I misteri del castello d'Udolfo, vol. 2. Анна Радклиф
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу I misteri del castello d'Udolfo, vol. 2 - Анна Радклиф страница 6
Da una piccola eminenza, ella osservò le immense pianure della Guascogna, e le vette irregolari dei Pirenei che sorgevano da lontano sull'orizzonte, illuminate già dal sole nascente. « Care montagne, » diss'ella fra sè, « quanto tempo passerà prima ch'io vi rivegga! quante disgrazie in quest'intervallo, potranno aggravare la mia miseria! Oh! s'io potessi esser sicura di non ritornar mai più, ma che Valancourt vivesse un giorno per me, partirei in pace! Egli vi vedrà, vi contemplerà, mentr'io sarò lontana di qui. »
Gli alberi della strada, che formavano una linea di prospettiva alle immense distanze, stavano per nasconderne la vista; ma gli azzurri monti distinguevansi ancora traverso il fogliame, ed Emilia non si tolse dalla portiera fin quando non li ebbe totalmente perduti di vista.
Un altro oggetto risvegliò in breve la sua attenzione. Aveva essa osservato appena un uomo che camminava lungo la strada col cappello calato sugli occhi, ma ornato d'un pennacchino militare. Al rumore delle ruote egli si voltò, ed essa riconobbe Valancourt. Le fece un segno, si avvicinò alla carrozza, e dalla portiera le pose in mano una lettera. Si sforzò di sorridere in mezzo alla disperazione che vedevasegli dipinta sul volto; questo sorriso restò impresso per sempre nell'anima di Emilia: si affacciò allo sportello, e lo vide su d'una collinetta, appoggiato ad uno degli alberi che l'ombreggiavano; seguiva cogli occhi la carrozza, e stese le braccia; ella continuò a guardarlo fintantochè la lontananza non n'ebbe cancellati i lineamenti, e che la strada, svoltando, nol fece sparire affatto.
Si fermarono ad un castello poco lontano per prendervi Cavignì, e i viaggiatori percorsero le pianure della Linguadoca. Emilia fu relegata, senza riguardo, colla cameriera di sua zia nella seconda carrozza. La presenza di costei le impedì di legger la lettera di Valancourt, non volendo esporsi alle di lei probabili osservazioni sulla commozione che avrebbele cagionato la lettura della medesima. Nulladimeno, n'era tale la curiosità, che la sua mano tremante fu mille volte sul punto di romperne il sigillo. All'ora del pranzo, Emilia potè aprirla: essa non aveva mai dubitato de' sentimenti di Valancourt; ma la nuova assicurazione che ne riceveva, restituì un po' di calma al suo cuore. Bagnò la lettera con lacrime di tenerezza, e la mise da parte per leggerla quando sarebbe stata soverchiamente afflitta, e per occuparsi di lui meno dolorosamente di quello avesse fatto la loro separazione. Dopo molti dettagli che l'interessavano assai, perchè esprimevano il suo amore, ei la supplicava di pensar sempre a lui al tramonto del sole. « I nostri pensieri allora si riuniranno, » diceva egli; « io attenderò il tramonto colla maggiore impazienza, e godrò dell'idea che i vostri occhi si fisseranno in quel momento sopra i medesimi oggetti che i miei, e che i nostri cuori si comprenderanno. Voi non sapete, Emilia, la consolazione che me ne riprometto, ma mi lusingo che la proverete anche voi. »
È inutile dire con qual commozione Emilia aspettò tutto il giorno il tramonto del sole: lo vide finalmente declinare su d'immense pianure, lo vide scendere, ed abbassarsi dalla parte ove abitava Valancourt. Da quel momento il di lei spirito fu più tranquillo e rassegnato di quello nol fosse stato dopo il matrimonio di Montoni e di sua zia.
Per molti giorni i viaggiatori traversarono la Linguadoca, e quindi entrarono nel Delfinato. Dopo qualche tragitto pe' monti di quella provincia pittoresca, scesero dalle carrozze, e cominciarono a salir le Alpi. Qui si offrirono ai loro occhi scene così sublimi, che la penna non potrebbe imprendere a descriverle in verun modo. Queste nuove e sorprendenti immagini occuparono talmente Emilia, che talfiata le fecero allontanare l'idea costante di Valancourt. Più spesso esse le rinnovavano la rimembranza de' Pirenei, che avevano ammirati insieme, e di cui allora credeva che nulla superasse la bellezza. Quante volte desiderò di comunicargli le nuove sensazioni che l'animavano a questo spettacolo: quante volte si compiaceva essa d'indovinare le osservazioni ch'egli avrebbe fatte, e se lo figurava sempre vicino: queste idee nobili e grandiose davano alla di lei anima, ai di lei affetti una nuova vita.
