First Italian Readings. Various

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First Italian Readings - Various

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che tiravano su, fuori dell'acqua, il povero Marchese, il gatto avvicinandosi alla carrozza raccontò al Re che mentre il suo padrone si bagnava, i ladri erano venuti a portargli via i suoi vestiti, sebbene avesse gridato al ladro con tutta la forza dei polmoni. Il furbo trincato aveva nascosto i panni sotto un pietrone.

      Il Re diè ordine subito agli ufficiali della sua guardaroba di andare a prendere uno dei più sfarzosi vestiarj per il marchese di Carabà.

      Il Re gli usò mille carezze, e siccome l'abito che gli avevano portato in quel momento faceva spiccare i pregi della sua persona 19 (perchè era bello e benissimo fatto), la Principessa lo trovò simpatico e di suo genio: e bastarono poche occhiate del marchese di Carabà, molto rispettose ma abbastanza tenere, perchè ella ne rimanesse innamorata cotta.

      Volle il Re che salisse nella sua carrozza, e facesse la passeggiata con essi.

      Il gatto, contentissimo di vedere che il suo disegno cominciava a pigliar colore, s' avviò avanti; e avendo incontrato dei contadini, che segavano, disse loro:

      –Buona gente che segate il fieno, se non dite al Re che il prato segato da voi appartiene al marchese di Carabà, sarete tutti affettati fini fini20 come carne da far polpette.

      Il Re infatti domandò ai segatori di chi fosse21 il prato, che segavano.

      –È del marchese di Carabà,—dissero tutti a una voce perchè la minaccia del gatto li aveva impauriti.

      –Voi avete di bei possessi,—disse il Re al marchese di Carabà.

      –Lo vedete da voi, Sire, rispose il Marchese. Questa è una prateria, che non c'è anno, che non mi dia una raccolta abbondantissima.—

      Il bravo gatto, che faceva sempre da battistrada, incontrò dei mietitori, e disse loro:

      –Buona gente che segate il grano, se non direte che tutto questo grano appartiene al signor marchese di Carabà, sarete stritolati fini fini come carne da far polpette.—

      Il Re, che passò pochi minuti dopo, volle sapere a chi appartenesse tutto il grano che vedeva.

      –È del signor marchese di Carabà,—risposero i mietitori.

      E il Re se ne rallegrò col Marchese.

      Il gatto, che trottava sempre avanti la carrozza, ripeteva sempre le medesime cose a tutti quelli che incontrava lungo la strada; e il Re rimaneva meravigliato dei grandi possessi del signor marchese di Carabà.

      Finalmente il gatto arrivò a un bel castello, di cui era padrone un orco, il più ricco che si fosse mai veduto; perchè tutte le terre, che il Re aveva attraversate, dipendevano da questo castello.

      Il gatto s'ingegnò di sapere chi era quest'uomo, e che cosa sapesse fare: e domandò di potergli parlare, dicendo che gli sarebbe parso22 sconvenienza passare così accosto al suo castello senza rendergli omaggio e riverenza.

      L'orco l'accolse con tutta quella cortesia che può avere un orco; e gli offrì da riposarsi.

      –Mi hanno assicurato,—disse il gatto,—che voi avete la virtù di potervi cambiare in ogni specie d'animali; e che vi potete, per dirne una,23 trasformare in leone e in elefante.

      –Verissimo!—rispose l'orco bruscamente,—e per darvene una prova, mi vedrete diventare un leone.

      Il gatto fu così spaventato dal vedersi dinanzi agli occhi un leone,24 che s'arrampicò subito su per le grondaje, ma non senza fatica e pericolo, a cagione dei suoi stivali, che non erano buoni a nulla per camminar sulle grondaje de' tetti.

      Di lì a poco,25 quando il gatto si avvide che l'orco aveva ripresa la sua forma di prima, calò a basso e confessò di avere avuto una gran paura.

      –Mi hanno per di più assicurato,—disse il gatto,—ma questa mi par troppo grossa e non la posso bere, che voi avete anche la virtù di prendere la forma dei più piccoli animali; come sarebbe a dire,26 di cambiarvi, per esempio, in un topo o in una talpa: ma anche queste son cose, lasciate che ve lo ripeta, che mi paiono sogni dell'altro mondo!

      –Sogni?—disse l'orco.—Ora vi farò veder io!—

      E nel dir così, si cangiò in sorcio, e si messe a correre per la stanza.

      Ma il gatto, lesto come un baleno, gli s'avventò addosso e lo mangiò.

      Intanto il Re che, passando da quella parte, vide il bel castello dell'orco, volle entrarvi.

      Il gatto, che sentì il rumore della carrozza che passava sul ponte-levatojo del castello, corse incontro al Re e gli disse:

      –Vostra maestà sia la benvenuta27 in questo castello del signor marchese di Carabà.

      –Come! signor Marchese!—esclamò il Re.—Anche questo castello è vostro? Non c'è nulla di più bello di28 questo palazzo e delle fabbriche che lo circondano; visitiamolo nell'interno, se non vi scomoda.—

      Il Marchese dette la mano alla Principessa; e seguendo il Re, che era salito il primo, entrarono in una gran sala, dove trovarono imbandita una magnifica merenda, che l'orco aveva fatta preparare per certi suoi amici che dovevano29 venire a trovarlo, ma che non avevano ardito di entrar nel castello, perchè sapevano che c'era il Re.

      Il Re, contento da non potersi dire,30 delle belle doti del marchese di Carabà, al pari della sua figlia, che n'era pazza, e vedendo i grandi possessi che aveva, dopo aver vuotato quattro o cinque bicchieri, gli disse:

      –Signor Marchese! se volete diventare mio genero, non sta che a voi.—

      Il Marchese, con mille riverenze, gradì l'alto onore fattogli dal Re, e il giorno dopo sposò la Principessa.

      Il gatto diventò gran signore, e se seguitò a dar la caccia ai topi, lo fece unicamente per passatempo.

CHARLES PERRAULT.

      Voltato in italiano da C. Collodi.

      II.

      CENERENTOLA

      C'ERA una volta un gentiluomo, il quale aveva sposata in seconde nozze una donna così piena di albagia e d'arroganza, da non darsi l'eguale.

      Ella aveva due figlie dello stesso carattere del suo,31 e che la somigliavano come due gocce d'acqua.

      Anche il marito aveva una figlia, ma di una dolcezza e di una bontà, da non farsene un'idea; e in questo tirava dalla sua mamma, la quale era stata la più buona donna del mondo.

      Le nozze erano appena fatte, che la matrigna dette subito a divedere la sua cattiveria. Ella non poteva patire le buone qualità della giovinetta, perchè, a quel confronto, le sue figliuole diventavano più antipatiche che

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<p>19</p>

faceva spiccare… persona, set off his good looks.

<p>20</p>

fini fini, repetition for emphasis; occurs frequently in Italian in case of adjectives or adverbs.

<p>21</p>

fosse, subjunctive used in indirect question; in l. 2 of next page, used after a superlative.

<p>22</p>

sarebbe parso, it would have seemed; parere conjugated with essere.

<p>23</p>

per dirne una, for example.

<p>24</p>

dal vedersi… leone, at seeing a lion before his eyes.

<p>25</p>

Di lì a poco, After a little.

<p>26</p>

come sarebbe a dire, in other words.

<p>27</p>

Vostra maestà sia la benvenuta, Welcome to your majesty.

<p>28</p>

di, than.

<p>29</p>

dovevano; compare note 15.

<p>30</p>

da non potersi dire, beyond words.

<p>31</p>

del suo, as her own.