Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 9. Edward Gibbon

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 9 - Edward Gibbon

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p. 153). Da Giovanni il Monofisita, Vescovo asiatico, ci è data una delle più autentiche testimonianze che aver si possano in questo proposito, poichè impiegato all'uopo dall'Imperatore (Assemani, Bibl. orient. t. II, pag. 85).

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Si confronti Procopio (Hist. Arcan. c. 28 e le note d'Alemanno), con Teofane (Chron. p. 190). Il Concilio di Nicea aveva commessa al Patriarca, o piuttosto agli astronomi d'Alessandria, l'annua pubblicazione della Pasqua; ed ancora oggi noi leggiamo, o piuttosto non leggiamo mai, le lettere Pasquali di S. Cirillo, di cui ne rimane un buon numero. Dopo il regno del Monofisismo in Egitto, furono i Cattolici assai impacciati da un pregiudizio tanto irragionevole, quanto quello per cui i Protestanti non han voluto per lungo tempo accettare lo stile Gregoriano.

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Vedi su la Religione e la storia dei Samaritani, l'Histoire des Juifs, del Basnagio, opera dotta e imparziale.

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Sichem, Neapoli, Naplous, ch'è la residenza antica e moderna dei Samaritani, giace in una valle fra lo sterile Ebal, il monte delle Maledizioni al Nort, e il fertile Garizim, o sia monte delle Maledizioni al Sud, distante da Gerusalemme dieci od undici ore di viaggio. Vedi Maundrel, (Journey from Aleppo etc. p. 59-63).

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Procopio (Anecdot. c. II); Teofane, (Chron. pag. 152), Giovanni Malala, (t. II, pag. 62). Mi ricordo d'aver letto questa osservazione mezzo filosofica, e mezzo superstiziosa, cioè che la provincia devastata dal fanatismo di Giustiniano fu quella stessa, per cui i Musulmani entrarono nell'impero.

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Le espressioni di Procopio sono notabili: ου γαρ οι εδοκει φονος ανθρωπον εινακ, ην γε μη τηςαυτου δοξην οι τελευτωντες τυχοιεν οντες, imperocchè non gli pareva che fosse un fare strage degli uomini, se gli uccisi non erano della sua fede (Anecdot. c. 13).

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Vedi la Cronaca di Vittore p. 328, e la testimonianza originale delle leggi di Giustiniano. Pei primi anni del regno di costui Baronio è molto di buon umore con esso, poichè accarezzò i Papi sino a tanto che li tenne soggetti alla sua volontà.

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Procopio Anecdot. c. 13. Evagrio l. IV, c. 10. Se l'Istorico ecclesiastico non ha letto l'Istorico secreto, provano almeno i lor sospetti comuni, che l'odio del Pubblico era generale.

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Vedi sui tre Capitoli gli Atti originali del quinto Concilio generale tenuto a Costantinopoli; vi si trovano molti fatti autentici, ma inutili (Concil. t. VI, p. 1-419). Evagrio autor greco, è meno minuzioso e meno esatto (l. IV, c. 38) dei tre zelanti Affricani, Facondo (ne' suoi dodici libri De tribus capitulis, pubblicati da Sirmond in modo correttissimo), Liberato (nel suo Breviarum, c. 22, 23, 24), e Vittorio Tunnunense (nella sua Chron. in t. I, antiq. Lect. Canisii, pag. 330-334). Il Liber pontificalis od Anastasio (in Vigilio, Pelagio, etc.), è una prova originale, ma tutta in favore degli Italiani. Potrà il lettor moderno ricavar qualche notizia dal Dupin (Bibl. ecclésiast. t. V, p. 189-207), e dal Basnagio (Hist. de l'Eglise, t. I, p. 519-541); ma il secondo disprezza troppo l'autorità e il carattere de' Papi.

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Origene era di fatto assai propenso ad imitare la πλανη l'errore, e la δυσσεβεια l'empietà degli antichi Filosofi (Giustiniano ad Mennam, in Concil. t. VI, p. 356); mal s'accordavano collo zelo ecclesiastico le sue opinioni moderate, e fu trovato reo dell'eresia della ragione.

