La Lista Dei Profili Psicologici. Juan Moisés De La Serna

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La Lista Dei Profili Psicologici - Juan Moisés De La Serna

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lavoro. E lì le ho fatto la grande domanda, e siamo rimasti assieme da allora― raccontava il tassista mentre guardava con affetto la foto quasi sbiadita di sua moglie.

      – Ecco, farò delle domande, ma non questa― cercai di puntualizzare, anche se senza successo.

      –Siamo arrivati― dissse il tassista con un grande sorriso. ―Buona fortuna!

      –Sí, grazie― ho deciso di rispondere, per non dargli altri dettagli su quello strano pomeriggio in cui era venuta da me una donna con questa scatola che mi aveva portato a un’opera di balletto che non conoscevo.

      Non ero un grande appassionato di quest’arte, ma in certe occasioni soprattutto quando andavo ai congressi, venivano organizzati eventi culturali, degni di partecipazione per il grande sforzo che gli organizzatori avevano fatto.

      Mi trovai di fronte alla porta di un teatro, qualcosa che richiamò la mia attenzione, perchè non è il posto normale per un balletto. Al momento di entrare presentai il biglietto e il portiere mi disse:

      –Buona serata!, la aspettavamo con una certa preoccupazione.

      –Aspettavate me?― chiesi, stupito per quel saluto così strano.

      –Per favore, aspetti che avvisi gli altri.

      E detto questo aprì una porta interna e si mise a urlare:

      –E’ già qui!, tutti pronti.

      –A chi si riferisce il tutti?― chiesi, senza sapere bene perchè ci fosse tutto quel trambusto.

      –Prego!, Prego!― disse una signorina aprendo una porta laterale che ostacolava il passaggio accanto alla finestrina di accesso.

      –Grazie, ma non capisco a cosa devo tante attenzioni― dissi tra il sorpreso e il sopraffatto.

      –Mi segua!― disse quella donna mentre ci addentravamo in uno stretto passaggio che sbucò in una saletta.

      –Venga qui, per favore― disse un’altra persona da una poltrona.

      –Da che parte devo scendere?― chiesi, vedendo che mi trovavo nel mezzo di un piccolo palcoscenico, mentre quella donna se ne andava.

      –Alla sua destra ci sono tre scalini, non sono molto alti― rispose la persona che si alzava dalla poltrona.

      Una volta trovata la strada, dissi alla persona che mi aveva accolto a braccia aperte,

      –Qual è il mio posto?

      –Uno qualsiasi!― affermò con un grande sorriso.

      –Come dice?― chiesi, sorpreso.

      – Sì, il posto che vuole, ora devo andare― disse mentre saliva sul palcoscenico da dove io ero sceso, e spariva dallo stesso posto da dove era sparita la donna che mi aveva portato fin lì.

      –Signore e signori!, buona sera, prima di tutto vi ringrazio per la vostra presenza, spero che quest’opera sia di vostro interesse. E senza ulteriori indugi iniziamo― disse il bigliettaio che ora indossava una giacca verde e una calzamaglia dello stesso colore.

      Mi guardai attorno per vedere se c’erano altri spettatori in quella sala, ma non vidi nessuno. Questo mi sorpese perchè non capivo cosa stava succedendo. Ero sicuro di essere arrivato nel modo giusto, l’indirizzo e anche il bigliettaio, tutto era in ordine, tranne quello che era successo da quando ero entrato.

      Sul palcoscenico si presentavano contemporaneamente e in successione quelle tre persone che ballavano e cambiavano continuamente vestiti e intonazione.

      All’inizio mi ci volle un po’ a capire di quale spettacolo si trattasse, ma capii in fretta di trovarmi all’opera più rappresentata della storia. Un’opera descritta come la più drammatica e al tempo stesso complessa, piena di amore, odio, vendetta e desiderio. Ma che è nota per la celebre frase “Essere o non essere? Questo è il dilemma”.

      Amleto, una delle tragedie più conosciute di William Shakespeare ma adattata a un piccolo villaggio creato sul palcoscenico, invece di riflettere la nobiltà della Danimarca e dei suoi personaggi originali.

      La trama non era molto lontana dai drammi attuali, anche se i ballerini mantenevano gli abiti medievali e usavano anche il linguaggio duro e poco diretto dell’opera originale.

      Inoltre, siccome erano pochi gli attori-ballerini, rappresentavano vari personaggi, distinguendo un perionaggio e l’altro con i vestiti che usavano. Così, perchè fosse evidente il cambiamento, i due attori maschi facevano ruoli femminili, oltre che maschili.

      In appena mezz’ora era finito, ed io ero perprlesso. Non che ricordassi tutta la trama, ma sapevo che aveva tre o quattro atti, ognuno abbastanza lungo, ma quello fu come un ‘Amleto espresso’.

      Quando i tre ballerini rimasero in piedi in mezzo al palco con le braccia alzate dopo aver fatto un inchino piegandosi fino alle ginocchia, e si misero a guardarmi, non potei fare altro che applaudire.

      –Come le è sembrato?― chiese l’attore-ballerino che aveva fatto il bigliettaio.

      –Bello― dissi, cercando di riprendermi dalla sorpresa.

      –Davvero le è piacuto?― chiese l’attrice, nervosa.

      –Bene, in sostanza è corretto, ma mi è mancata la cosa più importante― dissi, poichè non volevo scoraggiarli.

      –La più importante?― chiese il terzo.

      –Sì, tutta l’introspezione dei personaggi, in particolare del principe Amleto. Mi è mancato un po’ di monologo.

      –Lo sapevo!― disse il primo attore.

      –Tranquillo!― disse il terzo.

      –Come crede che potremmo migliorarlo?― chiese la donna.

      –Non lo so, non è che sono un intenditore, nient’affatto.

      –Questo è quello che desideriamo, da qui l’invito ―spiegò la donna.

      –Non capisco!― dissi, confuso per quell’affermazione.

      –Abbiamo abbandonato un invito al parco in modo che chiunque volesse potesse assistere in forma anonima alla nostra ‘prima’ per conoscere di prima mano l’impressione che fa la nostra opera sullo spettatore ―affermò il primo attore.

      –Beh, forse non sono la persona imparziale che cercavate, sfaccio lo psichiatra e tendo ad analizzare alla luce della mia professione tutto quello che vedo e sento, è deformazione professionale!― dichiarai con una certa rassegnazione.

      –Allora! Le è piaciuto?― insistette la donna che indossava una calzamaglia e un tutù neri.

      –Sí, credo che sia interessante l’impostazione che gli avete dato, ma è diventato troppo breve, e mancano alcune scene importanti dell’opera.

      –Di questo si tratta― affermò in tono ribelle il terzo attore. ―Se vuole vedere un’opera classica ha sbagliato sala, amiamo rischiare, siamo innovatori, e non vogliamo ripetere le stesse cose degli altri.

      – A prescindere da questo, direi che un po’ più d’introspezione sarebbe un’ottima cosa perchè il pubblico rifletta

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