Bollettino del Club Alpino Italiano 1895-96. Various
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Presiedette pure il comitato formatosi per attuare il progetto di riparare la mulattiera e tracciare un sentiero che salisse al Col Fenêtre in Valpellina, comitato che ottenne dalle Autorità svizzere, il compimento dell’opera sul versante di Val di Bagnes.
Ai suoi aiuti morali e finanziari è dovuta la esecuzione del sentiero che attraversa il Colle di Valcornera, quello del Tournalin, la costruzione di un «pavillon» sul Pic Sismonda e di tutte le capanne della Sezione, la pubblicazione di un album ove sono illustrate la Valpellina, la Valgrisanche e le Valli di Cogne e Rhême, fattasi per sottoscrizione, in capo alla quale Egli figura per lire 200, la fondazione della Scuola di Agricoltura, della Scuola per le Piccole Industrie e della nuova Società d’Apicoltura, ecc. ecc., tanto che il Comizio Agrario di Aosta che aveva avute da lui sì larghi incoraggiamenti nel 1871 lo nominava suo Presidente Onorario e l’anno successivo il Consiglio Comunale di detta Città credette dover suo concedergli la cittadinanza onoraria1.
Nel 1869 con Felice Giordano, Giovanni Battista Rimini ed Igino Cocchi fondava in Firenze un’altra Sezione del Club Alpino, che presiedette poi sino ai suoi ultimi giorni e che sotto di lui ha compiute importantissime opere, quali la pubblicazione di Annuari, di un Catalogo della biblioteca sezionale, delle Guide dei Bagni di Lucca, delle dimore estive in Toscana, del Casentino, di Vallombrosa, di Montepiano, ecc., la costruzione di sentieri, al Callare di Matanna ed al Procinto, fra la Garfagnana e la Versilia, il rimboschimento al Capo d’Arno, e di larghe estensioni di terreno in diverse regioni dell’Appennino Toscano e delle Alpi Apuane, l’impianto di alberghi, il collocamento di migliaia di pesci nei torrenti, la fondazione delle Stazioni Alpine di Stia, di Lucca, di Prato, la costruzione del Ricovero Dante sul Monte Falterona e quello al Lago Scaffaiolo nella montagna Pistoiese. Diede inoltre largo sviluppo alle gite sociali ed alle escursioni scolastiche, contribuendo così a far ampiamente conoscere il Casentino, Vallombrosa, Montepiano, il Mugello, le montagne Pistoiesi e Lucchesi, le Alpi Apuane e la Lunigiana.
Fu sotto la sua presidenza ed auspici, che nel giugno 1876 la Sezione di Firenze tenne in Pistoia, con felicissimo esito, il IXº Congresso Alpino, e nel 1893 ebbe luogo la Riunione intersezionale al Procinto (Alpi Apuane), in occasione della quale benchè avesse allora ormai raggiunti 68 anni, Egli salì con una ventina di soci sulla vetta di quel monte curioso, vera torre di roccia, per calcare il cui vertice dovette affrontare il pericolo di salire per una scala di legno alta 8 metri poggiata contro la parete a picco, ed oltr’essa innalzarsi su per 265 scalini tagliati nella viva roccia. Quel giorno venne inaugurata lassù in onore del Budden una lapide con medaglione-ritratto di Lui, scolpito in marmo statuario di Carrara.
Nel 1879 di passaggio a Genova con Damiano Marinelli, in occasione di una gita al Monte di Portofino, gettava le basi di quella Sezione Ligure, oggi floridissima.
Sapendo quanto l’iniziativa personale e la buona volontà servissero a dar incremento alle Sezioni, ne visitava or l’una or l’altra ed avrebbe voluto e propose che la Sede Centrale inviasse tutti gli anni qualcuno dei suoi membri a vedere quelle che avevano maggior bisogno d’incoraggiamento, di consiglio, onde rianimarle, metterle sul giusto cammino.
Rappresentò il Club Alpino Italiano ai Congressi del Club Alpino Svizzero tenutisi a Sion (1874) ed a Ginevra (1879), a quelli del Club Tedesco-Austriaco in Villach ed a Innsbruck, a quelli del Club Alpino Francese tenutisi a Parigi in occasione dell’Esposizione universale del 1878 e nell’agosto 1889, al Mont Dore (1882) ed a Sixt e Chamonix (1883), e presiedette la riunione degli Alpinisti Francesi ed Italiani tenutasi sul Colle del Moncenisio nell’anno 1875.
In occasione del Congresso tenutosi in Torino nell’agosto 1874, Quintino Sella fece speciale menzione delle benemerenze del Budden verso la nostra Istituzione e nell’assemblea del 1889 i delegati di tutta Italia lo proclamavano Socio Onorario.
Era pure Socio Onorario dell’Alpine Club di Londra, del Club Alpino Francese, della Società Alpina Friulana, della Società Alpina dei Tatry (Ungheria), del Club Alpino Polacco di Cracovia, socio corrispondente dell’Appalachian Mountain Club di Boston, socio effettivo di gran parte degli altri Clubs e Società Alpine di Europa, Delegato della Sezione di Napoli del nostro sodalizio, membro di molti Comitati e Commissioni speciali nelle quali in sì lungo volgere di anni la sua parola assennata, i suoi consigli pratici furono sempre ascoltatissimi.
Ci legò e mantenne in buoni rapporti con tutti i Clubs Alpini esteri coi quali, come coi più eminenti alpinisti stranieri, era in continua corrispondenza facendo, come argutamente egli ci disse all’ultima festa tenutasi in suo onore al Monte dei Cappuccini in Torino, da ministro degli esteri del Club Alpino Italiano.
