Don Pietro Caruso. Bracco Roberto
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Credevo che Don Pietro fosse rincasato.
No, non è rincasato.
Il signor Chianese vuole quella lettera che Don Pietro gli aveva promessa. A me non ha dato niente. L'avrà dimenticata sulla scrivania.
Vedrò. (Cerca sulla scrivania inutilmente. Torna alla finestra.) Sulla scrivania non c'è nessuna lettera.
(un po' balbuziente) Allora, dite a Don Pietro, da parte mia, che è un furfante e un mancatore di parola.
Di queste imbasciate non gliene faccio, al babbo. (Chiude in fretta la finestra.)
Io me ne vado, Margherita. Tuo padre poco può tardare e una sorpresa proprio all'ultimo sarebbe un bel grattacapo per tutti e due. Questa è la chiave (cavando una chiave da una saccoccia e mettendola sulla tavola) che è stata, disgraziatamente, la nostra complice; e io te la consegno, vedi, per non avere più la tentazione di venire a trovarti in segreto. Buttala via, o nascondila. Io ti auguro… che nessun altro debba servirsene.
Fabrizio!..
Eh, mia cara, soltanto chi è bestialmente fatuo può credere di essere il solo a meritare una donna! (Pausa.) Io tornerò più tardi per aggiustare certe faccende con Don Pietro. Il suo lavoro elettorale mi è stato disastroso, ma io non me ne lamenterò, e c'intenderemo egualmente… (Indi, prendendo il cappello) Sicchè… addio Margherita…
Fabrizio, riprenditi quella chiave.
Margherita, non tentarmi…
Riprendila… riprendila… Non togliermi ogni speranza.
No… no… Bisogna troncare!
(afferrandogli le braccia e trattenendolo) Senti, Fabrizio… ti voglio dire un'altra parola… Senti…
È tardi… Lasciami… Ne riparleremo…
Ma quando, ma come ne potremo riparlare?
Ne riparleremo… ne riparleremo… (Si svincola ed esce richiudendo la porta.)
(piange silenziosamente. Poi, balbetta singhiozzando:) Sì, sì, «ne riparleremo»… Parole!.. Parole!.. (Piange ancora, prende la chiave e la intasca. Indi, versa dell'acqua nel bacile, si lava gli occhi e se li asciuga. Apre la credenza, ne trae una tovaglia e dei piatti e comincia ad apparecchiare la tavola.)
SCENA II
(è su per le scale, cantando rocamente l'aria del «Trovatore» e intercalandovi molte pause:)
Sconto col sangue mio…
(tra sè) Il babbo…
(la cui voce va avvicinandosi)
L'amor che pósi in te!
Non ti scordar di me!
Non ti scordar di me!
(chiamando:) Ohè, Don Pietro! Don Pietro!.. Siete voi?
Pare. In che posso servirvi, signora Punzo?
Favorirmi sempre. Volevo pregarvi: stanotte, in sogno, un morto con la gobba e un bue a tre corna. Che mi dite? Che numeri devo giocare?
È chiaro: il morto con la gobba 47 e 57, il bue 77, e metteteci il 3… per le corna.
Grazie!
Niente, per ora. Ma raccomandatevi ai santi protettori del lotto pubblico…: devono essere parecchi: e ci rivedremo a vincita fatta! (Ricomincia a cantare, ripigliando il motivo press'a poco dove l'ha interrotto:)
Non ti scordar di me!
E.. le.. o.. noo… ra!
E… le… o… nora…
(Si sente un poco il rumore della chiave nella serratura. La porta si apre subito. Egli entra.)
Eleonora, addio!
(Richiude la porta col lucchetto, e si avanza a passi gravi, solennemente comico. Il lungo soprabito col frusto bavero alzato e l'unto cappello a tuba grondano acqua. Ugualmente inzuppati sono i calzoni dagli orli rossi e le scarpe scalcagnate.)
In quale stato!
In quale stato?
Sei fradicio, babbo!
Lo credo, io! Non senti che pioggia?!.. Brrrr…
E il tuo ombrello? E il tuo pastrano?
Prima di tutto, ragioniamo. (Il verbo «ragionare» gli corre spesso alla bocca, pronunziato lievissimamente come se gli scivolasse dalle labbra.) Appena ho messo la chiave nel buco della serratura, la porta si è aperta. (Quasi serio, mostrando la chiave che ha in mano) Come va questa faccenda?
(con simulazione) Come vuoi che vada? Quando sei uscito, avrai dimenticato di chiudere bene. Sei così distratto!
Anche questo può darsi. Brrr… L'umido mi penetra nelle ossa…
Mio Dio!
Ci hai delle legna per fare un po' di fuoco?
Non so… (Esce a sinistra.)
(agitando il cappello affinchè l'acqua possa colare – riflette:)Anche questo può darsi. La distrazione è il solo connotato che distingua l'uomo dalla bestia!
(di dentro) Per fortuna, ce n'è delle legna.
(continuando tra sè:) Difatti, la capra, la volpe, il cavallo, l'asino sono mai distratti? Nossignore! (Dopo avere asciugato il cappello con un fazzoletto, mette l'uno e l'altro sul cornicione della cappa.)
(entra con le legna e si adopera ad accendere il fuoco.)
(togliendosi il soprabito) Brava la mia Margherita!
Sono ancora i resti della panchetta