Il Peso dell’Onore . Морган Райс
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Читать онлайн книгу Il Peso dell’Onore - Морган Райс страница 15
“Chi sei?” chiese Aidan.
“Beh, ho avuto molti nomi,” rispose Motley. “Il migliore è stato ‘attore’. Poi c’è stato ‘furfante’, ‘giullare’, ‘buffone’… e la lista continua. Chiamami come vuoi.”
“Non sei un guerriero quindi,” confermò Aidan deluso.
Motley si raddrizzò e rise di piacere con le lacrime che gli scorrevano lungo le guance. Aidan non capiva cosa ci fosse di così divertente.
“Un guerriero,” ripeté Motley scuotendo la testa meravigliato. “Questo è un modo in cui non mi hanno mai chiamato. E non è neanche un appellativo che abbia mai desiderato avere.”
Aidan corrugò la fronte senza capire.
“Io discendo da una famiglia di guerrieri,” disse Aidan con fierezza spingendo il petto in fuori mentre stava seduto, nonostante il dolore. “Mio padre è un grande guerriero.”
“Allora sono desolato per te,” disse Motley ancora ridendo.
Aidan era confuso.
“Perché desolato?”
“È un sentenza,” rispose Motley.
“Una sentenza?” ripeté Aidan. “Non c’è nulla di più grande nella vita che essere un guerriero. È tutto ciò che ho sempre sognato.”
“Davvero?” chiese Motley divertito. “Allora mia spiace doppiamente per te. Penso che fare festa e ridere e dormire con bellissime donne sia la cosa più bella che ci sia, molto meglio che sfilare in parata attorno alla campagna sperando di piantare una spade nella pancia di un uomo.”
Aidan arrossì, frustrato. Non aveva mai sentito un uomo parlare di battaglia in quel modo e se ne sentiva offeso. Non aveva mai conosciuto nessuno neanche lontanamente simile a quell’uomo.
“Dov’è l’onore nella tua vita?” chiese Aidan confuso.
“L’onore?” chiese Motley apparendo sinceramente sorpreso. “È una parola che non sento da anni, ed è una parola troppo grossa per un ragazzino come te.” Motley sospirò. “Non penso che l’onore esista, almeno non l’ho mai visto. Una volta pensavo di essere onorevole e questo non mi ha portato da nessuna parte. E poi ho visto troppi uomini onorevoli cadere preda di donne subdole,” concluse tra le risate degli altri sul loro carro.
Aidan si guardò attorno, vide tutte quelle persone che ballavano, cantavano e bevevano per passare il tempo e provò un miscuglio di sentimenti diversi nel trovarsi tra loro. Erano uomini gentili ma che non avevano il desiderio di condurre una vita da guerriero, che non erano devoti al valore. Sapeva di dover essere riconoscente per il passaggio, e lo era, ma non sapeva come sentirsi riguardo al suo stare insieme a loro. Non erano certo il genere di uomini con cui suo padre avrebbe stretto amicizia.
“Viaggerò con voi,” concluse infine Aidan. “Saremo compagni di viaggio. Ma non posso considerarmi vostro fratello d’armi.”
Motley sgranò gli occhi scioccato e rimase in silenzio per dieci secondi buoni, come se non sapesse cosa rispondere.
Poi alla fine scoppiò a ridere, una risata che durò a lungo e riecheggiò tra le voci di quelli che stavano attorno a lui. Aidan non capiva quell’uomo e pensava di non poterci mai riuscire.
“Pensò che mi piacerà la tua compagnia, ragazzino,” disse alla fine Motley, asciugandosi una lacrima. “Sì, penso che mi piacerà un sacco.”
CAPITOLO NOVE
Duncan, affiancato dai suoi uomini, marciava attraverso la capitale di Andros seguito dai passi di migliaia di soldati vittoriosi e trionfanti, le armature che sferragliavano mentre sfilavano nel mezzo di quella città liberata. Ovunque andassero venivano accolti dalle grida trionfanti dei cittadini, uomini e donne, giovani e anziani, tutti vestiti con gli indumenti decorati della capitale, tutti intenti a correre loro incontro lungo le strade ricoperte di ciottoli, gettando fiori e delizie verso di loro. Tuti sventolavano con fierezza le bandiere di Escalon. Duncan si sentiva trionfante nel vedere i colori della sua patria di nuovo alti, nel vedere tutta quella gente – che solo il giorno prima era oppressa – ora così giubilante, così libera. Era un’immagine che non avrebbe mai dimenticato, un’immagine che dava valore a tutto ciò che avevano fatto.
La mattina presto il sole si alzò sulla capitale e Duncan si sentiva come se stesse camminando in un sogno. Quello era il posto dove era stato certo di non rimettere mai più piede, non da vivo e di certo non sotto quelle condizioni. Andros, la capitale. La corona di gioielli di Escalon, sede dei re per migliaia di anni, ora sotto il suo controllo. Il forte pandesiano era caduto. I suoi uomini controllavano i cancelli, le strade, le vie. Era molto più di quanto avrebbe mai sperato.
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