Il Sussurratore delle Catene . Блейк Пирс

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Il Sussurratore delle Catene  - Блейк Пирс Un Mistero di Riley Paige

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un primo momento Riley era rimasta delusa dal fatto che fosse stato Huang ad essere in servizio. Il collega era molto giovane e l’unica esperienza di lavoro con lui non era andata bene.

      Ma dovette ricredersi, constatando che stava impartendo ordini ragionevoli e organizzando l’analisi della scena del crimine in modo efficace. Huang stava migliorando nel suo lavoro.

      La scientifica era già al lavoro, perlustrando ogni centimetro della casa e passando il pennello per raccogliere le impronte. Gli altri agenti erano spariti nel buio sul retro della casa, nel tentativo di individuare tracce di pneumatici o orme dirette verso il bosco.

      Una volta che tutto sembrò avviato, Huang condusse Riley lontano dagli altri, in cucina. Si sedettero a tavola ed April si unì a loro, ancora molto scossa.

      “Allora, che cosa ne pensi?” Huang chiese a Riley. “Abbiamo qualche possibilità di trovarlo?”

      Riley sospirò scoraggiata.

      “No, temo che se ne sia andato da un bel po’. Deve essere stato qui questa sera, prima che mia figlia e io tornassimo a casa.”

      Proprio allora, un’agente entrò dal cortile sul retro della casa. La donna indossava una giacca Kevlar, aveva carnagione, capelli e occhi scuri e sembrava ancora più giovane di Huang.

      “Agent Huang, ho trovato qualcosa” disse rispettosamente. “Graffi sulla serratura della porta sul retro. Sembra che qualcuno l’abbia forzata.”

      “Ottimo lavoro, Vargas” Huang commentò. “Ora sappiamo come ha fatto ad entrare. Potresti restare con Riley e sua figlia per un po’?”

      Il volto della giovane s’illuminò per la gioia.

      “Ne sarei felice” rispose immediatamente.

      Si sedette al tavolo, e Huang lasciò la cucina per unirsi agli altri.

      “Agente Paige, sono l’Agente María de la Luz Vargas Ramírez.” Un grande sorriso le comparve sul volto. “Lo so, è uno scioglilingua. E’ un’usanza messicana. Mi chiamano Lucy Vargas.”

      “Sono felice che tu sia qui, Agente Vargas” Riley disse.

      “Solo Lucy, per favore.”

      La giovane donna restò in silenzio per un istante, continuando a guardare Riley. Infine, non riuscì a trattenersi: “Agente Paige, spero di non sembrare fuori luogo nel dirle questo, ma … è un vero onore incontrarla. Seguo il suo lavoro sin da quando ho iniziato a studiare. Tutto quello che ha fatto finora è davvero grandioso.”

      “Grazie” Riley disse.

      Lucy sorrise con ammirazione. “Voglio dire, il modo in cui ha chiuso il caso Peterson— tutta la storia è strepitosa.”

      Riley scosse la testa.

      “Vorrei che le cose fossero così semplici” rispose, con un tono amaro nella voce. “Lui non è morto. Si è introdotto qui oggi.”

      Lucy rimase a guardarla, quasi incredula.

      “Ma tutti dicono —” Lucy esordì.

      Riley la interruppe.

      “Qualcun altro pensava che fosse vivo. Marie, la donna che ho salvato. Era certa che fosse ancora lì fuori a tormentarla. Lei …”

      Riley si fermò, il ricordo del corpo di Marie, impiccata nella sua stessa camera da letto, le tornò dolorosamente davanti agli occhi.

      “Si è suicidata” Riley affermò.

      Lucy sembrava terrorizzata e sorpresa al contempo. “Mi dispiace” riuscì solo a rispondere.

      Proprio allora, Riley sentì una voce familiare chiamarla.

      “Riley? Stai bene?”

      La donna si voltò e vide Bill Jeffreys in piedi sulla soglia della cucina, con un’espressione ansiosa dipinta sul volto. Il BAU doveva averlo avvertito del pericolo e lui si era precipitato.

      “Sto bene, Bill” lei disse. “E anche April. Accomodati.”

      Bill sedette al tavolo con le tre donne. Lucy lo guardò, quasi sotto choc all’idea di aver appena incontrato l’ex partner di Riley, un’altra leggenda dell’FBI.

      Huang rientrò in cucina.

      “Non c’è nessuno in casa e nemmeno fuori” disse a Riley. “I miei uomini hanno esaminato e raccolto qualsiasi traccia. Ma non hanno trovato nulla di utile per continuare l’indagine. Andrò dai tecnici del laboratorio per scoprire se possono ricavarne qualcosa.”

      “Lo temevo” Riley commentò.

      “Sembra che abbiamo finito qui” concluse Huang. Poi lasciò la cucina per dare gli ultimi ordini agli agenti.

      Riley si rivolse alla figlia.

      “April, andrai a casa di tuo padre stanotte.”

      Gli occhi di April si spalancarono.

      “Non ti lascerò qui” April disse. “E non voglio stare con papà.”

      “Devi andarci” Riley disse. “Potresti non essere al sicuro qui.”

      “Ma mamma —”

      Riley l’interruppe. “April, ci sono ancora delle cose che non ti ho detto di quest’uomo. Cose terribili. Sarai al sicuro con tuo padre. Passerò a prenderti domani dopo la scuola.”

      Prima che April potesse continuare a protestare, intervenne Lucy.

      “Tua madre ha ragione, April. Dammi retta. Anzi, consideralo un mio ordine. Sceglierò di persona un paio di agenti, che ti accompagneranno. Agente Paige, col suo permesso, telefonerò al suo ex-marito e lo metterò al corrente dei fatti.”

      Riley fu sorpresa dall’offerta di Lucy e fu anche contenta. In maniera misteriosa, Lucy sembrava aver intuito che per lei questa sarebbe stata una telefonata difficile da fare. Indubbiamente, Ryan avrebbe preso questa notizia meglio da qualcuno che non fosse Riley.

      Lucy era anche riuscita a gestire bene April. Non aveva soltanto individuato la serratura forzata, ma aveva anche dimostrato empatia, che era una qualità eccellente in un agente BAU, anche troppo spesso spazzata via dallo stress del lavoro.

      Questa donna è brava, pensò Riley.

      “Coraggio” Lucy disse ad April. “Andiamo a telefonare a tuo padre.”

      April fulminò la madre con lo sguardo ma si alzò dal tavolo e seguì Lucy in soggiorno, dove cominciarono a fare la telefonata.

      Riley e Bill restarono seduti da soli in cucina. Sebbene sembrasse tutto finito, per il momento, a Riley parve giusto che Bill fosse lì. Avevano lavorato insieme per anni, e aveva sempre pensato a loro due come una coppia affiatata: avevano entrambi quarant’anni, con qualche filo grigio tra i capelli scuri. Erano entrambi devoti al proprio lavoro ed avevano problemi nei rispettivi matrimoni.

      Bill

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