Natale Nell'Abbraccio Del Duca. Amanda Mariel
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Colpita all’ improvviso dalla veemenza delle sue parole sobbalzò sulla sedia, mentre le lacrime le colmavano gli occhi. Marina si sforzò di raddrizzare il capo. Non avrebbe pianto. Piangere avrebbe solo peggiorato le cose. Il padre detestava le donne in lacrime.
Sbatté le palpebre per ricacciare indietro le lacrime e raddrizzò le spalle. “Sono pronta ad assumermi la responsabilità delle mie azioni.”
“Bene,” urlò il Padre, mantenendo il tono aspro della sua voce . “Lascerete subito questa casa.”
Marina lottò contro l’impulso di distogliere lo sguardo dal pavimento ricco di tappeti. Un desiderio disperato di protestare la attanagliava, ma poi strinse le labbra per evitare di pronunciare anche solo una parola. Interiormente, voleva urlare contro di lui. Voleva battere i piedi a terra e lanciargli contro degli oggetti. Marina avrebbe voluto fargli del male ma per adesso lui lo stava facendo a lei. Questo avrebbe solo accresciuto la sua rabbia e peggiorare le conseguenze, così tenne a freno la lingua.
Il padre continuò: “Ho disposto che andiate a stare con vostra zia, mia sorella Teresa nel Northumberland. Lì partorirete da sola il vostro bastardo . In seguito, vi verrà tolto. Per sempre. “Parlò sputando veleno e scandendo ogni sua parola. “Voi, Marina,” – il suo sguardo s’intensificò – “non farete mai più ritorno nella società. E non metterete mai più piede in questa casa.”
Lei soffocò il nodo che le si formò in gola mentre desiderava piangere per non svenire. Intendeva privarla del suo bambino!. Strappare il figlio dalla propria madre! Marina sentì la testa girarle, la nausea si impadronì di lei e le procurò dei conati di vomito.
Ma il padre continuò a puntarle il dito addosso e a guardarla con occhi duri come pietra. “Per quanto mi riguarda, voi non esistete più.”
“Augustus,” disse la madre con il tono straziato dal dolore e dall’angoscia, “È nostra figlia.”
“Silenzio!” Il padre alzò la mano, con il palmo rivolto verso la madre. “Questa non è più mia figlia.”
Le parole trafissero il cuore di Marina, ma non fu questo a distruggerla… no, le lacrime che scorrevano sulle guance della Madre lo fecero. Marina avrebbe venduto l’ anima per cancellare il dolore che aveva causato a sua madre, l’unica persona che l’ avesse mai amata, e ora proprio lei le aveva spezzato il cuore.
“Mi capite, ragazza?” il Padre continuò a fissarla, gli occhi duri e furiosi.
Marina tentò di parlare ma non uscì alcun suono dalle sue labbra. Invece fece un piccolo cenno con la testa. Non c’era più niente che potesse fare. Aveva già fatto abbastanza.
Aveva distrutto il suo destino e ora doveva . accettarne le conseguenze. Non c’era nient’altro da dire..
“Molto bene.” Il padre appoggiò le mani sulla scrivania. “Voglio che siate fuori di qui entro un’ora. Preparate l valigie e poi raggiungete la carrozza che vi sta già aspettando.”
Fece un altro piccolo cenno, desiderando sprofondare nelle assi del pavimento e scomparire del tutto. Il padre aveva sempre avuto il potere di farla sentire inetta. Questa volta era addirittura peggio perché era riuscita ad attirare le ire del padre su di se.. Poteva a malapena biasimarlo in quanto qualsiasi padre nella sua posizione si sarebbe infuriato.
“E questo è tutto.” Il padre le indicò la porta dello studio. “Scomparite dalla mia vista.”
Marina lottò contro l’impulso di guardare la madre mentre si alzava e si avvicinava alla porta. Non sarebbe morta per la perdita del padre, come era accaduto anni prima, ma il pensiero di perdere la cara madre la stava letteralmente facendo a pezzi. Con mano tremante allungò il braccio verso la porta e la aprì.