Di Lui, fornito non solo di sublimi doti di mente e di cuore, ma ben anco di largo censo, rimarrebbe ora a dire quanto l’animo suo grande e generoso lo condusse a compiere per i poverelli, se la sua modestia eccezionale non avesse nascosto con un velo quasi impenetrabile le infinite sue opere di pietà. Sarebbe questa certamente la pagina più gloriosa di tutta la sua esistenza.
Condusse sempre vita modesta, non adeguata alla cospicua fortuna di cui disponeva, destinando ad opere di beneficenza, a lenire miserie, senza la minima ostentazione, quanto non eragli strettamente necessario, secondo le norme del Vangelo, di cui era fervente osservatore. E nello stesso modo che può dirsi come nessun infortunio che abbia colpito gli abitanti delle Alpi o degli Appennini sia stato da lui dimenticato, così è da asserire che nessun povero si è mai rivolto invano a lui che, allorquando per avventura le generose sue elargizioni avevano esaurite le somme disponibili, non esitava punto a privarsi degli oggetti personali di prima necessità, pur di venire in loro aiuto.
L’animo suo benefico, il suo carattere dolce, la sua timidezza che lo portava a nascondere ogni suo atto, a far quanto poteva onde si parlasse il meno possibile di Lui, facevano strano contrasto colla tenacia eccezionale della sua fibra, colla sua ferrea volontà, che lo sorresse sempre nel lento e continuo lavoro di rigenerazione ch’Egli voleva compiere.
Sposata la causa dell’Alpinismo nei giovani anni, vi dedicò tutti i suoi giorni, informò ad essa tutti i suoi atti, predicando incessantemente onde si comprendesse qual campo immenso essa abbraccia, quanti benefici frutti apporterà alla nostra patria. Egli vedeva in essa un elevatissimo problema, dalla cui soluzione si deve attendere, fisicamente, moralmente ed economicamente, frutti d’inestimabile valore.
«Tale era l’uomo, che piangiamo estinto, tale il collega che perdemmo irreparabilmente. Ma uomini che, come il Budden, sono l’incarnazione dei più alti ideali dell’umanità, non muoiono; essi sopravvivono allo sfacelo della materia nei loro ideali stessi, che sono immutabili. Se l’Apostolo dell’Alpinismo abbandonò le sue forme terrene, rimane fra noi imperituro il suo vangelo. E nella venerazione degli Alpinisti Italiani, nel Pantheon dei benemeriti della nostra Istituzione il posto di Riccardo Enrico Budden è accanto a Quintino Sella e a Bartolomeo Gastaldi.»2
A tener desta la sua memoria che sarà sprone a tutti gli alpinisti a proseguire sulla via da lui tracciata, nel gruppo del Gran Paradiso una vetta alta 3687 m. porta il suo nome, che venne pur dato ad un Colle delle Alpi Pennine ed al rifugio costruito dalla Sezione di Aosta sulla Becca di Nona (Pic Carrel), e che l’amico suo abate Stoppani registrò a lettere d’oro nel libro «Il bel Paese.» Monumenti questi, coll’opere sue, degni dell’Apostolo dell’Alpinismo Italiano.
Emilio Rey
Non parte mai del tutto chi lascia dietro di sè buona
1
A questo proposito ci sembra opportuno riferire testualmente la deliberazione Consigliare presa in data 20 maggio 1872, la quale enumera i preclari titoli di benemerenza del Budden a riguardo della Valle d’Aosta.
«Considérant que M.r Budden n’a cessé, depuis qu’une bonne étoile et son goût du beau le conduisirent dans nos montagnes, de vouer un intérêt particulier à la Vallée et principalement à cette Ville où il a établi une Succursale du Club Alpin, de laquelle il est le digne Président honoraire et l’âme vivante; qu’il cherche sans cesse à faire connaître la beauté de nos sites et la majesté de nos pics gigantesques et à nous attirer les touristes et les voyageurs, tant par ses nombreuses relations particulières que par la voie du journalisme; que, dans ce but, il est toujours là à suggérer de bonnes directions à nos hôtels et des conseils pratiques à nos guides; qu’à son initiative ed à sa persévérante bonne volonté sont dues les améliorations au pavé et aux promenades de Courmayeur, la construction de la grotte d’abri au Mont-Cervin, la prochaine construction d’une cabane au Col Sismonda, le chemin du Tournalin, etc.;
«Qu’il ne se contente pas d’étudier et de nous communiquer avec une amitié constante tous les moyens propres à nous attirer les étrangers et les amis de la belle, riche et variée nature de nos montagnes, mais qu’aux conseils, il joint toujours l’aide puissant de ses libéralités, témoin la belle part qu’il prend à toutes le souscriptions, le prix qu’il a établi pour l’inventeur du meilleur système de reboisement de nos forêts, cette collection d’ouvrages, de cartes géographiques, d’itinéraires, de dessins, de lithographies et ce beau portrait en grand de notre compatriote regretté M.r le Chanoine Georges Carrel qui ornent et embellissent notre salle du Club;
«Que tous ces mérites sont des titres à notre reconnaissance et constituent le vrai citoyen;
«Ce Conseil, voulant consacrer, par un acte légal, la manifestation de l’opinion publique et de ses propres sentiments,
«A délibéré, à l’unanimité des suffrages, de conférer à M.r le chevalier Budden le titre honorifique de
«Préalable lecture, la présente a été signée comme suit.
2
Vedi “Riv. Mens.„ vol. XIV (1895) pag. 459.