La Porta Accanto. Блейк Пирс
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Chloe era ancora sorpresa, incapace di mettere insieme le parole. Sì, era una maggiore responsabilità. Sì, significava che avrebbe avuto più occhi puntati su di sé. Ma non si era mai tirata indietro da una sfida, e non intendeva iniziare a farlo ora.
“Sono grata per questa opportunità.”
“Bene” disse Greene, e dal suo tono si capiva che era esattamente quello che si aspettava.
Le fece cenno di seguirlo su per i gradini del portico. All’interno c’erano due agenti che parlavano con il medico legale. Chloe fece del proprio meglio per prepararsi alla scena, ma nonostante credesse di esserci riuscita, rimase comunque scossa quando vide la gamba di una donna spuntare da dietro il bancone della cucina.
“Adesso voglio che giri intorno al cadavere” disse Greene. “Mi dica quello che nota, sia del corpo che dell’ambiente circostante. Mi riferisca tutto il suo ragionamento.”
Durante il suo tirocinio, Chloe aveva visto un paio di cadaveri; quando viveva a Philadelphia non era così raro imbattersi in uno. Ma stavolta era diverso. Questo le sembrava fin troppo familiare. Aggirò il bancone della cucina e guardò la scena del delitto.
La vittima era una donna che sembrava sulla trentina. Era stata colpita in testa con un oggetto contundente, con tutta probabilità il tostapane che ora giaceva in pezzi a qualche passo da lei. I danni maggiori li aveva fatti sul lato sinistro della fronte della donna, e l’impatto era stato così forte da spaccarle la cavità oculare; adesso pareva che l’occhio della donna potesse scivolare fuori da un momento all’altro e finire sul pavimento. La testa era circondata da una pozza di sangue circolare, quasi fosse un’aureola.
Forse la cosa più strana era che i pantaloni della tuta erano abbassati fino alle caviglie e le mutandine fino alle ginocchia. Chloe si accovacciò vicino al corpo in cerca di altri particolari. Vide due piccoli segni sul lato del collo della donna, che sembravano graffi freschi.
“Dov’è il marito?” chiese.
“In custodia” disse Greene. “Ha confessato tutto, ha già raccontato alla polizia cosa è successo.”
“Ma se è un caso di violenza domestica, perché è stato chiamato l’FBI?” chiese lei.
“Perché questo tizio è stato arrestato tre anni fa per aver picchiato la sua prima moglie in modo talmente violento da spedirla al pronto soccorso. La donna però non ha sporto denuncia. Inoltre, due settimane fa, il suo computer è stato segnalato per la presenza di potenziali video proibiti.”
Chloe ascoltò tutte le informazioni, riflettendo su quello che aveva davanti. Mise insieme tutti i pezzi come in un puzzle ed espose le sue teorie ad alta voce man mano che le venivano in mente.
“Visti i precedenti di quest’uomo, si può dire che sia incline alla violenza. Alla violenza estrema, a giudicare dal tostapane. I pantaloni da tuta e le mutandine calate indicano che stava cercando di fare sesso con lei in cucina. O forse lo stavano già facendo e lei voleva fermarsi. I graffi sul collo indicano un rapporto violento, forse consensuale all’inizio, oppure del tutto non consensuale.
In quella si fermò a studiare il sangue. “Il sangue sembra relativamente fresco. Se dovessi fare una stima, direi che l’omicidio è avvenuto nelle ultime sei ore.”
“E quale sarebbe la sua prossima mossa?” chiese Greene. “Se non avessimo già il marito in custodia e stessimo cercando il colpevole, come si muoverebbe?”
“Cercherei le prove di un rapporto sessuale, così potremmo ricavare il DNA e scoprire a chi appartiene. Ma in attesa dei risultati, andrei di sopra in camera da letto a cercare un portafoglio o qualcosa di simile, nella speranza di trovare un documento d’identità. Naturalmente, questo se non fosse già stato sospettato il marito. In quel caso, potremo ottenere il suo nome direttamente dall’indirizzo di casa.”
Greene le sorrise, annuendo. “Proprio così. Sarebbe sorpresa da quanti novellini cascano in questa domanda tranello. Siamo a casa del sospettato, quindi il nome lo sappiamo già. Ma se non fosse il marito ad essere sospettato, avrebbe ragione lei. Tra l’altro… Fine, si sente bene?”
La domanda la colse di sorpresa, soprattutto perché non stava affatto bene. Era rimasta incantata, a fissare il sangue sulle mattonelle della cucina. Quella vista l’aveva riportata indietro negli anni, a fissare la pozza di sangue che andava seccandosi sulla moquette alla base delle scale.
Senza alcun preavviso, iniziò a sentirsi debole. Si afferrò al bancone della cucina, temendo di stare per vomitare. Era preoccupante e imbarazzante.
È questo che mi devo aspettare ogni volta che mi troverò davanti una scena del crimine anche solo vagamente sanguinolenta? Davanti ad ogni scena del crimine che assomigli vagamente a quella della mamma?
Nella sua mente sentiva la voce di Sally, una delle prime cose che le avesse detto: non sono sicura che una donna possa essere un bravo agente. Soprattutto una con un passato traumatico come il tuo. Mi domando se sia un trauma che si riesca mai a superare…
“Mi dispiace, mi scusi” mormorò. Si spinse via dal bancone e corse alla porta d’ingresso. Per poco non cadde dai gradini del portico mentre raggiungeva il prato, sicura che avrebbe vomitato.
Per fortuna il destino le risparmiò quell’imbarazzo. Fece una serie di respiri profondi, concentrandosi al punto che quasi non si accorse di Greene che la raggiungeva.
“Ci sono casi che colpiscono anche me” le disse. Mantenne una certa distanza, lasciandole il suo spazio. “Ci saranno scene del crimine molto peggiori. È triste, ma dopo un po’ è come se ci si facesse il callo.”
Chloe annuì, poiché l’aveva già sentito prima. “Lo so. È solo che… Questa scena mi ha riportato alla mente un ricordo. Un ricordo a cui non mi piace pensare.”
“Il Bureau dispone di psicoterapeuti eccezionali per aiutare gli agenti a superare cose come questa. Perciò non pensi mai di essere da sola o che questo faccia di lei un agente incapace.”
“La ringrazio” disse Chloe, finalmente in grado di rimettersi dritta in piedi.
Si accorse che all’improvviso sua sorella le mancava terribilmente. Per quanto sembrasse macabro, ogni volta che le affioravano alla mente ricordi del giorno in cui la loro madre era morta, erano sempre accompagnati da un profondo affetto nei confronti di Danielle. Come adesso; Chloe non poteva fare a meno di pensare a sua sorella. Danielle ne aveva passate tante nel corso degli anni; era una vittima delle circostanze e al tempo stesso di alcune decisioni sbagliate. E adesso che Chloe viveva così vicino a lei, sembrava impensabile che dovessero rimanere distanti.
Certo, aveva invitato Danielle alla festa di quartiere quel weekend, ma Chloe scoprì che non sarebbe riuscita ad aspettare tanto a lungo. Inoltre, aveva il sospetto che non ci sarebbe nemmeno venuta.
All’improvviso, seppe cosa doveva fare: doveva vederla adesso.
***
Chloe