La favorita del Mahdi. Emilio Salgari

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La favorita del Mahdi - Emilio Salgari

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      «Elenka,

      «Non pensate più a me. Il nodo che univa i nostri cuori si è spezzato per sempre sotto il destino e i voleri del Profeta. Non indagate le cause che mi spinsero a lasciarvi, nè cercate di raggiungermi che ormai ogni altro nodo è impossibile. Che Allàh vi conservi e il Profeta vi protegga.

      ABD-EL-KERIM

      Il greco, nel leggerla, vacillò come fosse stato côlto da improvviso malore. Una bestemmia gli uscì dalle labbra contratte.

      —Ira di Dio! tuonò egli, tenendo il pugno chiuso verso il campo d'Hossanieh. Che i fulmini del cielo m'inceneriscano, se io non vendicherò mia sorella e poi me. Sta bene, Abd-el-Kerim, a noi due ora!…

      CAPITOLO VII.—Fit-Debbeud.

      Spuntava l'alba quando il greco, dopo di aver nascosto fra le alte erbe il povero Amr e il mahari che aveva sventrato con una coltellata, giungeva alla grotta.

      Una collera senza limiti alterava il suo volto già per sè stesso abbastanza truce e una smania terribile, una sete di vendetta ardevagli in petto. Egli comprendeva ormai che tutto era terminato e che le speranze che Abd-el-Kerim avesse finito per ravvedersi e ritornare ad Elenka, erano troncate, come pure comprendeva che Fathma per lui era definitivamente perduta a meno di un miracolo o di un tradimento.

      —Ah! esclamò egli coi denti stretti, lasciandosi cadere su di un macigno e prendendosi la testa fra le mani, È proprio vero che quel traditore di Abd-el-Kerim l'ha definitivamente rotta con mia sorella Elenka? Eppure mi pareva innamorato alla follia; eppure aveva giurato di farla sua e giurato non su Allah, ma sul Corano. Traditore e spergiuro adunque, quest'arabo del demonio!… Maledetta Fathma, sei stata la causa di tutte le mie disgrazie!

      «Ma Notis è forte e tremendo nelle sue ire e nelle sue vendette, e per quanto io ami quell'almea, mi vendicherò, ma ben terribilmente. Va, Fathma, abbandonati nelle braccia di quello spergiuro che ingannò mia sorella; disprezzami fin che vuoi, ma io ti schianterò il cuore, oh sì, te lo schianterò. Se non fosse un barlume di speranza che ancor mi trattiene, la speranza che Abd-el-Kerim abbia a tornare ai piedi di Elenka, lo assassinerei questo mio rivale!

      Egli si assise dinanzi l'apertura della grotta spiando attentamente il campo egiziano per rendersi conto di quanto succedeva.

      Di quando in quando uscivano lunghe file di egiziani carichi dei loro sansemieh di pelle di capra che andavano a empire ai pozzi d'Hossanieh e dietro a loro schiere di asini coi boricchieri che trottavano ai loro fianchi emettendo il lamentevole loro haaahh per animarli, squadroni di basci-bozuk che si esercitavano a manovrare sui terreni malagevoli e compagnie di soldati che marciavano in qua e in là formando di spesso i quadrati, come se si trattasse di sostenere una canea di arabi Abu-Rof.

      Mille rumori venivano dal campo in mezzo ai quali risuonava la stridula voce degli acquaiuoli che gridavano incessantemente, moja! moja! (acqua! acqua!) e quella nasale dei muezzin.

      D'improvviso Notis si levò in piedi come spinto da una molla, emettendo una bestemmia.

      Aveva visto un ufficiale uscire dal campo e dirigersi verso Hossanieh e precisamente verso la casupola di Fathma.

      —Ah! esclamò con indefinibile accento d'odio. Sei tu Abd-el-Kerim! Va a trovarla pure quell'altera almea, ma ti giuro che la vedrai per l'ultima volta. Cadrai nelle mie mani e quando ti avrò spezzato il cuore ti getterò in quelle dell'antica tua fidanzata, in quelle di mia sorella Elenka. Ira di Dio! Ti farà uscire il sangue a goccia a goccia, se tu non ti piegherai dinanzi a lei. So quanto sia vendicativa mia sorella che ha nelle vene puro sangue greco.

      Egli si tacque nello scorgere il nubiano che montato su di un mahari carico d'oggetti, galoppava furiosamente verso la collina. Sorrise di gioia e si stropicciò le mani mormorando più volte:

      —A me ora la vendetta.

      Takir in pochissimo tempo giunse ai piedi della collina e salì subito alla grotta carico di viveri, di coperte e di talleri.

      —Avete udito, poco fa, un colpo di fucile sparato qui vicino? chiese il nubiano, gettando a terra tutta quella roba.

      —Non inquietarti Takir, disse Notis. L'ho sparato io contro uno schiavo di Hassarn.

      —Avete ammazzato Amr? L'ho veduto un'ora fa uscire dalla tenda dell'arabo.

      —Gli ho fatto scoppiare la testa e poi l'ho seppellito. Ma lasciamo lì i morti e parliamo dei vivi, ora. Che notizie rechi dal campo?

      —Novità eccellenti, padrone.

      —Fathma, trovasi ancora nella sua casupola?

      —Trovasi sempre là.

      —Come mai Abd-el-Kerim commette simili imprudenze?

      —Non so di chi dovrebbe aver paura, ora che vi crede morto.

      —Hai ragione, Takir, disse Notis sorridendo. Credo che questa mia morte abbia a giovarmi assai per condurre a buon fine i miei progetti. Tira innanzi, negro mio.

      —Ho veduto l'arabo recarsi alla casupola ed entrare.

      —L'ho scorto pure io. Parlami d'Hassarn, quel maledetto turco che odio quasi al pari di Abd-el-Kerim. Che fa egli?

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