Le Immortalità. Guido Pagliarino
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Come prescritto dalla legge, il giudice aveva letto con voce tagliente: "Imputato Roberto Ferrari, la giudichiamo... colpevole! e la condanniamo a trent'anni di lavori forzati nelle miniere di metano solido su Titano. La seduta è tolta."
Il condannato s'era accasciato sulla sedia, la testa fra le mani, affranto.
Il magistrato allora, invece di uscire l’aveva mirato a lungo; poi, con voce addolcita, gli aveva voluto dire, a titolo personale: "Ho una figlia che ama come lei la sapienza ed è ormai prossima alla sua terza laurea. Ho dunque ben compreso i suoi sentimenti, dottor Ferrari; ma per un attentato a uno di noi non sono previste attenuanti. La legge è legge e un giudice non può disattenderla. Un giorno...": qui s’era trattenuto, ma avrebbe voluto aggiungere: "...forse, noi magistrati riusciremo a ripulire legalmente i pianeti da quei politici ladri, spocchiosi e guerrafondai che fanno leggi soltanto a loro tornaconto e protezione e rubano alla gente onesta inducendola all'anarchia; ma per ora siamo ancora troppo disuniti."
Il condannato aveva alzato finalmente il capo e aveva guardato il giudice Virih Tril: forse si trattava soltanto di un effetto ottico; eppure, gli era parso proprio che in uno dei quattro occhi di quel probo magistrato extraterrestre brillasse una lacrima e che entrambe le sue bocche tremassero un poco.
La Terra era scaduta a colonia del popolo imperialista del pianeta Larku, situato nella galassia d’Andromeda a 2,538 milioni d’anni luce dalla Terra: alieni con quattr'occhi, di cui due normalmente aperti solo al buio, sensibili agli infrarossi, una coppia di bocche, ma quella superiore solo apparente, con esclusiva funzione di naso; per il resto, simili agli esseri umani.
Tutta colpa, e vergogna, del professor Otto Bauer dell'Università di Berlino! Quell'incosciente, dopo la scoperta dei raggi ultrafotonici da parte del Gruppo post-einsteniano dell'Università di Torino, ne aveva spediti a raggiera nello spazio a velocità superluce, per contattare altre possibili specie intelligenti; e ai bellicosi larkuani, raccolti quei messaggi, non era parso vero d'aver rinvenuto, senza sforzo, un nuovo mondo abitabile da assoggettare: dopo un paio d'anni, tempo terrestre, erano apparsi in forze nel Sistema Solare con le loro astronavi superfotoniche.
Si raccontava che, nel frattempo, lo scienziato avesse atteso invano risposte da civiltà aliene e che alla fine se ne fosse lamentato di continuo con la sua assistente, lanciando sempre più spesso al cielo una sua usuale invettiva: “Maledizione”! Sino a che, un giorno, la risposta gli era giunta, ma nella forma d’un raggio nemico che l'aveva sublimato insieme a tutto il suo laboratorio, per cui neppure aveva fatto in tempo ad accorgersi del proprio successo. Per gli sconfitti terrestri era stata un ben misera consolazione ch'egli fosse stato punito dalle stesse creature che, proprio lui, aveva indirizzato alla Terra.
Contro il pianeta Larku non avrebbe potuto esserci che sconfitta: non solo quel popolo aveva attaccato di sorpresa, ma disponendo d’una tecnologia ben superiore. Solo su di un punto i larkuani erano un poco inferiori: i terrestri avevano da tempo gli umanoidi cyborg, gli alieni solamente i robot, brutti e goffi; tuttavia, anche i loro automi erano efficienti. Si mormorava che si fossero astenuti dalla costruzione di cyborg per ragioni religiose. Peraltro possedevano vantaggiosamente armi e computer assai più sofisticati e soprattutto, mentre i larkuani viaggiavano fra le galassie, i terrestri s’erano espansi appena per il Sistema Solare con lentissime navi a fotoni, velocità massima tre quarti circa della luce: c’era stata una sola puntata, con equipaggio cyborg, verso l'unico pianeta del sole Proxima Centauri, spedizione passiva perché quel mondo era una stella mancata, simile al nostro Giove, ma senza corpi celesti in orbita, e s'era rivelato non solo inabitabile ma, a differenza di Marte e di alcuni satelliti dello stesso Giove e di Saturno, del tutto irriducibile a pianeta ospitale: era stato un inutile viaggio a velocità subluce durato una ventina d'anni fra andata, esplorazione e ritorno.
