le turpi brame di Maometto. Ma uno Storico greco si è lasciato per inavvertenza sfuggire alcune parole di cospirazioni, di divisamenti di restaurare l'Impero di Bisanzo, di soccorsi che si aspettavano dall'Italia; trame di tal natura possono essere gloriose, ma il ribelle, abbastanza ardito per avventurarle, non ha diritto di lagnarsi se le sconta poi colla propria vita; nè merita biasimo un vincitore, se strugge nemici ne' quali non gli è più permesso il fidarsi. Il Sultano tornò nel giorno 18 giugno ad Andrinopoli, e sorrise sulle abbiette e ingannevoli congratulazioni inviategli dai Principi cristiani, che il presagio della prossima loro caduta vedeano in quella dell'Impero dell'Oriente.
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L'epistola di Manuele Crisoloras all'Imperatore Giovanni Paleologo non offenderà gli occhi, o le orecchie di persone dedite allo studio dell'antichità (ad calcem Codini, De antiquitatibus C. P., 107-126); la sottoscrizione prova che Giovanni Paleologo fu associato all'Impero prima dell'anno 1411, epoca della morte di Crisoloras. L'età de' due più giovani figli di esso, Demetrio e Tommaso, entrambi Porfirogeneti, mostra una data anche più autentica, almeno l'anno 1408 (Ducange, Fam. byzant., p. 224-247).
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Uno Scrittore ha osservato che si poteva navigare attorno alla città di Atene (τις ειπεν την πολιν των Αθηναιων υδνασθαι και παραπλειν και περαπλειν, alcuno disse che si poteva costeggiare e navigare intorno alla città di Atene). Ma quanto può essere vero intorno alla città di Costantinopoli, non conviene ad Atene, situata cinque miglia in distanza del mare, nè circondata, o traversata da canali navigabili.
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Niceforo Gregoras ha de
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L'epistola di Manuele Crisoloras all'Imperatore Giovanni Paleologo non offenderà gli occhi, o le orecchie di persone dedite allo studio dell'antichità (ad calcem Codini, De antiquitatibus C. P., 107-126); la sottoscrizione prova che Giovanni Paleologo fu associato all'Impero prima dell'anno 1411, epoca della morte di Crisoloras. L'età de' due più giovani figli di esso, Demetrio e Tommaso, entrambi Porfirogeneti, mostra una data anche più autentica, almeno l'anno 1408 (Ducange, Fam. byzant., p. 224-247).
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Uno Scrittore ha osservato che si poteva navigare attorno alla città di Atene (τις ειπεν την πολιν των Αθηναιων υδνασθαι και παραπλειν και περαπλειν, alcuno disse che si poteva costeggiare e navigare intorno alla città di Atene). Ma quanto può essere vero intorno alla città di Costantinopoli, non conviene ad Atene, situata cinque miglia in distanza del mare, nè circondata, o traversata da canali navigabili.
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Niceforo Gregoras ha descritto il colosso di Giustiniano (l. VII, n. XII), ma le sue dimensioni son false e contraddittorie. L'editore Boivin ha consultato il suo amico Girardon, e lo scultore gli ha date le giuste proporzioni di una statua equestre. Pietro Gillio ha parimente veduta la statua di Giustiniano che non posava più sopra una colonna, ma stavasi in un cortile esterno del Serraglio. Egli era a Costantinopoli quando venne fusa per convenirla in un pezzo d'artiglieria (De topograph., C. P. l. II, c. 17).
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V. Gregoras (l. VII, 12, l. XV, 2), intorno alle rovine e alle riparazioni di S. Sofia. Andronico fece puntellare la chiesa, nel 1317, e la parte orientale della cupola rovinò nel 1345. I Greci esaltano, colla solita pompa del loro stile, la santità e la magnificenza di questo paradiso terrestre, soggiorno degli Angeli e del medesimo Dio ec.
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Stando all'originale e sincero racconto di Siropulo (pag. 312-351), lo scisma de' Greci si manifestò la prima volta che ufiziarono a Venezia, e venne confermato dall'opposizione generale del Clero e del popolo di Costantinopoli.
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Quanto allo scisma di Costantinopoli, V. Franza (l. II, c. 17), Laonico Calcocondila (l. VI, p. 155-156) e Duca (c. 31). L'ultimo di questi si esprime con franchezza e libertà. Fra i moderni meritano distinzione il Continuatore del Fleury (t. XXII, p. 238-401, 402 ec.), e lo Spondano (A. D. 1440, n. 30) Ma quando si parla di Roma e di religione, il retto sentire di quest'ultimo annega entro un mare di pregiudizj e di pretensioni.
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Isidoro era Metropolitano di Chiovia, ma i Greci, sudditi della Polonia, hanno trasportata questa residenza dalle rovine di Chiovia a Lemberg o Leopold (Herbestein, in Ramusio, t. II, p. 127); d'altra parte i Russi si posero sotto la dependenza spirituale dell'Arcivescovo, divenuto, dopo il 1588, Patriarca di Mosca. Levesque, (Hist. de Russie, tom. III, p. 188-190), compilazione d'un manoscritto di Torino, Iter et labores archiepiscopi Arsenii.
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Il singolare racconto del Levesque (Storia di Russia, t. II, p. 242-247) è tolto dagli archivj del Patriarcato. Gli avvenimenti di Ferrara e di Firenze vi sono descritti con altrettanta imparzialità ed ignoranza. Ma si può credere ai Russi intorno a quanto riguarda i lor pregiudizj.
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Il Cammanismo, ossia l'antica religione de' Cammari, o Ginosofisti, è stata respinta ai deserti del Nord dalla religione più popolare dei Bramini dell'India; e una Setta di filosofi che andavano affatto ignudi, si vide costretta ad avvilupparsi in pellicce. Coll'andar del tempo tralignarono in una Setta di astrologhi o ciarlatani. I Morvan, o Tsceremissi della Russia europea, professarono questa religione formata sul modello terrestre di un Re, o di un Dio, de' suoi Ministri, o Angeli, e degli spiriti ribelli, che al governo di questo superiore si oppongono. Poichè queste tribù del Volga non ammettono le immagini, poteano a miglior diritto rinversar sui Latini il nome d'idolatri, che ad essi davano i Missionarj. (Levesque, Storia dei popoli sottomessi alla dominazione de' Russi, t. I, p. 194-237, 423-460).
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Spondano (Annal. eccles., t. II, A. D. 1451, n. 13). L'epistola de' Greci colla traduzione latina trovasi tuttavia nella Biblioteca del Collegio di Praga.
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V. Cantemiro, Storia dell'Impero Ottomano, pag. 94. Scrivendo Murad o Morad, sarei forse più corretto, ma ho preferito il nome generalmente conosciuto a questa esattezza scrupolosa, nè molto sicura, quando è d'uopo convertire in lettere romane i caratteri orientali.
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Le leggi e la loro osservanza sono certamente un benefizio a tutti comune. La libertà poi, se non è regolata da prescrizioni governative, facilmente diviene turbolenta e piena di gravi mali. (Nota di N. N.)
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V. Calcocondila (l. VII, p. 186, 188), Duca (c. 33)