La Macchina Per Scrivere. Andrea Lepri

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La Macchina Per Scrivere - Andrea Lepri

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      INDICE DEI CAPITOLI

       CAPITOLO I

      FRANCO SUL TERRAZZO

       CAPITOLO II

      L’INCIDENTE AL LAVORO

       CAPITOLO III

      LA PRIMA PAGINA

       CAPITOLO IV

      LE ANALISI DI FRANCO

       CAPITOLO V

      UN BRUTTO RISVEGLIO

       CAPITOLO VI

      IL MICIO

       CAPITOLO VII

      LA TELEFONATA A SISSI

       CAPITOLO VIII

      LA RICERCA DELLA GUIDA SPIRITUALE

       CAPITOLO IX

      FRANCO E CHICA

       CAPITOLO X

      “NO, NON FARLO!”

       CAPITOLO XI

      LA MORTE DEL MICIO

       CAPITOLO XII

      I DUBBI DI FRANCO

       CAPITOLO XIII

      IL PRIMO TASSELLO

       CAPITOLO XIV

      IL SECONDO TASSELLO

       CAPITOLO XV

      IL TERZO TASSELLO

      FRANCO SUL TERRAZZO

      Franco stacca gli occhi dal foglio e alza distrattamente la testa, perplesso. Tende il braccio e allontana ancora di un poco la pagina che ha appena letto, per osservare meglio quel groviglio di segni d’inchiostro. È come se stesse cercando una visione tra tutte quelle virgole e punti, maiuscole e minuscole, caporali e virgolette. E poi parole, un fiume di parole. Leggere gli è sempre piaciuto, ma è sempre stato convinto che scrivere sia tutta un’altra cosa. Prende una pagina a caso e ricomincia a leggere.

      CAPITOLO XXII (LA STORIA DI WALTER)

      Malgrado il caldo umido e soffocante, Walter si avvicinò ancora un po’ al falò per tenere a debita distanza le zanzare, grandi come aeroplani. Per sopravvivere in quel posto dimenticato da Dio aveva dovuto imparare a convivere con animali ben più terrificanti e letali, i piranha come le sanguisughe e le Vedove Nere come i serpenti. Eppure continuava a nutrire un odio profondo per le zanzare, ed era certo che sarebbe stato così fino alla fine dei suoi giorni. Che strano, dopo tanto tempo trascorso qui, nel cuore della foresta tropicale, sono riuscito ad abituarmi a tutto meno che a questi inutili insetti. Madre Natura ha stabilito un ruolo e una funzione ben precisa per tutti gli altri esseri viventi, persino per i più ripugnanti e i più pericolosi. Per le zanzare, invece no! Loro si limitano a ronzarti nelle orecchie per toglierti la pace nelle ore del riposo e a succhiarti il sangue, magari all’occorrenza te lo infettano anche. Chissà che Dio non le abbia create tanto per fare un dispetto agli uomini, considerò, infatti queste avevano rappresentato l’unica realtà costantemente immutata durante la sua lunga permanenza in quel posto, gli avevano fatto sgradevolmente compagnia a ogni ora del giorno e della notte come la tortura cinese della goccia d’acqua. Chissà se mi mancheranno si chiese infine, poi tornò a riflettere sconsolato sull’assurdità della situazione in cui si trovava. Essere costretto a partire di soppiatto come un ladro, senza neanche aver capito bene il perché, proprio non gli andava giù! Sospirò sconfortato e si lasciò cullare dal cupo e familiare brontolio del fiume, che aveva da tempo fatto suo come l’odore intenso dell’humus. Dover abbandonare tutto in quel modo gli bruciava dentro, provava il dolore sordo di chi si sente sconfitto senza neanche aver lottato, senza nemmeno aver avuto modo di capire chi era l’avversario da combattere.

      Il falò stava ormai per spegnersi, ma Walter decise di attendere ancora un po’, cullandosi nella speranza che Sarah si facesse viva. Avrebbe tanto voluto che lei gli dicesse “vengo con te” o anche soltanto “mi dispiace”. Ma Sarah non venne. Lui ripensò ai suoi lunghi capelli neri e lisci, lucidi, ai suoi occhi scuri e profondi e al profumo della sua pelle, che gli ricordava quello del miele. Soltanto poche ore prima, forse perché avevano intuito che le cose stavano precipitando, avevano fatto l’amore per la prima volta. Stavano passeggiando lungo il fiume, nei pressi della piccola cascata, quando d’un tratto si erano messi a litigare furiosamente. Dopo alcuni istanti però si erano bloccati d’improvviso, così come avevano cominciato, per fissarsi astiosamente. Coi nervi logorati dalla tensione dei giorni passati si erano avvicinati lentamente l’uno all’altra, sfidandosi con lo sguardo, pronti a colpirsi senza pietà e a farsi del male con ogni mezzo possibile. Ma invece qualcosa di incomprensibile era scattato in loro, che si erano lasciati travolgere dall’istinto. Nessuno dei due l’aveva mai fatto in modo così selvaggio, si erano scambiati morsi e graffi ansimando, gridando e aggrappandosi alle pietre scivolose del fiume. Walter si era sentito come se ogni sua più piccola parte esplodesse in lei, con lei. Dopo erano rimasti a lungo avvinghiati sulla riva fangosa, in silenzio, con le unghie di lei ancora piantate nella schiena di lui.

      Per la prima volta da quando si erano incontrati, Walter l’aveva sentita veramente sua fino in fondo, ma quando era tornato al villaggio aveva trovato quei fogli sulla scrivania del suo ambulatorio. Era un invito ufficiale a comparire davanti al Tribunale della Capitale, per fare chiarezza sulla morte improvvisa e misteriosa di molti abitanti del villaggio dove prestava servizio da molti anni. Dopodiché, c’era scritto sui fogli, l’avrebbero trasferito in una non meglio precisata struttura ospedaliera situata in Europa. Ma per lui quella era soltanto carta straccia, sapeva di non potersi fidare della parola dei burocrati. Non era stupido, aveva capito subito di essere stato scelto come capro espiatorio e sapeva che in gioco c’era la sua stessa vita. I rappresentanti della polizia locale, grassi e sudaticci,

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