Furfante, Prigioniera, Principessa . Морган Райс
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Читать онлайн книгу Furfante, Prigioniera, Principessa - Морган Райс страница 14
L’altro si accarezzò la barba mentre ci pensava. “Sono mesi che non viene più qui. Non ci si vede a dire il vero da quando mi ha portato quei parabraccia la scorsa estate.”
“Sono stato via,” spiegò Berin. Non disse dove. La gente poteva anche non pagare tanto i propri fabbri, ma dubitava che avrebbero reagito bene sapendo che aveva cercato lavoro altrove. I soldati di solito non amavano l’idea che i loro nemici ricevessero delle buone armi. “Tempi duri.”
“Tempi duri per tutti,” confermò Cassio. Berin lo vide accigliarsi leggermente. “Ma ancora non mi spiego cosa tu ci faccia nell’ala principale del castello.”
“Non dovresti stare qui, fabbro, e lo sai,” disse anche Varo.
“Cosa c’è?” chiese Cassio. “Una riparazione d’emergenza per la spada preferita del ragazzo di un qualche nobile? Penso che saremmo venuto a saperlo se Lucio avesse spezzato una lama. Avrebbe sicuramente fatto frustare a sangue il suo servitore.”
Berin sapeva che non se la sarebbe cavata con una bugia del genere. Decise invece di cercare la tattica che avrebbe potuto funzionare: l’onestà. “Sono qui per vedere mia figlia.”
Sentì Varo inspirare l’aria tra i denti. “Ah, questo è difficile.”
Cassio annuì. “L’ho vista combattere nell’arena l’altro giorno. Piccolina ma forte. Ha ucciso un orso spinoso e un combattente. Combattimento duro comunque.”
Il cuore di Berin gli si strinse nel petto all’udire quelle parole. Facevano combattere Ceres nell’arena? Anche se sapeva che era il suo sogno combattere lì, questo non gli appariva la miglior realizzazione di quel desiderio. No, era qualcos’altro.
“Devo vederla,” insistette Berin.
Varo piegò la testa di lato. “Come ti ho detto, è difficile. Nessuno entra a vederla adesso. Ordini della regina.”
“Ma io sono suo padre,” disse Berin.
Cassio allargò le braccia. “Non c’è molto che possiamo fare.”
Berin pensò rapidamente. “Non molto che puoi fare? È questo che io ho detto quando avevi bisogno di rifare l’impugnatura della tua lancia prima che il capitano vedesse che l’avevi rotta quella volta?”
“Abbiamo detto che non ne avremmo parlato,” disse la guardia con sguardo preoccupato.
“E tu, Varo?” continuò Berin insistendo prima che gli altri potessero decidere di buttarlo fuori. “Ho detto che era difficile quando volevi una spada che andasse bene per la tua mano piuttosto che quelle fornite dall’esercito?”
“Beh…”
Berin non si fermò. La cosa importante era continuare in avanti, contro le loro obiezioni. No, la cosa importante era vedere sua figlia.
“Quante volte il mio lavoro vi ha salvato la vita?” gli chiese. “Varo, mi hai raccontato tu la storia di quel bandito che il tuo scaglione inseguiva. Quale spada hai usato per ucciderlo?”
“La tua,” ammise Varo.
“E tu Cassio, quando volevi tutta quella filigrana sui tuoi schinieri per fare colpo su quella ragazza che poi hai sposato, da chi sei andato?”
“Da te,” rispose Cassio. Berin lo vide pensieroso.
“E questo prima che arrivassimo ai giorni in cui vi seguivo dappertutto nella campagna,” disse Berin. “E poi…”
Cassio sollevò una mano. “Va bene, va bene. Abbiamo capito. La stanza di tua figlia è più su. Ti facciamo vedere la strada. Ma se qualcuno di chiede qualcosa, ti stiamo semplicemente portando fuori dall’edificio.”
Berin dubitava che qualcuno avrebbe chiesto, ma adesso non aveva importanza. Solo una cosa contava. Stava per vedere sua figlia. Seguì i due lungo i corridoi del castello, arrivando alla fine a una porta sbarrata e chiusa da fuori con un lucchetto. Dato che la chiave si trovava nella serratura, la girò.
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