Il libro della pesca in mare. domenico marfè

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Il libro della pesca in mare - domenico marfè

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dalla forza dell’acqua, oppure di tipo artificiale come le tante scogliere poste a protezione di arenili o che proteggono le murate di porti o che spesso formano piccoli riparo per natanti. Le scogliere alte e basse possono poggiare a loro volta su diversi tipi di fondale, questi per lo più per qualche metro presentano ancora roccia per poi rarefarsi e presentare substrati a posidonia mista a fango, a tutto fango; molto spesso esse poggiano direttamente su fondali sabbiosi come ad esempio le scogliere di Polignano in Puglia che pur presentando spesso pareti del tutto verticali poggiano direttamente su fondali sabbiosi.

      Per convenzione reputeremo nel corso della descrizione delle varie tecniche di pesca, le banchine portuali assimilabili alla scogliera bassa.

      Andando verso il largo la profondità delle acque inizia ad aumentare fino a raggiungere profondità che nel Mediterraneo superano i 4000 metri. Anche negli abissi esiste vita con pesci in cui l’apparato visivo è del tutto assente o insignificante mentre sono molto più sviluppati altri sensi come ad esempio quello dell’olfatto.

      La secca rappresenta il polo di attrazione e di concentrazione per molte specie ittiche ed essa altra non è che la sommità di rilievi sottomarini che magari partendo da profondità di 700- 800 metri hanno una “vetta” a 150 – 300 metri dalla superficie; ma anche per fondali meno accentuati, ad esempio di 70 – 80 metri, un rilievo del fondo che arriva a 20 – 25 metri dalla superficie rappresenta il cappello di una secca. Andando ancora verso terra, se ad esempio abbiamo un fondale di 15 – 20 metri ed un sollevamento fino a 2 – 3 metri dalla superficie parleremo di scogli semi affioranti, spesso segnalati poiché rappresentano un pericolo per la navigazione ma queste formazioni specie se presenti su fondali piatti ed a solo fango o solo sabbia, possono rappresentare un polo attrattivo per molte specie e sono assimilabili nelle funzioni di pesca a quella dei relitti sommersi che hanno più o meno la stessa funzione delle secche in quanto dopo un po’ di tempo, relitti di navi, di aerei, diventano tane o rifugio per pesci stanziali o solo di passaggio o da preda.

      CAPITOLO 2-METEOROLOGIA MARINA

      Andare per mare, sia da terra che con un natante, deve necessariamente presupporre un minimo di conoscenza dei fenomeni meteorologici legati ai movimenti dei venti e delle acqua.

      Se andare al largo con un natante presume da parte del navigante la conoscenza dei bollettini, la loro elaborazione, l’individuazione precoce della situazione di rischio, per chi si reca a pescare da terra i pericolo sono sicuramente minori ma non mancano. Anche alcune situazioni apparentemente tranquille, come lo stare in spiaggia, possono nascondere pericoli; un temporale che si sviluppa all’orizzonte può in poco tempo raggiungerci e già le cariche elettrostatiche potranno fortemente infastidirci nell’impugnare le canne, di qualsiasi materiale esse siano, poi se iniziano a cadere fulmini tra cielo e terra allora è il caso, prima che questi ci raggiungano, di metterci al sicuro fino a rinunciare alla battuta di pesca.

      Altre situazioni apparentemente innocue possono generare pericolo; ci trovavamo sulla spiaggia della Marmorata in Gallura, spiaggia che si raggiunge attraverso una discesa abbastanza ripida. Sorpresi da un nubifragio improvviso ci trovammo nella situazione, risolta poi favorevolmente, di trovarci con mare montante che invadeva la spiaggia e le acque pluviali che dalla scoscesa discesa invadevano dalle nostre spalle l’arenile; eravamo con le gambe in acqua, con gli stivali solo d’impaccio senza capire se i piedi erano in ammollo in mare o nell’acqua pluviale.

