Versi Per Bambini II. Juan Moisés De La Serna

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Versi Per Bambini II - Juan Moisés De La Serna

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una barca su di essa

      non era mai stata trovata prima.

      Cosa accadde alla barca?

      continuava a pensare

      all’improvviso udì qualcosa

      e rimase ad ascoltare.

      Sono due uomini, sorveglianti

      l’un l’altro dicendo:

      “Sicuramente è stata la tempesta

      da ieri sera la stava trascinando”.

      La tempesta? dice l’altro

      Come può essere?

      “Con un vento insidioso

      la barca mossa si sarebbe”.

      Il pensiero nella gabbianella

      per un po’ è rimasto

      e tornando alla nave

      seria la guardò.

      Sì, il vento soffia forte

      lo so molto bene

      ma la nave è così grande

      Come si poteva spostare?

      E così la gabbianella

      pensando lì stava

      intorno alla nave

      e questa non si muoveva.

      È bloccata sulle rocce

      e non si muove più

      mentre la chiglia è rotta

      non navigherà mai più.

      Sicuramente la tempesta

      la trascinò

      da un mare infuriato

      ed è per questo che si arenò.

      AMORE

      3. IL RICCIO E LA PERNICE

      Volando era arrivata

      stava per mangiare

      era molto affamata.

      quando qualcosa vide.

      La pernice guardò e guardò

      e a guardare continuò

      quello che cibo sembrava

      a dimenarsi cominciò.

      Un po’ si scansò

      ma a guardarlo, continuò

      quello, che cos’è quello?

      quello che sto vedendo ora.

      Che cosa sei? Chiese.

      e sorpresa rimase

      pensava di conoscere tutto

      tutto quello che sul campo c’era.

      L’altro aveva sentito

      rispose subito.

      “Un riccio, non vedi?”

      e non si mosse.

      “Vedendoti, ti vedo molto bene”

      la pernice rispose

      “Ma mai da queste parti

      ti incontrai prima”.

      “Forse perché qui non sei mai passata

      perché non mi sono mai mosso

      Qui ho la mia casetta

      ma non ho amici”.

      La pernice lo fissò e poi

      gli aghi vide

      e anche se non gli piaceva

      al riccio ha disse:

      “Se vuoi posso esserlo io

      ma non mi piaci affatto”.

      Cosa? chiese.

      perché nulla ne sapeva.

      “I tuoi aghi son pericolosi

      e potrei infilzarmi

      su un’ala o negli occhi

      e più volare non potrei”.

      “Andiamo, stai esagerando

      Come potrei pungerti?

      se nemmeno ti avvicini

      io lì non ci arrivo”.

      La pernice ci pensò un po’ su

      e a volare iniziò

      Dove vai? chiese l’altro

      che solo sarebbe rimasto.

      ““Forse un giorno tornerò

      quando ci avrò pensato

      perché non mi piacciono gli aghi

      e te li sei tolti”.

      E volò via

      più non tornò

      il riccio rimase

      triste in solitudine.

      Ma aveva capito

      le motivazioni che aveva

      con quegli aghi che ha

      sarebbe stata infilzata.

      AMORE

      4. IL SIGNOR POMPON

      Un’ape una mattina

      volando si avvicinava

      a qualcosa di strano che lì

      sul suolo stava.

      “Che cos’è?” sta dicendo

      quello non rispondeva

      l’ape a guardar continuava

      e un po’ si spaventava.

      Volando se ne andò

      ma improvvisamente si fermò

      su un ramo lì accanto

      e di nuovo lo guardò.

      Quello era ancora sul suolo

      e dato che è molto curiosa

      si avvicinò una volta ancora

      per vedere cos’era quella cosa.

      “Perché non vuoi parlare con me?”

      La piccola ape chiedeva

      quello era ancora silenzioso

      e nessuno le rispondeva.

      Improvvisamente una risata udì

      guardò con stupore

      per vedere chi rideva

      e un piccolo verme vide.

      “Con chi stai parlando?”

      il vermicello chiese

      “E tu, perché hai riso?”

      l’ape gli rispose.

      “Prima dimmelo tu”

      il verme dice

      “Beh”, dice l’ape

      ed in fretta lo dice.

      “Questo non vuole parlare con me”

      disse la piccola ape

      “E non gli ho fatto niente

      gli ho chiesto cosa stesse facendo.

      Il vermicello tra le risate

      all’ape ha raccontato

      che quello che lì c’era

      mai parlare lo aveva ascoltato.

      “Non credo che sappia parlare”

      il piccolo verme disse

      “Ma si chiama Pompon”

      questo è quel che so.

      “Pompon” ripeté l’ape

      il nome le piaceva

      “Signor Pompon”

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