La voce del padre la fermò prima che potesse sparire nel corridoio. “Intendiamoci, non porterete con voi nessun oggetto di valore, oltre ai vostri effetti personali. Gioielli e cose del genere rimangono di mia proprietà . Non vi sarà permessa neanche la compagnia di una cameriera.”
Le sue parole di saluto diedero un ultimo colpo alla sua compostezza. Marina permise alle lacrime di sgorgarle dagli occhi mentre barcollava nel corridoio con un disperato bisogno di fuggire da lì.
Non le importava dei gioielli e di tutto il resto. No, questo non aveva alcuna importanza. Le cose vere, concrete – amore, famiglia, amicizia – non potevano essere comprate col denaro. Tuttavia, questa ennesima durezza le confermò ancora una volta quanto al padre importasse poco di lei.
Marina entrò nella sua camera da letto e si buttò sul letto. A lungo permise alle sue emozioni di affluire con violenza. Calde lacrime le rigarono il viso e le sue spalle sussultarono mentre il suo corpo veniva scosso dai singhiozzi. Aveva scatenato l’ inferno, davvero. Ma lei non poteva fare nulla per cambiare le sue azioni passate o la testa di suo padre. Tutto quello che poteva fare era ricostruirsi un futuro.
Esausta, si asciugò la faccia con il dorso delle mani. Piangere non le avrebbe certo fatto bene. Doveva farsi coraggio e affrontare la sua nuova realtà. Sfruttare al meglio le circostanze e tenere d’occhio il futuro. Solo questo le avrebbe permesso di non soccombere..
Riprendendo il controllo, Marina andò verso il suo guardaroba. Scelse alcuni abiti e una camicia da notte, insieme a una vestaglia, poi li mise nella sua valigia. La sua determinazione aumentava ad ogni oggetto che infilava nella borsa da viaggio, e quando alla fine ebbe terminato decise di affrontare il suo destino a testa alta.
Al diavolo il padre!
Poteva rinnegarla. Poteva mandarla via. Poteva bandirla dalla sua casa e dalla società – ma non poteva distruggerla. Non poteva prendersi suo figlio e il suo futuro. In qualche modo avrebbe trovato un modo per salvarli entrambi. Un sorriso le increspò le labbra quando si rese conto che avrebbe potuto magari crescere il suo bambino, e ancor più, ottenere quello che desiderava.
Marina appoggiò la mano sulla sua pancia gonfia e guardò in basso dove il suo bambino le riempiva l’ addome. “Andrà tutto bene, piccolino.”
La porta cigolò e Marina si mise sulla difensiva mentre la madre entrava nella stanza. La mamma abbracciò Marina con calore. “Sono terribilmente addolorata.”
“Non avete nulla di cui rimproverarvi,” disse Marina, poi sprofondò nel calore della madre, nutrendosi dell’affetto che lei le offriva. L’unico vero amore che avesse mai provato proveniva dalla mamma, e di questo le sarebbe sempre stata grata.
“Mi dispiace per il dolore che vi ho causato.” Marina si irrigidì leggermente, aspirando il profumo di lavanda della madre mentre l’abbracciava. Come desiderava poter consolare sua madre, alleviare il dolore che le aveva causato. Purtroppo, un abbraccio non avrebbe mai potuto cancellare la ferita che Marina aveva causato, e non solo a sua madre,
Marina si staccò dalla madre e la guardò, sperando che la mamma potesse intuire l’amore e la gratitudine che irradiavano dalla sua anima. “Devo andare,” la voce di Marina si incrinò tradendo le sue forti emozioni
Una lacrima scivolò dagli occhi della madre mentre con il dorso della mano accarezzava la guancia di Marina. “Cambierà idea, tesoro. Dategli un po’ di tempo e lo farà. Lui non vi caccerà davvero. Non per sempre.”
Marina non osava dare credito alle parole della madre perché sapeva che il padre non le avrebbe mai permesso di tornare. Ma si impose di non sconvolgere ancora di più la madre esponendo il