Non Andare Mai Dal Dentista Di Lunedì. Ana Escudero

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Non Andare Mai Dal Dentista Di Lunedì - Ana Escudero

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moglie darà una lavata di capo a tutti e due. – E l'Esattore girò il volante della macchina, pronto a introdursi nel traffico.

      Più si avvicinavano alla meta, più Peter si agitava, mentre Alexis si divertiva a guardare le macchine.

      – Senti, una domanda. Come ti chiami? Esattore? Zio? Quando ti nomina, mio papà dice "quello" o altre parole che la mamma dice che non devo ripetere a voce alta.

      – Ha, ha, ha – rise l'Esattore —. Mi puoi chiamare Esattore, come tutti.

      – Ok, zio Esattore.

      – Perché vai dal dentista, Alexis?

      – Mia mamma dice che è perché ho mangiato troppe caramelle. Dice anche che è colpa di papà.

      – Quanti anni hai?

      Alexis sollevò una mano e distese le cinque dita, poi sollevò l'altra mano e ne distese uno.

      – Sei. Ma hai ancora i denti da latte. Dai retta a tua madre, Alexis.

      – Non capisco, zio. Che vuoi dire con questo? Io obbedisco sempre alla mamma. È la mamma che comanda in casa.

      – A proposito, sei molto elegante vestito così – lo complimentò, poiché poteva vederlo in parte, dato che il bambino aveva la chiusura lampo della felpa aperta a causa del caldo che regnava nella macchina dell'Esattore.

      – Grazie. Sono Eridanus – disse senza sapere cosa stava dicendo, ma orgoglioso di ricordarsene.

      Peter non stava ad ascoltare, aveva la testa altrove, molto lontano da lì. Come sarebbe stato felice su una spiaggia della California!

      – È quell'edificio lì? – chiese l'Esattore senza ottenere risposta —. Peter, Peter, Peter!

      – Eh? Che succede?

      – Dov'eri? Ti sto chiedendo se è lì – disse indicando un immobile con su scritto Clinica Dentale.

      – Non lo so, non ho mai guardato fuori e non ho fatto caso alla strada che abbiamo fatto.

      – Non so perché sto a chiedere – disse a se stesso l'Esattore. Aguzzò la vista per leggere il numero.

      Scesero tutti dalla macchina, dato che era l'indirizzo giusto.

      – Puoi andare. Ciao, Esattore.

      – A presto, fratellino. – Qualche secondo dopo svoltò l'angolo con la sua macchina.

      Molto triste, Sultán vide la macchina allontanarsi e poi andò alla porta dell'edificio.

      Padre e figlio si diressero alla clinica dentale. Il padre, trascinando i piedi e il figlio, era allegro e saltellante.

      II – La clinica dentale

      La receptionist fece una faccia spaventata quando li vide entrare e prese velocemente il telefono.

      – Dottore, ho bisogno di lei qui fuori – disse la receptionist e allo stesso tempo infermiera della clinica dentale —. Non ci crederà quando lo vedrà.

      – Che succede, Xenia?

      – È arrivato il paziente delle nove con suo padre.

      Il dottore guardò sulla sua agenda chi era il paziente delle nove e anche lui si spaventò, ma finse di essere tranquillo.

      – Puoi farli passare, Xenia.

      – Tutti e due?

      – Sì, Xenia. – E poi aggiunse, sebbene più per se stesso —. Che sia quello che Dio vuole!

      – Buongiorno. Il dottore dice che può entrare.

      Peter guardò in direzione della porta con l'orrore negli occhi.

      – Andiamo, papà – disse Alexis tirandolo.

      Lui era un codardo? Poteva mostrarsi così davanti a suo figlio?

      Il dottore uscì per venire loro incontro e, prendendo per mano Alexis, disse:

      – Andiamo, giovanotto, vedrai che finiremo presto. – E rivolgendosi a Peter —. Entriamo?

      Peter tentennò, si sentiva male.

      Il dottore osservò che Peter stava diventando sempre più pallido. Temette che sarebbe svenuto o, peggio ancora, che avrebbe vomitato proprio lì.

      – Xenia, indica al signore dove sono i bagni.

      Ma Peter non fece niente. Iniziò a respirare come se gli mancasse l'aria, boccheggiando come un pesce fuor d'acqua.

      – Sto bene – disse Peter, sebbene fosse evidente che stava mentendo.

      – Si sieda un attimo – disse il dottore accompagnandolo a una sedia —. Ora respiri piano. Inspiri, espiri…

      Peter inspirò ed espirò come gli venne indicato dal dentista, di fronte allo sguardo attonito di Alexis, che, dopo aver riflettuto qualche secondo, si sedette al fianco di suo padre pronto a imitarlo.

      – Xenia, accompagna il bambino dentro e inizia a preparare le cose – disse il dottore —. Così, molto bene. Inspirare ed espirare.

      – Per quanto tempo? – chiese tra le inspirazioni.

      – Finché lo dico io. Se si sente già bene, si alzi ed entriamo. Presto verrà il prossimo paziente.

      La porta d'ingresso si aprì, facendo passare una signora di mezza età, che, guardando lì dove si trovavano il dottore e Peter, rimase in attesa.

      – Buongiorno, signora. Ora viene l'infermiera e le prende i dati.

      La signora, che aveva una guancia più gonfia dell'altra, annuì con un movimento della testa e rimase in attesa, mentre vedeva sparire dietro una porta il dottore e il suo accompagnatore.

      Alexis era comodamente seduto sulla sedia con il bavaglio e l'infermiera aveva appena finito di organizzare tutti gli strumenti.

      – Bene, Alexis, vediamo questa bocca. Hai qualche fastidio?

      – No.

      – Meglio. Ora apri la bocca e verificherò che sia tutto a posto.

      Alexis obbedì e il dentista verificò che andasse tutto bene.

      Il dentista iniziò a controllare la bocca di Alexis, cominciando dalla mascella inferiore e continuando con quella superiore fino a concludere l'ispezione visiva.

      – Ho visto qualcosa – disse tra i denti —. Sicuro che non fa male qui? – chiese mentre picchiettava uno dei denti inferiori.

      – A volte, ma a papà fa male. Si lamenta sempre.

      – Io? Io! Non sono un piagnucolone! – si lamentò Peter gridando.

      – Papà, non bisogna mentire.

      – Cosa? Sono un bugiardo? È quello che pensi di

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