The Shit / La Merda. Cristian Ceresoli
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You have to laugh. It is a tragedy in three movements: The Thighs, The Dick, The Fame and a counter-movement: Italy. An actress creates a physical and vocal mask challenging a provocative, scandalous and beastly text. Words might be sung, howled and shrieked but a chant never emerges. In her naked physicality she tells a personal story in an unbroken flow of thoughts/words rendered as sounds and movement. The deafening screams being choked. Appeased. Imploded. This female onstage offers herself up in a feast, ready to be torn apart by anyone. A poetic piece born of the flesh that returns to the flesh, captured in a tightly-sealed aesthetic. Applause required. The Shit is driven by a desperate attempt to pull ourselves out of the mud, the latest products of the cultural genocide aptly described by Pasolini since the modern consumer society began taking form. A totalitarianism, according to Pasolini, even more repressive than the one of the Fascist era, because it's capable of crushing us softly. Si deve ridere. E' una tragedia in tre tempi: Le Cosce, Il Cazzo, La Fama e un controtempo: L Italia. Nella sua nudità e intimità pubblica, l'attrice costruisce una maschera fisica/vocale sfidando un testo scandaloso, provocatorio e rabbioso. La scrittura è cantabile, ma il canto non emerge mai, ed è invece preponderante la chiave dell invettiva, del grido, del corpo che sussulta la sua storia personale in un flusso di pensieri/parole raccontati come suoni. Strazianti. Urla assordanti e contratte. Sopite. Implose. La femmina si offre dal vivo come in un banchetto, pronta a venire sbranata da tutti. Una partitura poetica che nasce così dalla carne e alla carne ritorna, pur dentro a una rigidissima confezione estetica. Applausi obbligatori. La Merda ha come spinta propulsiva il disperato tentativo di districarsi da un pantano o fango, ultimi prodotti di quel genocidio culturale di cui scrisse e parlò Pier Paolo Pasolini all affacciarsi della società dei consumi. Quel totalitarismo, secondo Pasolini, ancor più duro di quello fascista poiché capace di annientarci con dolcezza.