I minatori dell' Alaska. Emilio Salgari

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I minatori dell' Alaska - Emilio Salgari

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di voi. Mentre vi porrete in salvo, io e Armando ci faremo inseguire per allontanare gli indiani, riservandoci più tardi di venirvi a raggiungere.

      – Potrete resistere a tanti uomini?

      I nostri mustani sono corridori infaticabili, e poi abbiamo quelli del carro che ci seguono sempre. Lascia a noi la cura di far correre Nube Rossa e i suoi guerrieri.

      – Non oso lasciarti, Bennie, – disse Back con voce commossa.

      – Vuoi lasciare nelle mani degli indiani lo scotennato?… Poiché lo abbiamo raccolto dobbiamo pensare a proteggerlo. Ecco la collina: un’ultima galoppata in compagnia, poi separiamoci. Ehp!… Ehp!… Avanti Caribou!…

      VIII – L’AGGUATO DEI PELLIROSSE

      I quattro mustani, seguiti sempre dagli altri quattro del carro, che non avevano abbandonato i loro padroni, quantunque fossero completamente liberi, salirono la collina senza rallentare il passo, la superarono passando fra le macchie di cespugli che coprivano la cima, e scesero, come una volata di corvi, il versante opposto, lanciandosi nella prateria sottostante, che si stendeva verso nord con leggere ondulazioni, formando la così detta prateria ondulata.

      Trovandosi i cavalieri al coperto dagli sguardi degli indiani, e a breve distanza dai boschi fiancheggiami le sponde orientali del lago, decisero prontamente la separazione.

      – Spicciati, Back!… – gridò Bennie. – Se non approfittiamo di questo istante, ti tirerai addosso una banda di indiani. Suvvia, piega a sinistra, cacciati nel bosco e va ad aspettarci alla washingtonia. Se scorgi dei cavalieri presso il lago verrai a raggiungerci e allora si farà quello che si potrà.

      – Signor Guglielmo, potete resistere ancora una mezz’ora?…

      – Lo spero, – rispose lo scotennato.

      – Seguite il mio compagno dunque.

      – E mio nipote? – chiese il meccanico, con una certa inquietudine.

      – Terrà compagnia a me, ma non temete per noi. Abbiamo sei cavalli a nostra disposizione, e con tante gambe avremo buon giuoco sui mustani degli indiani.

      – Grazie di aver pensato a me – disse Armando. – È una prova di fiducia che mi rende orgoglioso.

      – Presto, partite – gridò Bennie.

      – Dio vi protegga – risposero Back e lo scotennato, allontanandosi frettolosamente.

      – Avanti, giovanotto – disse il cow-boy.

      I due cavalieri partirono al galoppo attraverso alla prateria, fiancheggiati dai quattro cavalli del carro, mentre Back e Guglielmo scomparivano nel bosco. Bennie e Armando avevano percorsi appena cinquecento passi quando udirono alle spalle un forte schiamazzo. Volgendosi, videro gli indiani scendere il versante della collina in gruppo serrato. I rossi guerrieri, che distavano ancora un buon chilometro, non dovevano essersi accorti della scomparsa dei due cavalieri a causa della distanza e dell’oscurità, e correvano dietro ai sei cavalli galoppanti nella prateria. Bennie, che non li perdeva di vista, li vide distendersi ancora a forma di semicerchio, occupando uno spazio di almeno cinquecento metri e spingendo molto innanzi le ali estreme.

      – Ah!… Sperano di prenderci nel mezzo, – mormorò. – Bah!… La vedremo, miei cari.

      Poi, volgendosi verso Armando che cavalcava alla sua sinistra tenendo in mano il fucile, gli chiese:

      – Non avete paura, vero, giovanotto?…

      – Oh no!… – rispose questi, sorridendo. – Mio zio mi ha abituato ai pericoli.

      – Sapete adoperare bene il fucile?…

      – Sono un buon tiratore. Prima di unirmi a mio zio, ho servito due anni in qualità di cacciatore presso un indian agent del forte Qu’Appelle nell’Assiniboia.

      – Ora comprendo perché vi mantenete in sella così bene. Nella prateria si fa buona scuola.

      – È vero, signor Bennie.

      – Ah!… – esclamò il cow-boy, che si era voltato per guardare gli indiani. – Cominciano a guadagnare su di noi.

      – Sproniamo?…

      – Non ancora. Armando; lasciamoli accostare e cerchiamo di fare un buon doppio colpo. D’altronde abbiamo quattro cavalli di ricambio.

      – Mi sorprende come quelli del carro ci seguano sempre.

      – Sono abituati a non lasciarmi, e non ci abbandoneranno nemmeno quando comincieranno le fucilate. Tenete pronto il fucile per quando spunterà l’alba.

      – Comincia già a sorgere.

      – Sì, e fra mezz’ora manderemo nostre nuove a Nube Rossa e a Coda Screziata.

      Mentre così chiaccheravano tranquillamente, come facessero una semplice trottata di piacere, gli indiani forzavano i loro mustani per guadagnare strada. Erano però soltanto quelli delle ali che si avvicinavano, non quelli del centro, i quali pareva invece cercassero di non esaurire troppo presto le forze dei loro animali, per non trovarsi più tardi nell’impossibilità di continuare la caccia. Quei cavalieri, cresciuti sul dorso dei rapidi cavalli di prateria, di gran lunga superiori ai più instancabili cow-boy, e che cavalcano intere giornate senza aver bisogno nè di staffe, nè di sella, nè di speroni, conoscevano troppo bene la resistenza dei loro destrieri, per ridurli a mal partito prima del tempo. Per il momento il centro si accontentava di mantenere la distanza, lasciando alle ali l’incarico di stringersi addosso ai fuggiaschi. Bennie però aveva buon giuoco con i suoi cavalli di ricambio. Lasciava che gli indiani delle ali si accostassero, pronto tuttavia ad abbandonare il suo Caribou, al primo indizio di stanchezza, per lanciarsi in sella a un altro cavallo, fra quelli che lo seguivano caracollando ai suoi fianchi. L’alba intanto sorgeva, diradando le tenebre e diffondendo una luce vivissima sulla vasta prateria. Il primo raggio di sole non doveva essere lontano. A un tratto Bennie udì un urlìo furioso risuonare fra gli indiani.

      – Ah!… – esclamò. – Ora si sono accorti della scomparsa di Back!… – Miei cari, a quest’ora è al sicuro, e vi sfido a trovarlo.

      – Credete che sia giunto al rifugio? – chiese Armando.

      – Scommetterei una buona carabina a ripetizione contro un pezzo di tabacco, che stanno facendo colazione con appetito.

      – Non verranno scoperti?…

      – Non abbiate questo timore; nessuno sa che quel colosso della vegetazione, che ho scoperto per caso, è vuoto. Siete pronto a fare un buon colpo?…

      – Non aspetto che il vostro comando.

      – Bravo, giovanotto.

      Arrestò violentemente Caribou, e si guardò alle spalle. I cavalieri dell’ala destra, più avanti di quelli della sinistra, non si trovavano che a quattrocento metri, e aizzavano i loro mustani per guadagnare rapidamente terreno.

      – È un bel tiro, ma si può provare – mormorò. – A me l’indiano che monta quel bellissimo cavallo bianco, e che si trova in testa a tutti; a voi il secondo, che monta quel morello dalla lunga coda.

      – Lo vedo – rispose il ragazzo.

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