Lo Scricciolo. Kristy McCaffrey

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Lo Scricciolo - Kristy McCaffrey

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vento fischiava per la valle e nubi nere si andavano formando veloci sulle loro teste. A quanti disdegnavano il tempo in quella regione del Texas si diceva di aspettare cinque minuti. Spesso bastavano quelli perché cambiasse. I due dovevano necessariamente cercare rifugio.

      Seppur riluttante, si costrinse a risponderle. «Un corpo carbonizzato.»

      Una saetta schizzò dal cielo e la donna lottò con le redini per tenere calmo il cavallo. «Perché tanto sicuri che fosse proprio lei?» insistette.

      «Accanto al corpo c’era una piccola croce d’oro che non toglieva mai. E i resti… erano della sua taglia.»

      Offrendo a Matt il profilo, lei tornò a guardare i tumuli. Indossava pantaloni scuri e una voluminosa camicia chiara di foggia maschile, ma era evidente che fosse una giovane donna. Mani sottili stringevano le redini e un’attraente curva femminile conferiva grazia alla sua postura. Nonostante l’inquietudine dell’animale, era chiaro che la capacità di stare in sella fosse innata in lei.

      «Come vi chiamate?» chiese Matt, gridando al di sopra dell’ululato del vento per farsi sentire.

      La giovane gli scoccò un’occhiata carica di diffidenza, incredulità e… sconforto? si chiese perplesso mentre la pioggia iniziava a venir giù copiosa.

      «Scendiamo verso la casa» urlò, subito guidando il cavallo lungo il leggero pendio su cui si trovavano. Oltre la spalla vide la donna esitare, lo sguardo impaurito sulle rovine fatiscenti dell’edificio, ma quando arrivò alla dimora deserta lei gli stava dietro.

      «Porto i cavalli nelle stalle e vedo se riesco a trovargli un angolo asciutto.» Liberò gli animali dalle bisacce, prima le proprie poi quelle di lei, e gliele porse. «Perché non entrate a vedere se c’è un posto dove aspettare che la tempesta passi?» suggerì.

      Lei rispose con un timoroso cenno di assenso.

      Occupandosi dei cavalli – la stalla era in condizioni migliori di quanto si sarebbe aspettato – si chiese della giovane e dei possibili rapporti con la famiglia Hart. Dieci anni prima non avrebbe potuto essere che una bambina, pressappoco coetanea di Molly, e lui se ne sarebbe di certo ricordato. L’estate in cui gli Hart erano stati uccisi Matt aveva lavorato presso il loro ranch, dando una mano a Robert Hart su richiesta di suo padre.

      Era stato in quel periodo che l’amicizia con Molly, allora una bimba di nove anni, era sbocciata. Un rapporto a prima vista improprio, considerati gli otto anni di differenza, ma la naturale sintonia tra di loro aveva subito evocato nella mente di Matt il pensiero della sorella mai avuta. Nel giro di poco, quello spiritello gli era entrato nel cuore e lui ne era diventato amico e protettore. Proprio in quell’ultimo ruolo, però, aveva fallito. E il costo era tuttora pressoché insopportabile.

      Correndo nella pioggia, si precipitò verso l’ingresso della casa e quasi travolse la donna ferma sulla soglia. Si era mossa affatto da che erano arrivati? D’istinto la mano estrasse il revolver a sei colpi mentre gli occhi esploravano l’interno, diretti verso qualche animale selvaggio che come loro avesse cercato rifugio dalla tempesta.

      Nel tendere un braccio, sfiorò quello della giovane, che trasalì.

      «Tranquilla» le mormorò, spingendola delicatamente da parte. Muovendosi poi per la casa, ispezionò ogni stanza. C’erano infiltrazioni d’acqua in diversi punti ma, per fortuna, nessun segno di altre presenze. «La camera da letto sul retro sembra asciutta.»

      Invece di seguirlo, la donna con i penetranti occhi azzurri e la voce affascinante si fermò davanti a un’altra stanza.

      Matt si accigliò. Quand’è che aveva iniziato a considerarla affascinante?

      All’improvviso, dall’estremità del corridoio in cui si trovava lui, un lampo illuminò la casa semimmersa nell’oscurità. La pioggia aveva incollato la camicia chiara al corpo della giovane, abbozzandone le curve decisamente femminili. Matt si costrinse a guardare altrove. Non aveva alcuna intenzione di approfittare di una donna sola in un posto sperduto.

      Lei varcò la soglia. Matt si tolse il cappello e si passò le dita tra i capelli umidi. Attrazione o no, c’era un che di strano in questa giovane. La seguì.

      «Sapete che ne è stato di Mary ed Emma?» chiese lei con un filo di voce, dandogli le spalle.

      E così era a conoscenza delle due sorelle di Molly. «Andarono a vivere con la zia Catherine a San Francisco.»

      Lei rilasciò in fretta il fiato e rilassò appena le spalle, quindi si piegò a recuperare una bambola vecchia e sudicia. «Questa era di Emma» sussurrò.

      «Come mai sapete così tanto della famiglia che viveva qui?» chiese Matt, d’un tratto irritato da questa donna che conosceva a malapena. «Chi siete?»

      La giovane si girò verso di lui e in quell’istante un fascio di luce rivelò il suo volto bagnato di lacrime. «Potrei dirvelo, ma adesso so che non mi credereste. Sono stata così sciocca a pensare di poter tornare, che tutto sarebbe stato come prima.» Con gli occhi fissi sulla bambola, aggiunse piano: «Una vita persa, per tutti noi.»

      «Come vi chiamate?» insistette Matt, pervaso da un senso di disagio. Non poteva essere vero, assolutamente no. Impossibile.

      La mente e il cuore si rifiutavano di ascoltare, ma la voce ricca di sfumature fluttuò tra la pioggia e il rombo distante del tuono.

      «Molly Hart.»

      Capitolo Due

      Molly osservò la reazione di Matt nella luce morente. Il corpo alto e immobile dominava la stanza, con occhi che la fissavano quasi appartenessero a un cacciatore pronto a colpire la preda. I tratti spigolosi del viso mostravano chiara incredulità e turbamento, e i capelli scuri gocciolavano sulla camicia già fradicia. La rabbia che le sembrava di percepire gli conferiva un’espressione animalesca… o erano i muscoli rigidi, tesi, come pronti all’attacco?

      «Qual è il vostro nome?» ripeté. «Quello vero.»

      «Ve l’ho appena detto.»

      «E io ho appena detto che Molly è morta. Il vostro scherzetto non è affatto divertente.»

      «Vorrei che fosse tutto uno scherzo» replicò lei con un nodo in gola. «Invece è un incubo che sembra non finire mai.»

      E durava già da dieci interminabili anni. Prima di due settimane fa ignorava persino che i genitori fossero morti. Era stato un commerciante di passaggio per il territorio del Nuovo Messico a dirglielo… segno evidente del suo scarso contatto con i bianchi fino ad allora.

      La notizia l’aveva distrutta.

      L’unica speranza che avesse mai nutrito era stata quella di tornare a casa dalla sua famiglia. E adesso che ci era riuscita, l’irrecuperabile perdita della fanciullezza le procurava un dolore tanto acuto da impedirle quasi di respirare.

      Non avrebbe mai più rivisto i suoi. Per tutta la settimana precedente si era sforzata di comprendere appieno il significato di quella nozione, ma ancora le sfuggiva. Se non altro le sue sorelle erano sopravvissute. Il che era qualcosa, un debole anello a cui aggrapparsi tra le fondamenta instabili della sua vita.

      Il colpo di grazia, tuttavia, era arrivato dalla scoperta della propria presunta

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