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ed i banchi, erano fatti nello stesso modo di quella che conoscevamo molto bene. C'erano tre fila di banchi, con due posti in ogni banco e noi eravamo coppie, tutte fatte con una femmina ed un maschio, coppie decise dalla nostra, purtroppo ex maestra.

      Sui banchi, ognuno al suo posto, come sempre nel primo giorno di scuola, abbiamo trovato i nostri libri.

      C'erano soltanto i libri e niente altro, questa volta.

      Guardandoli senza toccarli, sono riuscito a capire che al meno due, dei sei che avevamo, non erano nuovi.

      Non brutti, ma non nuovi come gli altri ed era per la prima volta che succedeva.

      Erano molto più spessi di tutti quelli che avevamo avuto negli anni prima e già questo, mi faceva essere molto contento, molto soddisfatto. Per me, un libro più spesso voleva dire più cose nuove, interessanti da scoprire ed imparare.

      Diventare più ricco.

      Quando è scomparso il rumore dell'ultimo collega che si è seduto, la nostra dirigente, lasciando la cattedra si è avvicinata ai nostri banchi. Appoggiando in un modo molto deciso, abbastanza lontane una dall'altra, tutte due le mani sul mio banco, che era il primo nella fila centrale, ha cominciato a parlare.

      Subito, ci ha detto che è una professoressa di lettere ed aveva appena finito la facoltà.

      Noi eravamo i suoi primi allevi.

      Aveva la stessa età della nostra ex maestra.

      Mentre ci parlava di cose che più o meno conoscevo, essendo così vicina a me, ho approfittato e l’ho guardata molto bene e per tutto il tempo. Nello stesso momento, avevo già messo a duro lavoro il mio amico di vita.

      < Il Perché? >.

      Da vicino era molto più bella e forse anche più dolce della mia ex maestra e mi stavo già chiedendo:

      < Perché mi sembrava più fredda? >

      < Perché mi sembrava che assomigliava di più ad una di quelle persone che in TV parlavano del partito comunista e non alla mia ex maestra? >

      Non avendo risposte in quel momento, la guardavo soltanto, con tanta attenzione.

      Mi sembrava che capiva benissimo quello che stavo facendo, ma che mi lasciava fare tranquillamente e senza disturbarmi.

      La conferma, l’ho avuta, quando dicendoci: < Adesso vi devo dire una novità, perciò fatte tutti attenzione >, mi ha guardato in un modo molto intenso mentre parlava ancora.

      Un modo molto intenso, ma abbastanza amichevole.

      La novità era che da quell'anno in poi, non avremmo più avuto una nostra aula fissa per studiare, come negli anni passati, ma che ci saremmo spostati per ogni ora di studio nelle aule ed i laboratori della scuola.

      Li dove insegnavano i professori, ognuno nella sua aula.

      Mi è subito sembrata una cosa molto meno comoda, ma molto più interessante, perché ci dava la possibilità di esplorare bene tutta la scuola, di conoscere altre aule, i laboratori.

      Studiare meglio in ogni materia.

      Appena finito di spiegarci bene la novità, ci ha detto che, con l'aiuto del capo della classe, vuole cominciare da subito a conoscerci, perciò, voleva conoscere ed ascoltare il capo della classe.

      Quando mi sono alzato in piedi, ogni mio dubbio sul fatto che prima aveva capito di essere molto osservata, è stato disintegrato in mille pezzi, fatto volare via, perché facendo quasi un passo indietro, ma senza staccare le mani dal banco, con una voce ancora più amichevole di quella di prima ed allungando un po' l'ultima vocale, quasi sorridente, ha detto:

      < Allora sei tu il capooo... ! >

      Quel giorno, camminando insieme ai miei amici per tornare a casa dalla scuola, ero presente soltanto fisicamente.

      Mi tornavano sempre e giravano in continuazione nella mia mente, le parole della compagna dirigente, quando ci ha detto che sarà la nostra compagna professoressa di lettere e che come dirigente, ci saremmo visti per due volte in ogni settimana.

      Un’ora per organizzare bene le attività non legate allo studio della nostra classe ed un'altra ora, in un altro giorno, per “l'informazione politica”.

      Non conoscevo il significato per nessuna delle due, però, mi stavo rendendo conto sempre di più che era l'ultima cosa detta che mi rimbombava nelle orecchie. Lo faceva con così tanta forza, da diventare fastidiosa, da togliermi quasi la tranquillità.

      Poi, all'improvviso, ho avuto come una specie di grande esplosione solare dentro me perché, dal nulla è comparsa una grande luce, una grande gioia, soprattutto una grande soddisfazione.

      La serenità.

      Come se qualcuno avesse tolto il tappo dalla bottiglia di spumante che stava per scoppiare.

      Era festa.

      Il mio migliore amico di viaggio, “Il Perché?”, non mi ha dato tregua, finché non ha trovato la risposta a quelle mie domande.

      La bellissima sensazione che vivevo dentro me, era l'effetto della risposta che mi era arrivata dal nulla.

      Al meno così mi sembrava in quel momento, che quella risposta era arrivata dal nulla.

      Mi aveva urtato moltissimo la parola “politica”.

      Il problema, stava in quella parola. Una parola che conoscevo molto bene, l’avevo sentita tantissime altre volte. L'avevo sentita dal vivo pronunciata dai grandi, in televisione, in radio, ma non mi aveva mai toccato direttamente.

      Grazie al mio amico “Il Perché?”, avevo capito che non era la parola che mi aveva urtato, ma il fatto che per la prima volta, il suo significato, toccava in modo diretto me.

      Me e la mia vita.

      Non ero tranquillo, perché non riuscivo a comprendere a cosa poteva servire un'ora di quel tipo a noi, che eravamo ancora dei bambini.

      Non più molto piccoli, ma sempre bambini.

      Ãˆ stata per la prima volta nella mia vita in quale, ciò che mi dicevano i miei genitori e sentivo anche ad altri grandi vicino a me, non era la stessa cosa, con quello che sentivo a scuola.

      Loro mi dicevano sempre:

      < Sei un bambino ed i tuoi compiti sono: quello di studiare e farlo bene, quello di rispettare tutte le persone con quale entri in contatto e farlo bene, poi quello di giocare e farlo bene >.

      Invece, a scuola, per la prima volta avremmo fatto cose da grandi.

      Secondo me, troppo da grandi per noi bambini.

      Non riuscivo a vedere nessuna utilità di quella cosa per la mia vita in quel momento. Mi sembrava una perdita di tempo, una cosa di sicuro non interessante, Non bella da vivere.

      Non

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