Galatea. Barrili Anton Giulio
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La signorina…. di cui mi parli, fu un'apparizione momentanea, ed anche, se ti degnerai di rileggermi, capitata in mal punto a romper la quiete del mio rifugio nel verde. Sei tanto curioso di lei? Perchè non mi domandi ancora del cane? Quello, per esempio, è interessante davvero; e vive oramai con me. Il padrone, dopo un'assenza un po' lunga, l'ha castigato chiudendolo in casa. Quell'altro è scappato dalla finestra; ha fatto un'assenza anche più lunga, tanto lunga che non ha più voluto ritornare. Il contadino l'ha cercato da per tutto in paese; finalmente l'ha ritrovato da me. Ma la povera bestia, che ride così volentieri, s'è messa a guaire, anche prima di ricevere il più piccolo colpo. Ne ho fatta una delle mie; ho proposto al contadino di comperargli il suo cane. A quello non parve neppur vero di buscarsi venti lire per un povero cane da pastori, non più di primo pelo, e sviato oramai, che non gli avrebbe più fatto niente di buono. Buci, a farla grossa, non val dieci lire, come cane; come amico vale un Perù. È felicissimo del trapasso. Non mi lascia un minuto; dorme accanto al mio letto sopra una sedia che fa ballar tutta la notte, dandosi poco riguardosamente alle pulci; ringhia a tutti, per via; mangia quando gli fa comodo, e mi obbedisce quando gli piace; a fartela breve, aveva un padrone, lo ha lasciato, e si è procacciato un servitore.
Ti ho date così, e non brevemente, tutte le mie notizie. In ricambio, dovresti farmi un piacere; mandarmi tre libri, che ti sarà facile ritrovare da ogni libraio: un Teocrito, un Virgilio, un Orazio, per far certi confronti che mi son necessarii. Edizioni del Teubner, mi raccomando, che hanno le varianti di tutti i codici. Il Teocrito mi pare sia quello che porta le note del Fritzche. Dell'Orazio son sicuro che ha le note del Mueller, e del Virgilio son parimente sicuro che ha quelle del Kappes.
Son venuto qua senza libri, non contando l'Orazio del Murray, un gingillo, non un libro di studio, e non contando il mio Dante, il babbo di tutti, e non se l'abbia a male nessuno. C'è tutto in lui, come nella Bibbia; ed è sempre nuovo. Dio di misericordia, non si potrà dunque far meglio? Consoliamoci, per altro; l'insuperabile è nostro italiano, e quelli che di tanto in tanto gli voglion mettere a paro possono farlo colla voglia; non hanno descritto nè contenuto un mondo come il suo, così pieno, così vario, così mirabilmente fuso, del reale e dell'ideale; perciò non reggono alla prova, cadono irreparabilmente con quella moda medesima che li aveva fatti sorgere alla gloria degli altari.
Mi raccomando, adunque: Teocrito, Virgilio, Orazio, e del Teubner, per veder tutte le varianti in quei passi che mi preme di confrontare, e fors'anche mi verrà voglia di tradurre. Non ti puoi immaginare come giovi il tradurre, come rifaccia la mano. Ci andiamo sbrandellando, sfilacciando, sbriciolando, nella facilità della nostra lingua corrente, che porta a dir tutto, anche l'inutile; e Dante ci richiama alla sobrietà efficace. Ma Dante è l'esempio: occorre l'esercizio. Allora si traduce dal latino o dal greco, si combatte a corpo a corpo coll'idea e colla espressione che le è propria, si acquista precisione, si consegue agilità, si ottiene fermezza.
Vedi bene che non ho il capo alle donne. Che idee ti passano per la testa?
30 luglio 18…
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