Come Baciare Una Debuttante. Dawn Brower

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Come Baciare Una Debuttante - Dawn Brower

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un modo per stupirli tutti.

      “Riuscirò a convincervi, madre. Per ora, vi ringrazio per non avermi ostacolata.”

      “Non ne ho bisogno – rispose, dura, la donna – Avete troppe cose da fare e tante responsabilità. C’è il matrimonio, e poi siamo a Natale. Non vi resterà molto tempo per tenere fede al vostro impegno…e fallirete.”

      Come al solito, aveva ragione. Il tempo era troppo poco. Ma Aletha era più dura di sua madre: era convinta che sarebbe riuscita a occuparsi di tutto. Certo, non aveva ancora finito le tradizionali compere Natalizie, ma l’Inghilterra era piena di bei negozi!

      Finì il suo the e ripose la tazza sul vassoio. “Perdonate, madre, ma ho delle cose da fare prima della partenza.”

      Le era venuta un’idea, in merito al matrimonio, ma non era sicura di poterla realizzare. La fabbrica avrebbe dovuto accelerare il ritmo di produzione, per accontentarla. Però, se fosse riuscita a mettere in atto la sorpresa che aveva in mente, sarebbe stata davvero un evento. Qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato…

      Capitolo Secondo

       Una settimana dopo

      Il sole brillava alto nel cielo, ma l’aria era fredda e umida. Aletha rabbrividì, mentre un vento freddo le soffiava addosso. Camminò lungo tutta la passerella per scendere dalla nave. La traversata dell’Atlantico era stata più lunga del previsto, a causa di una brutta tempesta. Per alcuni, terribili momenti, Aletha aveva addirittura temuto di non arrivare mai in Inghilterra! Dopo il naufragio del Titanic, aveva perso la sua incrollabile fiducia nei viaggi per mare.

      La nave a vapore aveva fatto scalo nel porto di Bristol. La sua famiglia l’avrebbe preceduta a Londra col treno, per fare un po’ di shopping. Lei invece aveva programmato di recarsi in alcune potenziali sedi per la succursale Inglese della Candy Carter Company. Aveva quindi telegrafato per procurarsi un’automobile, già quando si trovava ancora sulla nave. Essere ricchi era certo una gran bella cosa! Di sicuro i soldi spianano la strada e sono di grande aiuto in queste cose.

      “Caricate i bauli nel cofano della macchina, prego – disse ad cameriera – il resto del mio bagaglio sarà spedito domani in treno insieme alla mia famiglia.”

      Indossò i guanti. Per fortuna, aveva preso lezioni di guida, e sarebbe stata completamente autonoma negli spostamenti. Sua madre era addirittura inorridita, quando aveva saputo che Aletha sapeva guidare l’automobile! Comunque, avrebbe sbrigato presto i suoi affari e a sera si sarebbe recata in hotel per il meritato riposo. Poi l’indomani avrebbe preso il treno per Londra. Il matrimonio era a breve, e quindi non sarebbe potuta rimanere oltre a Bristol.

      Salì in macchina e avviò il motore. Per fortuna la macchina si avviò al primo colpo di gas, e quindi Aletha potè rapidamente lasciare il porto. Le indicazioni che aveva ricevuto via telegrafo erano molto dettagliate, ma non conosceva la città e si augurò di non perdersi. Le sarebbe seccato molto arrivare tardi ad un appuntamento.

      Circa quindici minuti dopo, parcheggiò la vettura nei pressi di una fabbrica abbandonata . Scese e fece un giro di ricognizione intorno all’edificio: si trattava di una vecchia costruzione, lasciata in disuso per via della guerra già nel 1914. Avrebbe dovuto darci un’occhiata anche dentro, ma esternamente sembrava in ottime condizioni. Ci sarebbe voluto una sistematina al tetto e gli infissi andavano tutti cambiati, ma tutto sommato stava bene.

      “La signorina Dewitt?’” esclamò una voce maschile alle sue spalle.