Dopo la scoperta della forza ultrafotonica, non s'era fatto in tempo a progettare mezzi superluce; solo a lanciare i dannati segnali. Era stato dunque impossibile per le astronavi-tartaruga terrestri opporsi ai saettanti mezzi alieni. Quei briganti di Larku avevano colpito dappertutto, sulla Terra, su Marte e sui satelliti, fino alla vittoria. L’attacco era durato solo poche ore. I nemici avevano combattuto di persona, usando i robot solo per funzioni secondarie, mentre le forze armate terrestri avevano lanciato a difesa cyborg militari senza che l'esercito di umani s’esponesse sulla linea del fuoco: i cyborg erano stati immediatamente sublimati dal nemico insieme ai mezzi volanti da guerra che conducevano; e l'umanità si sarebbe per sempre chiesta: Se invece di delegare quegli umanoidi elettronici dalla scarsa elasticità mentale noi stessi avessimo combattuto, avremmo perso lo stesso? Certamente sì, era stata ogni volta la conclusione, ma, almeno, non ci sarebbero stati né vergogna né rimpianto.
La resa era stata senza condizioni. I larkuani avevano posto immediatamente i loro tirannici governatorati sulla Terra e sugli altri pianeti e satelliti dell'uomo.
Popolo misteriosissimo, non s’era riusciti a sapere quasi nulla della sua storia. Gli occupanti sorvegliavano ogni mezzo di comunicazione terrestre, vietando le trasmissioni in diretta e controllando ed eventualmente censurando notizie prima d’avviarle al pubblico; quindi si conosceva soltanto quanto i larkuani non intendevano celare o che addirittura volevano diffondere, notizie quest’ultime che le centrali operative aliene trasmettevano olograficamente alle reti di gestione delle televisioni, dei computer e dei minitelefoni proiettivi dei terrestri; ad esempio, le riprese di scritte antilarkuane sui muri, ma con l'ammonizione che i colpevoli sarebbero stati rintracciati e atrocemente puniti. S’era saputo sugl’invasori, fra poche altre cose, ch’essi avevano un'unica religione, che chiamavano il Credo Misteriosofico; ed era noto, in quanto sovente gli extraterrestri la invocavano anche in pubblico, ch'essi adoravano un’entità chiamata Sommo sul Cosmo. Si sussurrava inoltre che il popolo del pianeta Larku considerasse sé stesso come eletto e che, per quanto riguardava gli assoggettati, ritenesse intelligenti, non eletti ma eleggibili per merito, alcuni di loro, di cui s’avvalevano per incarichi secondari: lo stravagante criterio di selezione era basato non soltanto sulle facoltà intellettive della persona esaminata, ma in primo luogo sull’immediata sua sottomissione ai colonizzatori. La maggioranza dei terrestri era stata ritenuta un insieme bruto d'individui senz'anima. Si trattava, insomma, d'una filosofia spirituale iniziatica simile all'antico Gnosticismo dei terrestri; anzi, per meglio dire, a quella sua importante variante alessandrina espressa dal teosofo Valentino, secondo cui gli esseri umani non erano tutti inclusi in due sole classi come pensavano gli altri gnostici, quella cioè dei mortali materiali, senza spirito e perciò senza risurrezione alla vita eterna, e la classe degli spirituali, ammessi alla gioia piena dell'eternità nel Regno trascendente, accerchiante Dio e da lui emanato, detto il Pleroma: per i valentiniani esisteva pure la categoria degli psichici, individui intelligenti che, se si elevavano in vita con la meditazione e varie pratiche, potevano, quanto meno, salire dopo la morte a una vita eterna in un'apposita zona celeste serena posta ai confini del Pleroma. I larkuani non avevano eretto alcun luogo di culto sui pianeti ch’erano stati dell’uomo. Si bisbigliava, ma non se ne aveva alcuna prova, che avessero i loro templi nelle astronavi in orbita. A turno, una volta ogni trenta rotazioni della Terra, pari a circa trentatré giorni larkuani, vi salivano coi loro teletrasporti, assai più potenti e sofisticati di quelli terrestri perché potevano condurre anche molti larkuani assieme, riorganizzandoli perfettamente all'arrivo senz'alcuna commistione di atomi d’individui diversi. In quelle occasioni, essi indossavano vistosi paramenti sacri. Gl’invasi avevano inoltre constatato, dapprima sulla loro stessa pelle prima di rendersi accorti, che, come fra gli esseri umani, pure tra gli invasori si trovavano i “cattivi”, come li definivano i terrestri, egoisti e prepotenti, e i “buoni”, di solito altruisti e abbastanza pietosi anche verso il genere umano. Dopo qualche settimana era stato risaputo dappertutto che i dirigenti politici e militari larkuani erano senz'altro tutti fra i cattivi; anzi, fra gli spietati: questa notizia era stata diffusa molte volte da tutti i media, verosimilmente