Vivere La Vita. Lionel C

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Vivere La Vita - Lionel C

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stata l'ora di informazione politica.

      Anzi.

      Però ritornavo a casa tranquillo e soprattutto, ritornavo molto contento di aver capito ancora una volta, grazie al mio grande amico “Il Perché?”, quale era e dove stava il vero problema.

      La sensazione era molto bella, tutta da vivere, con tutto me stesso.

      Gustarmela in pieno, anche se in quel momento era soltanto una risposta ad una domanda ed una soluzione a quel problema non avevo ancora, ma ero sicuro che nel cammino della vita, la soluzione sarebbe arrivata.

      Al momento giusto.

      Appena entrato in casa, ho visto che il pranzo era già pronto ed i miei genitori stavano aspettando me, per mangiare.

      Quello era l'ultimo giorno in quale avrei pranzato tornando dalla scuola.

      Dal giorno dopo, avrei fatto pranzo prima di partire.

      L'aria era di festa ed i miei genitori non smettevano di farmi domande sulle novità di quel giorno, però, continuavano ad essere come li avevo già visti anche nelle settimane prima.

      Un po' diversi di come li conoscevo.

      Non erano più rigidi, non lo so se più freddi, ma di sicuro, a me non mi trattavano più nello stesso modo in qui lo hanno sempre fatto. Erano diversi ed i loro modi nei miei confronti, mi facevano sentire più grande.

      Stavamo tutti mangiando ed era tutto tranquillo. Mi sentivo molto sereno, libero, tranquillo come sempre e dopo un momento di silenzio, momento in quale volevo capire se avevano ancora domande da farmi, ho deciso di farne una io.

      Senza aspettare più, ho subito chiesto:

      <Perché dei bambini come noi, non più piccoli, ma sempre bambini, devono fare ogni settimana un'ora di informazione politica?>

      L'effetto della domanda, è stato così forte che mi ha quasi bloccato.

      Sono quasi saltati tutti e due sulla sedia nello stesso momento.

      Hanno smesso di mangiare come se il boccone prima avesse fatto loro del male, ad ognuno di loro.

      Si sono guardati in faccia quasi spaventati.

      Dopo pochi attimi, senza neanche guardarmi, mia papà mi ha detto scherzando, ma con la voce quasi strozzata, di continuare a mangiare perché in quel momento, era la cosa migliore da fare.

      Prima che il cibo diventava freddo.

      Avevo appena avuto la conferma che i miei sospetti delle settimane prima, erano giusti.

      Non erano diversi soltanto perché li vedevo io cosi, soltanto perché ero più grande, ma di sicuro c'era dell'altro. Non sapevo che cos'era, ma ero sicuro che c'era.

      Avevo appena avuto la conferma.

      Anche questa scoperta, l'ho fatta grazie al mio amico “Il Perché?” e dopo averlo ringraziato, ho deciso con ancora più convinzione, che sarebbe stato il mio migliore amico per tutta la vita. Appena chiedevo il suo aiuto, chiedendo < Perché questo? >, oppure < Perché quell'altro? >, non mi faceva mai aspettare tanto, prima di darmi una risposta, prima di farmi capire le cose.

      Era molto bello e li volevo tanto bene.

      Ero molto soddisfatto delle mie scoperte e stavo molto, molto bene.

      Come sempre, quando facevo dei viaggi all'interno di me stesso, per vedermi, conoscermi, capirmi, lasciavo fuori il mondo, tutto il mondo esterno. L’ho fatto anche in quei momenti, ma quasi sempre, mia madre mi ha ricordato che il mondo esterno esiste, chiedendomi se quel pomeriggio mi sentivo di fare insieme a lei, una cosa che non avevo mai fatto prima.

      Era una domanda, che non era proprio una domanda, perché sapeva benissimo che ogni volta quando si parlava di vivere e scoprire delle novità, andavo sempre e subito.

      Non chiedevo mai nulla, perché ero convinto che ogni novità, fa vivere un qualcosa di nuovo.

      Porta un qualcosa di buono ed importante per la vita.

      L'ha arricchisce.

      Nello stesso momento, però, avevo fatto un'altra scoperta, purtroppo non costruttiva fino in fondo.

      Avevo appena scoperto che il tempo per rimanere con me stesso, con me dentro me, lasciando fuori il mondo esterno, diventava sempre meno mentre crescevo. Non perché non lo volevo più, ma perché le persone intorno a me, mi cercavano, mi chiamavano sempre di più, per un motivo oppure per un altro, costringendomi quasi, a guardare, considerare e ritornare al mondo esterno.

      Dovevo imparare come e quando potevo ancora fare quella cosa che mii piaceva molto e mi faceva stare sempre molto bene.

      Stare con me stesso.

      Mi aiutava a capire e sapere di più.

      Conoscermi sempre meglio.

      Conoscere me stesso con i miei difetti da eliminare, con le mie mancanze da mettere apposto, con i miei limiti da superare e con i miei pregi da mettere a frutto.

      Per migliorare sempre me stesso.

      Con questo pensiero, dopo aver salutato mio papà, come sempre quando andava a lavorare, sono andato a mettere apposto i miei nuovi libri di scuola. Mettere ad ognuno di loro la copertina protettiva in plastica, così come avevo già fatto i gironi prima con tutti i quaderni. Sistemarli al loro posto, nel mio mobile per la scuola e quando tutto il lavoro era finito, mia madre mi ha chiesto se ero pronto per andare con lei.

      Appena usciti dal condominio, siamo andati nella direzione opposta della nostra collina.

      Dopo pochi attimi, abbiamo attraversato la via che passava all'altra estremità del nostro condominio. Molto più piccola del corso, ma molto trafficata, perché i mezzi industriali passavano tutti di li.

      Subito dopo, siamo entrati nel complesso commerciale appena oltre la via.

      Non era molto grande e serviva soltanto una parte del nostro quartiere, perché da l'altra parte, si trovava uno identico.

      Vendeva un po' di tutto in più reparti.

      Aveva il banco per i dolci, quello per la carne, i prodotti di carne e quelli del latte, panetteria e latte fresco. Uno spazio non piccolo, pieno di scaffali, dove ognuno prendeva da sé le conserve, scatolette di ogni tipo, pasta, sale zucchero ed altri prodotti confezionati. Nella stessa costruzione, ma molto più piccolo e passando da un altro ingresso, c'era il negozio di frutta e verdura.

      Ero già entrato tantissime volte.

      Quando mia madre mi mandava, oppure quando qualche vicino anziano mi chiedeva di andare a comprare il pane.

      Ogni volta quando sono andato, era quasi sempre vuoto. Ho visto dentro, al massimo quattro o cinque persone nello stesso momento. Le lavoratrici, ogni volta stavano dietro ai loro banchi, ognuna al suo posto. Quasi sempre, facevano niente e tutto succedeva in una specie di tranquillità che mi è

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