      Si voltò e vide un uomo. Aveva i capelli castani e gli occhi vacui, quasi senza espressione. Non era una di quelle persone che ti fanno impressione al primo sguardo; anzi, se non fosse stato per quell’appuntamento, probabilmente non lo avrebbe mai neanche notato. A questo pensiero, Aletha ebbe un moto di disappunto: si rese conto che difficilmente le capitava di notare qualcuno, se non ne era proprio costretta.

      “Il Signor Baldwin?” chiese.

      “Sì. Piacere. – esclamò l’uomo, con voce piatta – Mi dispiace avervi fatto aspettare, ma ho trovato la strada bloccata e mi ci è voluto più tempo del previsto. Desiderate dare un’occhiata all’interno dell’edificio?”

      “Sì, grazie.” rispose lei. Per giudicarlo al meglio era necessario. Aletha non era una di quelle donne che si fermano all’apparenza.

      “Seguitemi, prego.” esclamò l’uomo. Si diresse verso una delle porte d’ingresso e tirò fuori un mazzo di chiavi. Mentre l’apriva , i cardini cigolarono per la mancanza d’uso. Quando entrambi furono dentro, Baldwin lasciò aperto l’uscio.

      “Come vedete, è parecchio che è abbandonato.”

      “Vedo. – esclamò Aletha, dando un’occhiata veloce all’ambiente e alla polvere sui vetri delle finestre – Ma sembra in buono stato. Il proprietario è disposto a venderlo?”

      “Certo. Ormai la proprietà non gl’interessa più.” rispose Baldwin, sempre senza entusiasmo.

      Aletha scrutò a fondo ogni angolo. Non era male. Quel posto poteva andare bene per i suoi scopi. Ma non voleva ancora impegnarsi: in fondo, la parola finale sarebbe spettata a suo nonno. Avrebbe dovuto prendere altre informazioni, prima di inviarle al suo ufficio. Cercò di prendere tempo.

      “Capirete che non posso ancora esprimermi. Ho altri edifici da visitare. Quando avrò preso una decisione mi metterò in contatto con voi.” disse all’uomo.

      “E mio dovere avvertirvi che ci sono altre persone interessate alla proprietà. Vi prego di non attendere troppo, per prendere una decisione.” rispose Baldwin.

      “Me ne ricorderò. – tagliò corto Aletha – Se perderò l’affare sarà colpa mia.” Si diresse verso l’uscita e gli porse una mano. “Grazie per il vostro aiuto, signor Baldwin. Spero di rivedervi.”

      “Attenderò con impazienza. E’ stato un piacere, signorina. “ rispose l’uomo, molto formalmente.

      Aletha tornò alla macchina e accese il motore, allontanandosi rapidamente dall’edificio. Avrebbe dovuto riconsegnare l’auto a noleggio la mattina dopo, davanti alla stazione ferroviaria. Aveva tutto il tempo di recarsi in albergo e di riposare un po’. Prima avrebbe mandato un telegramma a suo nonno, con tutti i dati e le informazioni che aveva raccolto. Poi si sarebbe rintanata nella sua camera e avrebbe cenato lì. Non aveva molta voglia di fare conversazione, quella sera. E poi, che razza di compagnia avrebbe potuto trovare, in un alberghetto di periferia?

      Parcheggiò l’auto ed entrò nell’ufficio telegrafi. Poi si recò al suo albergo e consegnò le chiavi della macchina ad un domestico. Il primo passo per convincere il nonno delle proprie capacità imprenditoriali era ormai fatto, e Aletha si augurò che l’uomo ne sarebbe rimasto contento.

      Dopo aver sbrigato le formalità alla reception, si avviò in camera. Qualcuno aveva già portato il suo bagaglio: dopotutto, il servizio dell’hotel sembrava ottimo. Si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi. Era stata una giornata molto faticosa, e il suo lavoro era appena agli inizi…

      Rafe, Conte di Leone, passeggiava sulla banchina lungo i binari del treno. I suoi affari a Bristol non erano

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