s’intende, secondo il costume dell’epoca. E la proposta fu accettata.
D. Matilde Io l’invito lo ebbi da Belassi.
Belcredi Appropriazione indebita, se vi disse che l’idea era sua. Non c’era neppure, vi dico, quella sera al Circolo, quando feci la proposta. Come non c’era del resto neanche lui! allude a Enrico IV.
Dottore E lui allora scelse il personaggio di Enrico IV!
D. Matilde Perché io – indotta nella scelta dal mio nome – così, senza pensarci più che tanto – dissi che volevo essere la Marchesa Matilde di Toscana.
Dottore Non… non capisco bene la relazione…
D. Matilde Eh, sa! Neanch’io da principio, quando mi sentii rispondere da lui, che sarebbe stato allora ai miei piedi, come a Canossa, Enrico IV. Sì, sapevo di Canossa; ma dico la verità, non mi ricordavo bene la storia; e mi fece anzi una curiosa impressione, ripassandomela per prepararmi a sostenere la mia parte, ritrovarmi fedelissima e zelantissima amica di Papa Gregorio VII, in feroce lotta contro l’impero di Germania. Compresi bene allora, perché, avendo io scelto di rappresentate il personaggio della sua implacabile nemica, egli mi volle essere accanto, in quella cavalcata, da Enrico IV.
Dottore Ah! Perché forse…?
Belcredi Dottore, Dio mio, perché lui le faceva allora una corte spietata, e lei indica la Marchesa naturalmente…
D. Matilde (punta, con fuoco). Naturalmente, appunto! naturalmente! E allora più che mai «naturalmente»!
Belcredi