Vicolo Cieco. Блейк Пирс
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Alla fine la accompagnò fino al suo appartamento, accostando lungo la strada intorno alle dieci. Chloe non era ubriaca, soltanto piacevolmente su di giri, abbastanza da pensare a cose che altrimenti non avrebbe pensato.
“È stata proprio una bella serata” disse Moulton. “Vorrei rifarla molto presto, se non pensi che possa interferire con il lavoro.”
“Anch’io sono stata bene. Grazie per avermelo finalmente chiesto.”
“Grazie per aver accettato.”
Poiché non si riteneva affatto un’esperta di seduzione, invece di rispondere Chloe si avvicinò e lo baciò. Come nel ristorante, il bacio all’inizio fu lento, poi però si intensificò. La mano di lui fu all’improvviso sulla sua guancia, per poi scivolarle sulla nuca per attirarla ancora più vicina. Il bracciolo del sedile li separava, così Chloe si inclinò fino a riuscire a toccargli il petto.
Non capì per quanto tempo si baciarono. Era tutto lento e selvaggiamente romantico. Quando alla fine si separarono, Chloe era un po’ a corto di fiato.
“Allora, abbiamo già parlato del fatto che non sono abituata ad avere appuntamenti” disse Chloe. “Perciò, se sbaglio la prossima parte, perdonami.”
“Quale parte?”
Chloe esitò un momento, ma i tre drink le diedero la spinta per proseguire. “Voglio invitarti a salire in casa. Potrei dire che è per un caffè o per bere qualcosa, ma sarebbe una bugia.”
Moulton parve sinceramente stupito. Chloe si domandò se l’avesse fraintesa. “Sei sicura?” le chiese.
“Non è suonato affatto bene” disse Chloe in imbarazzo. “Quello che intendevo dire era... che vorrei continuare, ma senza questo bracciolo tra noi. Non intendevo... non voglio venire a letto con te.”
Persino nella fioca luce dell’abitacolo, lo vide arrossire a quel commento. “Tranquilla, non mi aspettavo niente del genere.”
Chloe annuì, a sua volta in imbarazzo. “Allora... vuoi salire?”
“Sì, decisamente sì.”
Detto ciò, la baciò di nuovo, stavolta in modo un po’ più giocoso, rifilando una gomitata al bracciolo.
Chloe si staccò da lui e aprì la portiera. Mentre raggiungevano la sua palazzina, pensò che non ricordava l’ultima volta che si era sentita così... così leggera.
Leggera, pensò con un sorriso. Era così che Danielle una volta aveva descritto la sensazione che si prova immediatamente dopo un orgasmo. Il ricordo la fece improvvisamente avvampare, mentre prendeva la mano di Moulton ed entrava nell’edificio.
Salirono in ascensore e, una volta che le porte furono chiuse, Chloe sorprese se stessa premendo Moulton contro la parete e baciandolo. Adesso che riusciva a muovere liberamente le mani, lo afferrò per la vita attirandolo a sé. Questo bacio fu un po’ più appassionato, e lasciava intendere che quello che Chloe avrebbe voluto fargli era molto di più.
Lui era altrettanto preso. Posandole le mani sulla schiena, la strinse di più a sé e quando i loro corpi si incontrarono, a Chloe sfuggì un minuscolo gemito. Fu leggermente imbarazzante.
L’ascensore si fermò e Chloe si staccò da lui. Poteva soltanto immaginare l’espressione che avrebbero fatto i suoi condomini se l’avessero sorpresa a pomiciare in ascensore. Notò con sollievo che anche Moulton pareva un po’ intontito e affannato.
Gli fece strada lungo il corridoio fino al suo appartamento, che era quattro porte più avanti. In quel momento le venne in mente che, a parte Danielle, Moulton era la prima persona a vedere casa sua.
Peccato che non abbia intenzione di perdere tempo facendogli fare un tour, pensò.
Anche quel pensiero la mise in imbarazzo. Non le era mai capitato di provare un tale bisogno fisico per un uomo. Dopo un po’, il sesso con Steven era diventato quasi una routine, una cosa scontata. E ad essere sinceri, non succedeva di frequente che ne rimanesse appagata. Un altro motivo per cui non aveva mai un gran desiderio di intimità con lui.
Chloe aprì la serratura ed entrarono. Accese le luci della cucina e appese la borsa allo schienale di una delle sedie.
“Da quanto abiti qui?” chiese Moulton.
“Sei mesi, più o meno. Non ho molta compagnia.”
Moulton fece un passo verso di lei e le mise una mano sul fianco. Il bacio che si scambiarono fu lento e deciso. Dopo pochi secondi, Moulton la spinse delicatamente contro il bancone con il proprio corpo e intensificò il bacio. Chloe sentì di nuovo che iniziava a mancarle il fiato, e provava un desiderio di un’intensità che non ricordava da quando era stata con un ragazzo per la prima volta, alle superiori.
Interruppe il bacio solo il tempo che bastava per raggiungere il divano, dove si sedettero e ripresero immediatamente. Era bello stare insieme ad un uomo in quel modo semplice, soprattutto un uomo che la faceva sentire così. Se contava l’ultimo periodo della sua relazione con Steven, quando tra loro ormai c’era ben poca fisicità, era da un anno e mezzo che non veniva baciata e toccata così da un uomo.
Dopo quelli che sembrarono pochi secondi ma che con più probabilità dovevano essere cinque minuti, Chloe era talmente appoggiata a Moulton che lui fu costretto a sdraiarsi. Chloe gli fu sopra in un attimo Moulton le infilò le mani sotto la camicia, accarezzandole la schiena. Quel piccolo contatto pelle-contro-pelle spinse Chloe verso un limite che non si era aspettata. Sospirò contro le sue labbra e guidò una delle sue mani lungo il lato del reggiseno.
Si sedette a cavalcioni su di lui, sorridendogli. Si sentiva la testa incredibilmente leggera, e ogni muscolo del suo corpo desiderava di più.
“Dicevo sul serio” disse quasi a mo’ di scusa. “Non possiamo farlo. Non così presto. So che potrà sembrarti all’antica...”
“Chloe, non c’è problema. Dimmi quando vuoi fermarti e lo farò. Dimmi quando è il momento che me ne vada.”
Chloe gli sorrise. Quella risposta fu quasi abbastanza da farle cambiare idea. Ma credeva sinceramente che non dovessero precipitare le cose. Già stare a cavalcioni su di lui sul divano rischiava di andare oltre i limiti.
“Quel momento non verrà” gli disse. “Ti sembrerei troppo svitata se ti chiedessi di restare qui stanotte? Non per fare sesso, solo... per dormire insieme?”
Quella proposta sembrò stupirlo. Chloe dovette riconoscere che era davvero una strana richiesta.
E sai perché glielo stai chiedendo? Era di nuovo la voce di Danielle nella sua testa, canzonatoria ma al tempo stesso di grande aiuto. È perché oggi hai visto papà e questo ha mandato sottosopra il tuo mondo. Vuoi che Moulton resti per non essere sola, stanotte.
“Scusa” disse poi. “È una cosa senza senso e sciocca e...”
“No, no, tranquilla” la interruppe Moulton. “Per me va bene. Però avrei una richiesta.”