Il Vero E Il Verosimile. Guido Pagliarino

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Il Vero E Il Verosimile - Guido Pagliarino

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nostra azienda? Non le pare che sarebbe doveroso?"

      "…ma cosa dice?!" s'era allarmato Bruno.

      "Dico, caro mio, che la vostra posizione è dovuta al Pittò, ed è ora che ricambiate."

      "La nostra pos..."

      "Sì, parlo turco? La vostra posizione. Lo sanno tutti che fu lo zio a finanziare a fondo perduto l'ufficio del dottor Seta" – Bruno era a bocca aperta – "e che fu lui a regalarvi l'alloggio dove abitate, per affetto verso la sua defunta mamma, che trattava come la figlia che non aveva potuto avere dalla moglie."

      "La figlia, la moglie, la mamma... Si riferisce forse a mia madre?"

      "Sì; perché, lei non ha avuto forse una mamma?" l'aveva dileggiato con un ghigno.

      "…ma se il cavaliere ha conosciuto mia zia quando mia madre era già morta!"

      Il Fringuella stava per replicare, ma il giovane: "Lo studio era già addirittura di mio nonno e così pure l'appartamento. È chiaro o no?"

      Il dottore l'aveva fissato, storcendo di più la bocca in un peggiore sogghigno, come a dirgli: "A chi la racconti?"

      Bruno s'era irrimediabilmente adirato: "La pianti di guardarmi in ‘sto modo, deficiente!"

      L'altro allora, ad alta voce come lui, ma senza alzarsi dalla sedia dov'era stravaccato: "Bugiardo! Sono anzi convinto che, in questo momento, il Pittò stia nascondendo dei soldi presso suo padre, in attesa del fallimento."

      "È pazzo?" e, preso lo schienale con le due mani, aveva rovesciato a terra il Fringuella. Poi, era corso a cercare lo zio. In verità, s'era subito dispiaciuto di quell'aggressione: in fondo, l'uomo era di certo brillo e non era più un ragazzo. Non poteva, però, tornare a scusarsi: sarebbe stato come far intendere al direttore ch'egli avesse avuto ragione in tutto. Il rimorso gli sarebbe rimasto.

      Trovato il cavaliere, mentre già stava per riferirgli l'accaduto, Bruno s'era ricordato tuttavia, improvvisamente, della prima volta che il Fringuella aveva accennato all'argomento, quando gli aveva detto che era al Pittò che la famiglia Seta doveva la propria posizione, e lui aveva ingenuamente capito che si riferisse solo alla promessa d’associarlo nell'azienda. Così non era stato delirio alcolico? No: aveva sentito a quel punto, con assoluta certezza, che non s'era affatto trattato di un'invenzione del dottore, ma ch’era stato il parente a far correre quella voce. Perciò, invece di riferire, gli aveva chiesto secco, a voce alta e viso buio: "Come ti sei permesso d'inventarti una cosa simile? Quando mai hai regalato soldi a mio padre? Quando mai ci hai fatto una posizione? Come hai osato sporcarci così?"

      "Uh!" era stata la sola risposta dello sbiancato industriale, ch’era quasi corso via e, montato al posto di guida della propria macchina presidenziale, nonostante la pessima vista aveva avviato il motore ed era partito a tutto gas.

      Bruno, dietro a lui ma non all'inseguimento, se n’era andato a sua volta, senza avvertire nessuno e per non tornare mai più.

      Appena due mesi dopo, il Pittò era fallito

      Il male, che ha per massimo strumento la menzogna, anzi è tale esso stesso, raggiunge il suo colmo quando il falso è completamente mascherato di verità e la verità ha la verosimile apparenza di bugia. Di ciò nessuno può dubitare, perché ogni persona ne è, prima o poi, la vittima. Cambiano solo i nomi, coincidenza sfortunata, diffamazione, diavoleria... che alla menzogna che addosso ci cola, dovuta alle circostanze o alla cattiveria altrui, usiamo conferire. Era questo il male che già aveva toccato la famiglia Seta e che Bruno, col tempo, ancor più perseguitato, scherzandone amaramente con la moglie avrebbe battezzato il Diavolo Verosimile.

      Alcuni credono inoltre, e qui ognuno la pensi come preferisce, che vaghino nel mondo anche alquanti demoni inferiori, detti baronti, la cui funzione, nella lotta di libertà fra il Bene e il suo nemico, sarebbe d'umiliare con scherzi feroci la volontà degli esseri umani già colpiti da altre sofferenze. Se non c'è prova alcuna dell'esistenza di quegl’infimi spiriti, spontaneamente verrebbe di pensare ch’essi esistano davvero, tanto sono frequenti quei casi nella vita d'un pover'uomo, cioè di tutti.

      Forse per il divertimento d'uno di quei demoni, e sicuramente per l'ormai lontano interessamento nella capitale dell'amico romano, l'unico vero e il solo che gli sarebbe rimasto, giusto il giorno dopo la dichiarazione di fallimento era giunta al Pittò la promozione a Cavaliere Ufficiale3

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