      Dunque un minimo di nozioni dovremo conoscerle e saper distinguere almeno tra un’area di alta pressione da una di bassa, sapere che l’alta pressione porta spesso tempo bello e stabile e saper anche che, specie nelle stagioni autunnali ed invernali, il riempimento barico che avviene nel passaggio da una situazione di bassa ad una di alta pressione, genera dei venti, spesso anche molto sostenuti.

      E non tutte le alte pressioni sono foriere di bel tempo, ad esempio le alte pressioni siberiane tipiche dell’inverno, spesso provocano un blocco barico, ovvero un blocco delle masse d’aria con scarsa ventilazione che genera spessissimo fitta nebbia anche in riva al mare; in questo caso la nebbia rappresenta un pericolo sia per la navigazione sia che per gli spostamenti via terra.

      Dovremo imparare a conoscere la differenza tra una circolazione ciclonica, che porta cattivo tempo ed una anticiclonica che porta bel tempo. A secondo del posto in cui ci troviamo dovremo imparare a leggere i bollettini ed imparare i moti di rotazione del vento in entrambi i casi. Giusto ad esempio, se ci troviamo in autunno sulla costa del basso Tirreno, l’arrivo di una perturbazione atlantica provocherà inizialmente un richiamo o meglio un risucchio di masse d’ aria calda ed umida dalle coste africane ed avremo inizialmente scirocco che poi girerà a libeccio, spesso devastante per quella costa, per poi girare verso la coda della perturbazione a ponente e poi a maestrale che chiuderà la fase perturbata; ma se nella stessa situazione ci troveremo ad esempio in Adriatico la rotazioni dei venti non sarà affatto analoga ed avremo spesso venti tra il levante ed il grecale con chiusura in tramontana.

      Comunque cercando di fornirvi gli strumenti più validi di interpretazione vi segnalo i vari siti meteo anche se quelli istituzionali sono i più affidabili.

      FORZA DEL MARE E FORZA DEL VENTO

      Stato del mare e forza del vento sono due variabili della preparazione della battuta su cui però spesso si tende a fare confusione.

      L'intensità del vento è un parametro oggettivabile in quanto misurabile (generalmente in nodi) mentre la cosiddetta FORZA DEL MARE è comunque commisurata al punto dove viene effettuata la rilevazione; se supponiamo un vento che soffia da Ovest sulla costa tirrenica avremo mare mosso sia al largo che sotto costa mentre in Adriatico lo stesso vento, almeno sulle coste italiane, genererà moto ondoso al largo mentre sottoriva potrebbe esserci assenza di moto ondoso; comunque senza volervi annoiare si sappia che la misurazione dell'intensità del vento avviene attraverso la scala di Beafort.

      In sintesi vediamo in pratica come orientarci:

      FORZA DEL MARE Forza 1 – 2       piccole increspature solo in corrispondenza di rilievi del fondo

      Forza 3 piccole onde con presenza di poca risacca

      Forza 4 iniziano a formarsi onde tendenti a rovesciarsi in corrispondenza di bassofondo

      Forza 5 – 6 Onde formate; presenza di correnti sostenute ; nella fase iniziale della mareggiata prevalenza della primaria con piombi spesso scalzati; la situazione diventa ottimale quando la corrente secondaria riesce ad equilibrare la primaria

      Forza 7 Siamo ai limiti della pescabilità; le onde sono in rapida successione; se contiamo più di 18 onde al minuto sarà opportuno cercare una spiaggia un po’ più riparata.

      Se questa scala trova maggiori riferimenti per la pesca dalla costa è parimenti utilizzabile anche per la pesca dalla barca. Se infatti a terra avremo la formazione di onde quando l’altezza della cresta sarà di poco superiore al fondale sottostante, al largo avremo ugualmente situazione di mare mosso e se c’è vento teso anche di onde superficiali.

      Capitolo 3- GLI ACCESSORI DI BASE

      Per tutte le tecniche di pesca in mare alcuni accessori sono comuni anche diversificandosi nelle dimensioni e nelle forme.

      LE LENZE

      Il primo accessorio comune a qualsiasi tecnica è la lenza.

      Essa può essere in monofilo, in multifibra, in dacron oppure metallica.

      La lenza più usata è il monofilo in nylon utilizzato sia per imbobinare mulinelli

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