La giara. Луиджи Пиранделло
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– Le donne…
(Forse è meglio finire qui. Non val la pena stare ancora a far spreco di fantasia su questa vecchia stampa di maniera.)
La paura del sonno
I Florindi e i Lindori, dalle teste di creta dipinte di fresco, appesi in fila ad asciugare su uno dei cinque cordini di ferro tesi da una parete all'altra nella penombra della stanzaccia, che aveva sì due finestroni, ma più con impannate che con vetri, chiamavano la moglie del fabbricante di burattini, la quale si era appisolata con l'ago sospeso in una mano che pian pianino le si abbassava in grembo, davanti a un gran canestro tutto pieno di berrettini, di brachette, di giubboncini variopinti.
– Parona bela!
E l'appisolata si scoteva di soprassalto; si stropicciava gli occhi; si rimetteva a cucire. Uno – due – tre punti e, a poco a poco, di nuovo, ecco le palpebre socchiudersi e il capo pian pianino reclinarsi sul seno, come se volesse, un po' tardi veramente e con molto languore, dir di sì ai Florindi e ai Lindori: un sì che voleva dir no, perché le parrucchine, dormendo, non le faceva davvero quella buona signora Fana.
– Neh, signo'!, – chiamavano allora i Pulcinelli, dal secondo cordino.
L'appisolata tornava a scuotersi di soprassalto; si stropicciava gli occhi; si rimetteva a cucire. Uno – due – tre punti… ed ecco, di nuovo, le palpebre socchiudersi, il capo reclinarsi pian pianino, come se volesse dir di sì anche ai Pulcinelli. Ma, ahimè, non faceva neanche le casacche e i berrettoncini la buona signora Fana, così.
E aspettavano pure tocchi e toghe, maglie e brachette e manti reali, su gli altri cordoncini di ferro, giudici, pagliaccetti, contadinotti e Carlimagni e Ferraù di Spagna: tutto, insomma, un popolo vario di burattini e marionette.
Saverio Càrzara, marito della signora Fana, per questa sua svariata e ingegnosa produzione s'era acquistato il nome e la fama di Mago delle fiere. Realmente aveva la passione del suo mestiere, e tanto impegno, tanto studio e tanto amore poneva nel fabbricare le sue creaturine, quanto forse il Signore Iddio nel crear gli uomini non ne mise.
– Ah, quante cose storte hai tu fatte, Signore Iddio! – soleva infatti ripetere il Mago. – Ci hai dato i denti, e a uno a uno ce li levi; la vista, e ce la levi; la forza, e ce la levi. Ora guardami, Signore iddio, come m'hai ridotto! Di tante cose belle che ci hai date, nessuna dunque dobbiamo riportarne a te? Bel gusto, di qui a cent'anni, vedersi comparire davanti figure come la mia!
Egli, il Mago, ogni sera, vincendo lo stento con la pazienza, leggeva ogni sorta di libri: dai Reali di Francia
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