La tigre della Malesia. Emilio Salgari
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Читать онлайн книгу La tigre della Malesia - Emilio Salgari страница 29
– E lo vedrà milord. Se vi ha una tigre, sarà mia e la pelliccia sarà sua. Sandokan aveva pronunciato quelle parole con tutto il fuoco suggeritogli dalla passione. Tigre della Malesia contro tigre di Labuan! Dovevano cadere l’una o l’altra. Avrebbe ben saputo lui guadagnar la partita sotto gli occhi di Marianna. Egli alzò il capo con un gesto altero; ricominciava a essere Sandokan.
– Andiamo, milord, sono con voi. Ardo dal desiderio di trovarmi di fronte a questa tigre.
– Lo crederò – rispose l’Inglese. – I Malesi godono fama di essere valenti cacciatori, e mia nepote avrà agio di potersene assicurare coi propri occhi. Sarà contentissima poi di avere la pelliccia.
Uscirono e attraversate tre o quattro stanze entrarono in un elegante salotto, tappezzato di ogni sorta di armi, dove Sandokan aveva solo da scegliere. Fu colà che trovò Marianna in completo abbigliamento da cacciatrice. Pareva Diana, più bella che mai, fresca come una rosa dei boschi e nell’attitudine fiera di una cacciatrice provetta.
Nel vederla, Sandokan sentì il fuoco serpeggiargli nelle vene. Egli mosse verso di lei con passo sollecito e strinse fremendo la mano che la giovinetta gli tendeva, e che avrebbe voluto coprire di baci.
– Voi qui? – disse ella sorridendo e arrossendosi in una volta. – La ferita è adunque cicatrizzata?
– Perfettamente, milady – rispose Sandokan. – Oh! credetelo, la vostra presenza, la vostra voce, le vostre affettuose cure di cui serberò memoria anche quando ritornerò nella mia patria, hanno fatto più che tutti gli empiastri dei medici. Vedete? io mi sento più forte di prima.
– E voi dite di serbarne memoria anche quando sarete laggiù, nel vostro paese? – domandò la giovanetta la cui voce tremula scese fino al fondo del cuore di lui.
– Sì… mi capite, milady. Non mi dimenticherò mai, mai!…
Fra loro due regnò un breve silenzio intanto che il lord esaminava delle carabine, poi il pirata cangiando tono e avvicinandosi alla giovanetta che lo contemplava con tristezza:
– È vero adunque che verrete a cacciare la tigre con noi, nella foresta?
– Certamente – rispose con vivacità ella. – Non sono io adunque una cacciatrice? Mio zio ve lo disse.
– Avete mai veduto cacciare il terribile animale da un Malese?
– Mai, ed ecco ciò che aspetto di vedere. Si dice che quelli della vostra razza siano così valenti.
– Sì, sì, valenti – rispose Sandokan, che in quell’istante avrebbe lottato con cento tigri.
– Che adoperano meglio il kriss che la carabina. Oh! io vorrei vedere tutto ciò.
Sandokan trasse il suo kriss dalla cui impugnatura scattò un lampo. Egli lo mostrò alla giovanetta che sembrava atterrita alla vista di quell’arma sulla cui lama scorgevansi tracce di sangue.
– Vedete – disse egli sorridendo, – quest’arma è il nostro più fedele amico, al quale noi dedichiamo una specie di culto superstizioso. Con essa io ammazzerò la tigre o io non sarò più un Malese!
– No, no; potrebbe capitarvi sventura! – esclamò la giovanetta con tale accento che il pirata ne fremé.
– Voi avete esternato il desiderio di possedere la pelle della tigre. L’avrete e da me!
Il lord aveva finita la scelta delle armi e tornava verso di essi.
– Oh! il magnifico kriss! – esclamò egli vedendo quello che impugnava Sandokan.
– In fede mia, milord, è una arma ammirabile e di una tempra eccezionale. Non fallì mai, e meno oggi fallirà la tigre. Io inchioderò la belva come la inchiodava alla Malacca.
– Con tutto ciò non rifiuterete una eccellente carabina, che ha abbattuto più di un colosso delle foreste indiane, un’arma che sarà infallibile come il vostro kriss.
– Certamente, milord. Potrebbe darsi che una palla di carabina diventasse indispensabile.
Sandokan si gettò a bandoliera l’arma, l’Inglese ne prese un’altra simile cacciandosi nelle tasche un paio di corte pistole e Marianna staccò una piccola carabina indiana incrostata d’argento e di madreperla, sospendendosi per di più un elegante pugnaletto dal manico dorato alla cintura.
I cavalli impazienti scalpitavano nel parco, i cani abbaiavano e i battitori si mettevano allora in campagna. Gl’invitati chiamavano il lord salendo nei piani superiori.
– Andiamo, i miei compagni ci aspettano. Non sarebbe giusto farci aspettare.
Uscirono. Nel momento che entravano in un secondo salotto Marianna che era divenuta pensierosa, si avvicinò al pirata, che le veniva dietro.
– Non commettete imprudenze colla tigre – diss’ella con voce supplichevole. – Morto voi, e per cagione mia, non me ne consolerei più!
– Milady… – mormorò Sandokan con voce soffocata.
– Mi avete compreso. Non voglio la pelle della tigre; essa mi farebbe paura.
– Non siete voi che parlate… non potete aver paura di una pelle… voi che venite a cacciare con noi il terribile animale. Milady, non mettetemi al punto di dover mancare alla mia parola.
– E se ve l’ordinassi?… Non vorrei vedervi ferito una seconda volta per cagion mia.
– Non fatelo, milady! – esclamò Sandokan che non si padroneggiava più. – Sarei capace di violare la vostra proibizione. Lasciatemi. Là dove la vostra palla fallirà, il mio kriss ucciderà.
Sarebbe stata follia voler arrestare quell’uomo che la passione dominava. La giovanetta non parlò più, ma lo guardò con due occhi nei quali trapelava un dolce rimprovero. Sandokan la comprese, ma non volle far vista di comprendere; aveva promesso e la pelle della tigre doveva infallibilmente essere sua.
La comitiva li aspettava nel salone. Il lord, dopo di averli salutati e dopo che essi complimentarono la bella cacciatrice, presentò ad essi Sandokan, che si trasse d’impaccio colla maggior disinvoltura del mondo. Quantunque avesse tutto da temere da parte degli ufficiali di marina, che potevano averlo riconosciuto durante il terribile combattimento fra il piroscafo e il prahos, non tremò, né si smarrì. A ogni modo, nessuno sospettò in lui il terribile pirata e complimentarono il Malese di Schaja.
Non mancava che partire. Scesero nel parco dove i cavalli li aspettavano trattenuti da palafrenieri e dove i bracchi di alta statura e dalle mascelle di ferro abbaiavano tirando il guinzaglio.
– Andiamo, signori – disse il lord mentre aiutava sua nepote a salire in sella di un piccolo cavallo bianco. – La caccia comincia, la tigre si tiene nei dintorni fuggendo dinanzi ai battitori. Non sarà che colpa nostra, se lasciamo fuggire un sì superbo capo di selvaggina. Pensate che mia nepote è della partita e che brama la sua pelle; mi raccomando a voi.
– Non ci sfuggirà – disse l’elegante ufficiale di marina verso il quale Sandokan provava un sentimento di gelosia. – Se la mia palla non fallirà avrò l’onore di presentare la pelliccia a lady Marianna.
– E io avrò l’onore di pugnalare la tigre ancor prima che la pelle sia stata