Desiderata . Морган Райс
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“Allora?” lui la pungolò. “Non hai intenzione di dirmi il tuo nome?”
Lei ridacchiò di nuovo.
“Per la verità, ho un nome formale, ma raramente lo utilizzo,” rispose.
Poi si vltò a guardarlo, in attesa che lui la raggiungesse.
“Se vuoi saperlo, tutti mi chiamano Polly.”
CAPITOLO QUATTRO
Caleb tenne aperta l'enorme porta medievale; subito Caitlin uscì fuori dall'abbazia e mosse i primi passi alla prima luce del mattino. Con Caleb al suo fianco, poteva ammirare l'alba. Lì, in cima alla collina di Montmartre, poteva vedere l'intera città di Parigi stendersi davanti a lei. Era una città bella ed estesa in modo irregolare, un misto di architettura classica e case semplici, di strade ghiaiose e sporche, di alberi e paesaggio urbano. Il cielo brillava in un milione di colori tenui, facendo sembrare viva la città. Era magico.
Ancora più magica era la mano che stringeva nella sua. Guardò in alto e vide Caleb al suo fianco, a godersi quella vista con lei, che riusciva a malapena a credere che fosse tutto reale. Riusciva a malapena a credere che fosse davvero lui, che fossero davvero entrambi lì. Insieme. Che sapesse chi lei fosse. Che la ricordasse. Che l'avesse trovata.
La ragazza si chiese ancora se si fosse davvero svegliata da un sogno, se non fosse ancora addormentata.
Ma poi, ferma accanto a lui, stringendo ancora più forte la sua mano, comprese di essere perfettamente sveglia. Non si era mai sentita così felice. Aveva corso così a lungo, era tornata indietro nel tempo, tutti quei secoli, affrontato tutte quelle difficoltà, solo per stare con lui. Proprio per assicurarsi che fosse di nuovo vivo. Quando lui non l'aveva ricordata, in Italia, era precipatata nel più profondo degli abissi.
Ma ora lui era lì, e vivo, e la ricordava—e adesso era tutto per lei, libero, senza Sera intorno — il suo cuore si gonfiò con una nuova emozione e una nuova speranza. Nemmeno nei suoi sogni più incredibili avrebbe mai immaginato che tutto potesse funzionare così perfettamente, che tutto, alla fine, potesse davvero funzionare. Lei era così travolta dagli eventi, che non sapeva nemmeno da dove cominciare o che cosa dire.
Prima che lei potesse parlare, lui cominciò.
“Parigi,” lui disse, voltandosi verso di lei con un sorriso. “Esistono certamente dei posti peggiori in cui potremmo stare insieme.”
Lei rispose al suo sorriso.
“Per tutta la vita, ho sempre desiderato vederla,” lei gli rispose.
Con qualcuno che amo, lei voleva aggiungere, ma si fermò. Sembrava essere trascorsa un'eternità da quando Caleb era stato al suo fianco; in realtà, si era sentita nervosa di nuovo. In un certo senso, sembrava come se fosse stata con lui da sempre—più a lungo che per sempre—ma, d'altra parte, era come se l'avesse incontrato per la prima volta.
Lui le porse la mano, con il palmo verso l'alto.
“Vorresti visitarla con me?” le chiese.
Lei si allungò e mise la sua mano in quella di lui.
“E' una lunga passeggiata fin laggiù,” lei disse, guardando verso la collina ripida, che portava verso il basso, per chilometri, fino ad arrivare nel cuore parigino.
“Stavo pensando a qualcosa di un po' più panoramico,” lui rispose. “Volando.”
Si controllò le scapole, provando a sentire se le sue ali funzionassero. Si sentiva così rinvigorita, così rinata per aver bevuto, per aver gustato quel sangue bianco—ma non era ancora sicura di essere in grado di volare. E non si sentiva pronta a spiccare il volo da un monte, nella speranza che le sue ali si aprissero per fare il proprio dovere.
“Non penso di essere ancora pronta,” lei disse.
Lui la guardò e comprese.
“Vola con me,” lui disse, poi aggiunse, con un sorriso, “proprio come ai vecchi tempi.”
Lei sorrise, si sistemò dietro di lui, aderendo alla sua schiena e alle sue spalle. Il corpo muscoloso di lui la faceva sentire così bene, tra le sue braccia.
Improvvisamente, lui spiccò il volo, librandosi nell'aria, con tale velocità da lasciarle a malapena il tempo di aggrapparsi forte.
Prima che se ne potesse rendere conto, stavano volando; si teneva stretta a lui, guardando in basso, la testa poggiata sulla spalla. Sentì quel brivido familiare nel suo stomaco, appena iniziarono a scendere in basso, fino ad avvicinarsi alla città, nel sole. Era una vista mozzafiato.
Ma niente di tutto questo poteva paragonarsi al fatto di essere di nuovo tra le sue braccia, stringerlo, stare insieme. Non aveva trascorso con lui nemmeno un'ora, e già pregava che non venissero di nuovo separati.
*
La Parigi che stavano sorvolando, quella del 1789, era molto simile alle fotografie di Parigi che lei aveva visto nel secolo XXI. Come Venezia e Firenze, non sembrava essere cambiato molto in qualche centinaio di anni.
Ma per alcuni aspetti, invece, era molto diversa. La densità degli edifici era molto minore. Sebbene alcune strade fossero pavimentate con ciottoli, altre invece erano ancora sterrate. Le case non erano molto ravvicinate e tra gli edifici sorgevano ancora gruppi di alberi, quasi come una città costruita in una foresta sconfinata. Invece delle auto, c'erano cavalli, carrozze, persone che camminavano sullo sterrato o carri. Ogni cosa era più lenta, più rilassata.
Caleb volò più in basso, finchè non arrivarono a sfiorare la cima degli edifici. Appena superato l'ultimo, improvvisamente, il cielo si aprì e, dinnanzi a loro, comparve la Senna che attraversava il centro della città. Splendeva di giallo nella prima luce del mattino e questo le mozzò il fiato.
Caleb volò ancora più in basso, sorvolandola, e lei si meravigliò della bellezza della città, e di quanto fosse romantica. Arrivarono sulla piccola isola, l'Ile de la Cite, e lei riconobbe Notre Dame sotto di lei, con il suo enorme campanile che si innalzava al di sopra di ogni altra edificio.
Caleb si abbassò ancora di più, quasi a sfiorare l'acqua, e l'aria umida del fiume li rinfrescò in quella calda mattina di luglio. Caitlin alzò lo sguardo e contemplò la città che si estendeva su entrambe le sponde del fiume, mentre volavano sopra e sotto i numerosi ponti ad arco, stesi da una sponda del fiume all'altra. Poi, Caleb risalì, superando il lungofiume e atterrando dolcemente, dietro un grosso albero, lontano dalla vista dei passanti.
Caitlin si guardò intorno e vide che lui li aveva condotti in un enorme giardino all'italian, che sembrava estendersi per chilometri, proprio lungo il fiume.
“Le Tuileries,” Caleb disse. “E' lo stesso giardino del secolo XXI. Nulla è cambiato. E' ancora il posto più romantico di Parigi.”
Con un sorriso, le si avvicinò e le prese la mano. Cominciarono a passeggiare insieme, lungo un sentiero che attraversava il giardino. Lei non si era mai sentita così felice.
C'erano così tante domande che non vedeva l'ora di fargli, così tante cose che moriva dalla voglia di dirgli, da sapere a malapena da dove cominciare. Ma doveva iniziare da qualche parte, perciò pensò di partire