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Basnagio (Praefect. p. 11-14 ad tom I; Antiq. Lect. Canis.) ha benissimo pesato la colpa e l'innocenza di Teodoro di Mopsuesta: se compose diecimila volumi, vuole la carità che se gli perdonino diecimila errori. Egli è registrato, ma senza i suoi due confratelli nei cataloghi degli Eresiarchi, formati dopo di lui; ed Assemani (Bibl. orient. t. IV p. 203-207), manca al suo impegno di giustificare quel decreto.

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Vedi le doglianze di Liberato e di Vittore, e le esortazioni di Papa Pelagio al conquistatore ed all'Esarca d'Italia. Schisma… per potestates pubblicas opprimatur. etc. (Concil. t. VI, p. 467, etc.). Si teneva un esercito a reprimere la sedizione in una città dell'Illiria. Vedi Procopio (De Bell. Goth. l. IV, c. 25) ων περ ενεκα σφισιν αυτοις οι Χριςιανοι διαμαχονται, per queste cagioni i Cristiani si facean guerra fra loro. Par che prometta una storia della Chiesa: sarebbe stata curiosa e imparziale.

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Papa Onorio riconciliò colla Chiesa, (A. D. 638), i Vescovi del patriarcato d'Aquileia; (Muratori, Annal. d'Ital. t. V, p. 376); ma ricaddero nello scisma, il quale non s'estinse al tutto che nel 698. Quattordici anni prima tacitamente non avea voluto la chiesa di Spagna sottomettersi al quinto Concilio generale (XIII Concil. Toletan. in Concil. t. VII, p. 487-494).

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Nicezio, vescovo di Treveri. (Concil., t. IV, pag. 511-513) pel suo rifiuto di condannare i tre Capitoli, fu separato dalla comunione dei quattro Patriarchi, non che la maggior parte dei prelati della Chiesa gallicana (San Gregor. epist. l. VII; epist. 5 in Concil. t. VI, p. 1007). Baronio quasi quasi pronuncia la dannazione di Giustiniano (A. D. 565, n. 6).

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Dopo avere Evagrio narrata l'ultima eresia di Giustiniano (l. IV, c. 39, 40, 41), e l'editto del suo successore, (l. V, c. 3), non mette più nella sua storia fatti ecclesiastici, ma solamente civili.

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La Croze (Christian. des Indes, t. I, p. 19, 20) ha notato questa straordinaria e forse inconseguente dottrina dei Nestoriani; vien'essa esposta più minutamente da Abulfaragio (Bibl. orient. t. II, 292; Hist. dynast., pag. 91, vers. lat., Pocock), e dall'istesso Assemani (t. IV, p. 218); pare che ignorino, ch'essi poteano allegare l'autorità positiva dell'Ectesi. Ο μιαρος Νεςοριος καιπερδιαιρων ιην θειαν του Κυριου ενανθρωπησιν, και δυο εισαγων υιους δυο θελεματα τουτων ειπειν ουν ετολμησε, τουναντιον δε ταυτο βουλιαν των… δωο προσωπων εδοξασε, l'iniquo Nestorio, benchè col dividere la divina Umanità del Signore e introdurre due Nature, (rimprovero ordinario dei Monofisiti) non ebbe coraggio di asserire due volontà in esse, e per l'opposito opinò esser una la volontà delle due Persone. (Concil. t. VII, p. 205).

122

Vedi la dottrina ortodossa in Petavio: (Dogmata Theolog. t. V, l. IX, c. 6-10, p. 433-447). Tutte le profondità di queste controversie si scontrano nel dialogo greco tra Massimo e Pirro (ad calcem, tom. VIII Annal. Baron. pag. 755-794); e di fatto questo dialogo era stato tenuto in una conferenza che originò una conversione di poca durata.

123

Impiissimam Ecthesim… scelerosum typum (Concil. t. VII, pag. 366), diabolicae operationis genimina (forse germina, o altrimenti secondo la greca parola γενεματα, frutti, produzioni, dell'originale), Concil. pag. 363-364. Parole son queste del XVIII anatema. L'epistola di Martino ad Amando, un de' Vescovi della Gallia, maltratta con pari acerbità i Monoteliti, e la loro eresia. (p. 392).

124

I mali di Martino e di Massimo son descritti con una semplicità patetica nelle lor lettere, e ne' loro Atti originali. (Concil. t. VII, p. 63-68. Baron. Annal. eccles. A. D. 656 n. 2 et annos subsequent.) Il gastigo per altro della lor disubbidienza,

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