Le avventure di Cipollino / Приключения Чиполлино. Книга для чтения на итальянском языке. Джанни Родари

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Le avventure di Cipollino / Приключения Чиполлино. Книга для чтения на итальянском языке - Джанни Родари Lettura con gli esercizi

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mattina il Cavalier Pomodoro si ripresentò, a bordo della sua carrozza tirata da quattro cetrioli; ma stavolta era accompagnato da una dozzina di guardie. Senza tanti complimenti[43] il sor Zucchina fu fatto sgomberare[44] e nella sua casetta fu messo un terribile cagnaccio, di nome Mastino.

      – Così, – esclamò Pomodoro guardandosi attorno con aria di minaccia, – i monelli del paese impareranno a portarmi rispetto, a cominciare da quel monello forestiero che Mastro Uvetta si è preso in casa.

      – Bene, bene, – approvò Mastino.

      – Quanto a quel vecchio scimunito di Zucchina, imparerà ad opporsi ai miei ordini. Se vuole una casa, c'è un posto per lui in prigione. Là dentro c'è posto per tutti.

      – Bene, bene, – approvò di nuovo Mastino.

      Mastro Uvetta e Cipollino, sulla soglia della bottega, assistettero a quella scena senza poter muovere un dito. Zucchina si sedette tristemente su un paracarro a lisciarsi la barba. E ogni volta che se la lisciava gli restava in mano un pelo. Così decise di non toccarsi più la barba per non consumarla. Se ne stava seduto sul paracarro zitto zitto, e sospirava, perché avrete già capito che Zucchina aveva una grande riserva di sospiri.

      Pomodoro rimontò in carrozza. Mastino si mise sull'attenti[45] e gli presentò la coda.

      – Tu, fai buona guardia, – comandò il Cavaliere. – Diede una frustata[46] ai quattro cetrioli e la carrozza ripartì.

      Era una bella giornata d'estate, molto calda. Mastino passeggiò per un po' davanti alla casetta, in su e in giù, dimenando la coda per darsi delle arie.[47] Poi cominciò a sudare e pensò che gli avrebbe fatto piacere un bicchiere di birra. Si guardò attorno per vedere se c'era qualche monello da mandare all'osteria a prendere la birra, ma monelli non se ne vedevano. C'era Cipollino sulla soglia della bottega di Mastro Uvetta che tirava lo spago, ma, chissà perché, da quella parte Mastino sentiva un odore sospetto. Decise di non dirgli nulla.

      Il caldo aumentava col salir del sole, e col caldo la sete.

      – Chissà cos'ho mangiato, questa mattina, – borbottava Mastino. – Che mi abbiano messo troppo sale nella zuppa? Mi sembra di avere il fuoco in gola e ho la lingua di cemento armato.

      Cipollino si fece sulla porta a dare un'occhiata.[48]

      – Ehi! – guaì Mastino con un fil di voce.

      – Dite a me?

      – Sì, dico a voi, giovanotto. Mi andreste a prendere una aranciata?

      – Ci andrei volentieri, signor Mastino, ma giusto adesso il mio padrone mi ha dato questa scarpa da risuolare e non ho tempo.

      E rientrò senz'altro nella bottega.

      – Che maleducato! – brontolò il cane, scuotendo con rabbia la catena che gli impediva di fare senz'altro una scappata all'osteria.

      Dopo un poco, Cipollino si affacciò di nuovo.

      – Signorino, – mormorò Mastino, – mi portereste un bicchiere d'acqua?

      – Io sì che ve lo porterei, – rispose pronto Cipollino, – ma giusto adesso il mio padrone mi ha comandato di rimettere i tacchi a un paio di scarpe del barbiere.

      Verso le tre del pomeriggio il sole scottava tanto che perfino i sassi sudavano. Il Mastino non ne poteva più. Allora Cipollino riempì d'acqua una bottiglia e ci versò una polverina bianca che la moglie di Mastro Uvetta usava per addormentarsi la sera. Difatti la povera donna era tanto nervosa che senza quella polverina non le riusciva di dormire.

      Cipollino mise il pollice sulla bocca della bottiglia e poi, portandosela alle labbra, finse di bere.

      – Ah! – esclamò poi lisciandosi la gola, – quant'è fresca!

      Il Mastino inghiottì un litro di acquolina e per un momento gli parve di star bene.

      – Signor Cipollino, – disse poi, – è molto buona quell'acqua?

      – Buona? Dite pure che è meglio del rosolio.

      – E non ci sono microbi?

      – Macché, è acqua purissima, distillata da un professore dell'università di Barberino.

      E così dicendo si portò di nuovo la bottiglia alla bocca e finse di inghiottirne un paio di sorsate.

      – Signor Cipollino, – fece il Mastino, – com'è che la bottiglia resta sempre piena?

      – Dovete sapere, – rispose Cipollino, – che questo è un regalo del mio povero nonno. E' una bottiglia che non si vuota mai.

      – Me ne dareste una sorsatina? Tanto come un cucchiaio mi basterebbe.

      – Una sorsatina? Ma io ve ne dò una mezza dozzina di bottiglie! – rispose Cipollino.

      Figuratevi la gioia di Mastino: non la finiva più di ringraziare[49] il ragazzo, gli leccava le ginocchia dimenando la coda come non avrebbe fatto nemmeno per le sue padrone, le Contesse del Ciliegio. Cipollino gli porse la bottiglia. Il cane se l'attaccò alle labbra e bevve, la bevve tutta fino in fondo con una sola sorsata e stava per dire:

      – E' già finita? Non mi avevate detto che era una bottiglia miracolosa?

      Ma non fece in tempo a dirlo e cadde addormentato.[50]

      Cipollino lo slegò dalla catena, se lo caricò sulle spalle e si avviò verso il Castello. Si voltò indietro ancora una volta a guardare il sor Zucchina che ripigliava possesso della sua casuccia:[51] nel finestrino, la faccia del vecchietto, con la sua barba rossiccia spelacchiata, sembrava il ritratto della felicità.

      – Povero cagnaccio! – pensava Cipollino camminando verso il Castello. – Te l'ho dovuta fare. Chissà se mi ringrazierai ancora per l'acqua fresca, quando ti sveglierai.

      Il cancello del parco era aperto. Cipollino posò il cane sull'erba, lo accarezzò dolcemente e disse:

      – Scusami tanto, e salutami il Cavalier Pomodoro.

      Il Mastino rispose con un mugolio felice: stava sognando di nuotare in un laghetto in mezzo alle montagne, un laghetto di acqua fresca e dolcissima, e nuotando beveva a sazietà, diventava d'acqua lui pure, un cane d'acqua, con due orecchie d'acqua e una coda d'acqua zampillante.

      – Sogna in pace, – disse Cipollino. E tornò al villaggio.

      Rispondete alle domande:

      1. Il Cavalier Pomodoro si ripresentò, a bordo della sua carrozza tirata da?

      2. Chi fu messo nella casetta del sor Zucchina?

      3. Secondo il Cavaliere, dove c’era un posto per Zucchina, se questi volesse una casa?

      4.

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<p>43</p>

без всяких церемоний

<p>44</p>

был выдворен

<p>45</p>

встал по стойке смирно, взял под козырек

<p>46</p>

хлестнул

<p>47</p>

чтобы поважничать

<p>48</p>

выглянул за порог, чтобы посмотреть, как дела

<p>49</p>

без конца благодарил

<p>50</p>

тут же уснул

<p>51</p>

вновь завладел своим домишкой