Un'avventura di viaggio. Bracco Roberto
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Ora va bene, ora va bene. (Va via, ridendo festosamente, mentre Carlo la segue con lo sguardo, buttandole baci con la punta delle dita.)
(chiudendo la porta) Carina… ma cretina! Cioè, cretino io… ovvero, cretini tutti e due. (Prende di su la scrivanietta una bottiglia di Cognac e due bicchierini e ripone tutto sopra una mensola.) Ecco una specie di barometro della galanteria da scapolo. (Riprende la bottiglia e, contemplandola) Dopo un tête-à-tête, guardando i cerchietti di cristallo d'una bottiglia di Cognac, si può sapere in che condizione si trovi l'atmosfera della galanteria. Qui mancano due sole prese di Cognac. Il liquido è molto su: atmosfera pesante. Il barometro segna: noia. (Mentre ripone, sbadigliando, la bottiglia sulla scrivanietta, sente picchiare.) Oh! una visita fuori programma. Chi sarà mai? (Va ad aprire la porta a destra.)
Chi vedo?
Eh! sono qui. (Posa le valige.)
Ma bravo! Che bella sorpresa!
Bella… più di no che di sì.
E perchè poi?
Perchè io non vengo soltanto a farti una visita. Io vengo a depositare in casa tua…
Le valige?
Qualche cosa di più!
La tua persona?
Qualche cosa di più: una conquista!
Tanto meglio! Ma bada: questa non è precisamente la mia casa.
Non me ne affliggo, purchè possa diventare, provvisoriamente, la casa mia. Ma, a proposito, non ti ho sempre scritto, indirizzando le lettere qui?
Naturale. Io, qui, in questo grazioso bugigattolo, ricevo lettere, e ricevo… intendi?
Intendo: è il tuo bureau… d'affari. Sicchè, cattivo soggetto, ti ho lasciato scapolo, e, dopo tre anni, ti ritrovo, benchè ammogliato, più scapolo di prima. E di tua moglie, che io non ho il piacere di conoscere, che ne è?
È lontana! Separazione completa e definitiva per incompatibilità di carattere…
E di attribuzioni. Poverina!
Sai… qualche mia scappatella… Ma non parliamo di ciò, adesso. Parlami piuttosto di te e della tua conquista, e dimmi se persisti nell'idea di depositarmi… non so che cosa.
Persisto. Fra qualche minuto… ella è qui.
Qui?.. Ed io?
Oh, non ti preoccupare! Ho pensato a tutto. Tu te ne andrai.
Molto bene!
Amico mio, finalmente ho saputo che cosa significa un'avventura di viaggio. Avevo sempre creduto che le avventure di viaggio fossero una rèclame bugiarda delle società ferroviarie, e non ci avevo mai prestato fede; ma ora…
Raccontami… raccontami…
(emozionato) Raccontarti? È impossibile! Figurati la stazione di Genova…
Me la figuro.
(entusiasmato) I vagoni, la vaporiera, i facchini e il resto…
(secondandolo) E il resto.
Nel primo scompartimento d'un vagone entro io. Due donne sono entrate prima di me: una sui sessant'anni…
Era lei?
No. L'altra dai trenta ai quindici anni, o viceversa. Questa era lei. «Scusi – mi dice – questo scompartimento è riservato alle signore». «Sì, ma non si dia pena – rispondo io – . Benchè riservato alle signore, io ci starò bene lo stesso»… Non ci ridi?
(ridendo per convenienza) Ah, ah, ah!
Grazie. Ella ha riso come te. E dice un proverbio arabo: «donna che ride, mezzo conquistata.» Insomma, la vecchia borbottava in tedesco, ed io non aveva l'obbligo di capire, la giovane continuava a ridere in italiano, il capo treno accettava un biglietto di scusa cosmopolita… da dieci lire; e sono restato.
Che cosa avvenne durante il viaggio?..
Niente! Neanche un'occhiata incoraggiante, neanche una parolina che m'avesse lasciato sperare. Non c'era mica da meravigliarsene. Io pensavo: in uno scompartimento riservato, non ci possono essere che delle signore riservate. Carina anche questa, eh?
E la conquista?
Un momento. Quando il treno è giunto alla stazione di Roma, mentre un facchino prendeva la roba di lei e la roba mia, mettendo le mie valige a contatto delle sue, io le ho chiesto se avesse bisogno dei miei servigi…
Ella ha risposto di sì?..
Oibò! Ella ha risposto di no. Ma quando le ho offerto la mia carta di visita, sulla quale, con un lapis, avevo segnato l'indirizzo della tua dimora, dove già contavo di piombare, la mia bella incognita – perchè era ed è ancora per me un'incognita – si è sentita presa da una subitanea passione per me. Evidentemente, il mio nome è stato per lei irresistibile. I suoi occhi hanno avuto sguardi voluttuosamente intensi, le sue mani hanno più e più volte strette le mie e… «A rivederci, signore» – m'ha detto con effusione – «A rivederci al più presto possibile. Anzi, fra pochi minuti, io verrò a farvi una visita.» Era commossa, nervosa, eccitata. Io, che vuoi? pure essendo un po' abituato a queste cose, ho sentito un groppo alla gola, e sono rimasto lì, senza nemmeno ringraziarla. Soltanto, quando lei, dolcemente, mi ha soggiunto: «mi riceverete?», io le ho risposto…
Che le hai risposto?
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