Con quali vive e tenere emozioni si univa essa ai pensieri di Valancourt all'ora del tramonto! Vagando in mezzo alle Alpi, contemplava quell'astro maraviglioso che si perdeva dietro le lor vette, le cui ultime tinte morivano sulle punte coperte di neve, e questo teatro s'avvolgeva in una maestosa oscurità. Passato quel momento, Emilia distolse gli occhi dall'occidente col dispiacere che si prova alla partenza d'un amico. L'impressione singolare che spande il velo della notte, a misura che si svolge, veniva vie più accresciuta da quei sordi rumori che non si ascoltano mai se non al progressivo calar delle tenebre, e che rendono la calma generale assai più imponente: è il lieve stormir delle foglie, l'ultimo soffio della brezza che s'alza al tramonto, il mormorio dei vicini torrenti.....
Nei primi giorni di questo viaggio attraverso le Alpi, la scena rappresentava un avvicendarsi sorprendente di deserti e d'abitazioni, di colti e di terreni sterili. Sull'orlo di spaventosi precipizi, nelle cavità delle rupi, al disotto delle quali si vedeva una folta nebbia, si scoprivano villaggi, campanili e monasteri. Verdi pascoli, ubertosi vigneti, formavano un contrasto interessante co' sovrapposti massi perpendicolari, le cui punte di marmo o granito coronavansi di eriche, e non mostravano che rocce massicce ammucchiate le une sull'altre, terminate da monti di neve, d'onde cascavano i torrenti rumoreggianti in fondo alla valle.
La neve non era ancora sciolta sulle alture del Cenisio, che i viaggiatori traversarono con qualche difficoltà; ma Emilia, osservando il lago di ghiaccio, e la vasta pianura circondata da quelle rupi scoscese si raffigurò facilmente la bellezza di cui si sarebbero ornate allo sparir della neve.
Scendendo dalla parte dell'Italia, i precipizi divennero più spaventosi, le vedute più alpestri e maestose. Emilia non si stancava di guardare le nevose cime de' monti alle differenti ore del giorno: rosseggiavano al levar del sole s'infiammavano al mezzogiorno, e la sera rivestivansi di porpora; le tracce dell'uomo non si riconoscevano che alla zampogna del pastore, al corno del cacciatore, o all'aspetto d'un ardito ponte gettato sul torrente per servir di passaggio al cacciatore lanciato sull'orme del camoscio fuggitivo.
Viaggiando al di sopra delle nuvole, Emilia osservava con rispettoso silenzio la loro immensa superficie, che bene spesso cuopriva tutta la scena sottoposta, e somigliava ad un mondo nel caos; altre volte, nel diradarsi, lasciavano travedere qualche villaggio o una parte di quell'impetuoso torrente, il cui fracasso faceva rimbombar le caverne; si vedevano le rupi, le loro punte di ghiaccio, e le cupe foreste d'abeti che arrivavano alla metà delle montagne. Ma chi potrebbe descrivere l'estasi di Emilia quando scuoprì per la prima volta l'Italia! Dal ciglione uno dei precipizi spaventosi del Cenisio, che stanno all'ingresso di cotesto bel paese, gettò gli sguardi alle falde di quelle orride montagne, e vide le ubertose valli del Piemonte e l'immense pianure della Lombardia. La grandezza degli oggetti che le s'affacciarono improvvisamente, la regione de' monti, che sembravano accumularsi, i profondi precipizi sottoposti, quella cupa verzura d'abeti e di querce che ricuopriva le profonde voragini, i torrenti fragorosi, le cui rapide cascate sollevavano una specie di nebbia, e formavano mari di ghiaccio, tutto prendeva un carattere sublime e contrapposto alla quiete e alla bellezza dell'Italia; questa bella pianura che aveva per limiti l'orizzonte ne accresceva vie più lo splendore con le tinte cilestri che si confondevano coll'orizzonte medesimo.
La signora Montoni era spaventatissima osservando i precipizi, sull'orlo dei quali i portantini correvano con leggerezza pari alla celerità, e saltavan come camosci. Emilia tremava egualmente, ma i di lei timori erano un misto di sorpresa, d'ammirazione, di stupore e di rispetto, onde non avea mai provato nulla di simile.
I portantini si fermarono per prender fiato, ed i viaggiatori sedettero sulla cima d'una rupe. Montoni e Cavignì disputarono sul passaggio di Annibale attraverso le Alpi: quegli pretendeva che fosse entrato dal Cenisio, e questi sosteneva ch'era sceso dal San Bernardo. Questa controversia presentò all'immaginazione di Emilia tutto ciò che aveva dovuto soffrire quel famoso guerriero in un'impresa così ardita e perigliosa.
La signora Montoni intanto guardava