Una Maestra D'Asilo Per Il Re. Shanae Johnson
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Читать онлайн книгу Una Maestra D'Asilo Per Il Re - Shanae Johnson страница 7
«Giuro, Esme, hai sempre la testa tra le nuvole. Devi tenere i piedi e gli occhi per terra.»
Jan fece scivolare una fetta di torta verso Esme. La crosta era scurita da striature nere e il ripieno verde fuoriusciva dai lati. «A proposito di esperienze di pre-morte, ecco la tua torta di mele avvelenate.»
Esme si strofinò le mani, preparandosi ad assaporare il suo piatto preferito.
«Avvelenate?» chiese Leo, il viso contorto dall’orrore. Ma anche con quella smorfia, era ancora diabolicamente bello.
«Oh, è uno scherzo» chiarì Esme. «Porto il nome di una principessa.»
Qualcosa cambiò nei lineamenti di Leo. Esme non riuscì a capire se fosse sorpresa o sgomento.
«La principessa Esmeralda, protagonista nel Gobbo di Notre Dame della Disney.»
«Conosco la storia» disse lui. «Ma lei non mangiava una mela. E non era una principessa. Era una persona comune.»
Esme scrollò le spalle. «Licenza poetica.»
Di nuovo, lo sguardo di lui divenne imperscrutabile.
«Questa è per te, vero?» Jan tirò fuori la torta di Leo dal suo contenitore e la mise su un piatto.
Spezie provenienti da una terra straniera solleticarono il naso di Esme. Il loro calore le scaldò le guance. La dolcezza del profumo le solleticava la lingua, invogliandola a chiederne un boccone.
«Questo è il motivo per cui mi sono fermato» disse Leo. «Non potevo resistere a un tentativo di realizzare un piatto di autentica cucina cordovana. E questo sembra e profuma proprio come una bisteeva.»
Detto ciò infilò la forchetta e prese un morso. Alzò gli occhi al cielo, in estasi, il che era un evento comune lì nella panetteria di Jan.
«Ha lo stesso sapore della bisteeva che fa il cuoco di palazzo» disse Leo, prendendo un altro boccone. «No, meglio. Per favore, non fategli sapere che l’ho detto.»
Jan sorrise da un orecchio all’altro di fronte all’ennesimo cliente convertito alla sua cucina.
«Leo, questa è la mia migliore amica nonché creatrice delle migliori torte del mondo, Jan.»
«Piacere di conoscerti, Jane.»
«No, solo Jan» lo corresse. «Niente “e” in fondo. Sono troppo semplice per chiamarmi Jane. Solo Jan.»
Leo lasciò cadere la forchetta e tese la mano a Jan. Lei gli porse quella con il guanto da forno per una stretta. Lui sorrise e le girò la mano con il palmo rivolto verso l’alto e piantò un bacio sul tessuto ricoperto di margherite.
«Wow» disse Jan. «Questa è una novità.»
Wow davvero. Esme non aveva mai ricevuto un baciamano. Nessun ragazzo lo aveva mai fatto per lei, che lo sognava anche troppo. Forse Leo avrebbe potuto farlo anche con lei, se fosse stata nella posizione giusta quando si erano incontrati.
«Sei stata a Cordoba?» chiese Leo.
«Non sono mai andata da nessuna parte» rispose Jan. «Ho sempre avuto un talento per le spezie. I piccoli chiodi di garofano, i dolci e i fiori possono trasportare le papille gustative di una persona in giro per il mondo e ritorno spendendo poco e niente.»
Leo annuì. «Le mandorle sono così dolci che sembra che tu le abbia colte direttamente da un albero a Maiorca. Il cumino mi scalda la bocca come se fossi steso su una spiaggia del Mediterraneo. E hai usato il piccione invece del pollo.»
«Sono sorpresa che tu riesca a notare la differenza.»
«Hai un dono.»
Leo prese un altro boccone della sua torta. Chiuse gli occhi e gemette di gioia. Non c’era musica nel negozio di torte. Tutto ciò che si sentiva era un coro di gemiti felici dei clienti. Musica per le orecchie di Jan.
La sua amica guardò Leo, poi Esme. Tenacemente single, rivolse a Esme un sorriso di approvazione prima di spostarsi per servire un altro cliente. Esme rivolse la sua attenzione alla sua fetta. Ne mangiò un pezzetto mentre pensava a un argomento di conversazione per mantenere l’interesse dell’uomo che le sedeva accanto.
«Allora, Leo, com’è il re di Cordoba? È vecchio e incline alla follia come Re Lear? È un idiota maldestro come il padre di Jasmine in Aladdin? O è fuori di testa come la Regina di Cuori in Alice nel Paese delle Meraviglie?»
«Hai una bella immaginazione.»
«È la mia maledizione.»
«Mi piace.» Leo mangiò l’ultimo pezzetto della sua torta, chiudendo gli occhi mentre estraeva lentamente i rebbi della forchetta dalla bocca.
Esme era ipnotizzata. Oh, essere uno di quei quattro denti metallici.
«Però sei in errore sulle regole monarchiche» le disse.
«Chiedo scusa?»
«Parlo della monarchia moderna. Gestire un regno è molto simile a gestire un’azienda quotata nel Fortune 500, solo più difficile.»
«Come mai?»
«Nei tempi antichi e medievali, i re erano considerati i rappresentanti di Dio in terra. Possedevano i terreni e spesso le persone che vivevano su di essi. Nel corso del tempo, il loro potere venne limitato dai nobili feudali, perché i monarchi non potevano gestire da soli quell’immensa quantità di terra e risorse. Più tardi, fecero affidamento sull’assistenza della Chiesa. Anche se, il più delle volte, erano messi alle strette dal papato. I re giurarono di mantenere la pace, amministrare la giustizia, sostenere le leggi e proteggere i poveri che risiedevano nei loro possedimenti. La democrazia è cresciuta man mano che le persone diventavano autonome, ma l’influenza del re è rimasta forte in molti paesi.»
Fu una deliziosa lezione di storia. Ma lei non riusciva a capirne il senso. «Allora cosa fa in realtà il re?»
«In quest’epoca, i re e le regine delle nazioni delegano il loro potere in modo che la polizia mantenga la pace, i tribunali dispensino la giustizia e i governi si occupino di legiferare. E, in alcune monarchie, sono semplicemente delle figure di rappresentanza.»
«A Cordoba?»
«A Cordoba mi piace credere che il re guidi il regno. Ma non lo fa da solo. C’è un parlamento.»
«Come in Inghilterra? Quindi il re non si limita a farsi scattare delle foto e andare in vacanza?»
«Si procura anche affari remunerativi per le industrie del Paese. Fa accordi in base alle loro risorse. È il primo responsabile dell’economia, anche con i legislatori al timone. Cordoba ha una lunga storia di regnanti che giocano un ruolo attivo. Questa tradizione continua anche oggi.»
«Sembra un grande uomo» disse Esme. «Non proprio roba da fiabe.»
«L’aristocrazia non rispecchia granché ciò che viene scritto nei libri di fiabe. Quelli di sangue reale di solito sposano altri di sangue reale. Si sente parlare solo di