La caccia di Zero. Джек Марс

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La caccia di Zero - Джек Марс

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bene, amico! Gesù.” Una voce maschile. “Arrivo.” Un giovane uomo uscì dal retro. Sembrava tra la ventina e la trentina. Per l’agente era difficile dirlo con precisione, vista la sua pelle rovinata e gli occhi arrossati, come se li fosse strofinati dopo una dormita. Portava una piccola anella argentato alla narice sinistra e i suoi capelli biondo sporco erano annodati in dreadlock spelacchiati.

      Fissò Reid per un lungo momento, irritato dal semplice concetto che qualcuno fosse entrato nel suo ufficio. “Sì? Che c’è?”

      “Sto cercando informazioni,” rispose lui con tono piatto. “Un uomo è stato qui di recente, caucasico, sulla trentina, insieme a due ragazze adolescenti. Una mora e una più giovane, bionda. È arrivato su un SUV bianco. Hanno soggiornato nella stanza nove…”

      “Sei un poliziotto?” lo interruppe il commesso.

      Reid si stava arrabbiando in fretta. “No, non lo sono.” Avrebbe voluto aggiungere che era il padre delle due ragazze, ma si fermò; non voleva che il commesso fosse in grado di identificarlo più di quanto non avrebbe già potuto fare.

      “Ascolta, amico, io non so niente di ragazzine,” insistette quello. “Quello che la gente fa qui sono affari…”

      “Voglio solo sapere quando è stato qui, e se ha visto le due ragazze. Voglio il nome che l’uomo le ha dato e devo sapere se ha pagato in contati o con carta di credito. Se ha usato una carta, mi servono le ultime quattro cifre del numero. E ho bisogno di sapere se le ha detto qualcosa o se ha sentito qualche dettaglio che mi aiuti a capire dove possono essere andati.”

      Il commesso lo fissò per un lungo momento, e poi emise una risatina roca. “Amico mio, guardati attorno. Questo non è il tipo di posto che chiede nomi, carte di credito o cose del genere. Qui la gente affitta una camera per un’ora, se capisci quello che voglio dire.”

      Reid dilatò le narici. Ne aveva avuto abbastanza di quell’idiota. “Deve esserci qualcosa, qualsiasi cosa, che può dirmi. Quando ha fatto il check in? Quando se n’è andato? Che cosa le ha detto?”

      Il ragazzo gli lanciò un’occhiata astuta. “Quanto vale per te? Per cinquanta bigliettoni ti dirò tutto quello che vuoi.”

      La furia dell’agente si accese in una vampata rovente. Si tese oltre il bancone, afferrò il giovane commesso per il bavero della maglietta e lo tirò a sé, sollevandolo quasi da terra. “Non sai da cosa mi stai trattenendo,” ringhiò in faccia al ragazzino, “né quello che farei per ottenerlo. Mi dirai quello che voglio sapere o mangerai con una cannuccia per il tuo prossimo futuro.”

      Il ragazzo alzò le mani, sgranando gli occhi di fronte alla rabbia di Reid. “Va bene, amico! Va bene! C’è un, ehm, un registro sotto il bancone… fammelo prendere e controllo. Ti dirò quando sono stati qui, okay?”

      Reid emise un sibilo e lo lasciò andare. Il giovane barcollò all’indietro, si raddrizzò la maglietta e poi tastò sotto il bancone alla ricerca di qualcosa.

      “Nei posti come questo,” disse piano, “con il tipo di clientela che ci ritroviamo… a loro piace la loro privacy, se capisci cosa intendo. Non sono felici quando qualcuno ficca il naso nei loro affari.” Fece due lenti passi all’indietro, estraendo il braccio destro da sotto il bancone… e stringendo tra le dita il calcio marrone di fucile a canne mozze.

      L’agente sospirò mesto e scosse la testa. “Stai per desiderare di non averlo mai fatto.” Il commesso gli stava facendo perdere tempo per proteggere la feccia come Rais—non che il ragazzo sapesse in cosa l’assassino fosse coinvolto nello specifico—e ogni genere di tipo sordido, come papponi e trafficanti.

      “Torna al tuo quartiere, amico.” Gli puntò la canna del fucile al torace, ma tremava. Reid ebbe la sensazione che fosse abituato a usare l’arma per minacciare, ma che non avesse mai sparato prima.

      Sapeva senza ombra di dubbio di essere più rapido del commesso; non avrebbe nemmeno esitato a sparargli, alla spalla o alla gamba, se significava ottenere quello che voleva. Ma non voleva fare fuoco. I rumore si sarebbe sentito nel raggio di un chilometro nella zona industriale vuota. Avrebbe spaventato gli ospiti del motel, e magari avrebbe anche spinto qualcuno a chiamare la polizia, e a lui non serviva quell’attenzione.

      Invece adottò un approccio diverso. “Sei sicuro che quella cosa sia carica?”

      Il commesso abbassò lo sguardo sul fucile per un impercettibile secondo. In quel preciso istante, mentre guardava da un altra parte, Reid piantò una mano sul bancone e lo superò con un balzo. Gli sferrò un calcio e gli fece volare via l’arma dalle mani. Non appena ebbe di nuovo i piedi a terra, si chinò in avanti e gli diede una gomitata sul naso. Il ragazzo emise un roco gemito quando gli esplose il sangue da entrambe le narici.

      Poi per buona misura Reid lo prese per i dreadlocks luridi e gli sbatté la faccia sul bancone.

      Il ragazzo collassò sul ruvido tappeto verde, mugugnando e perdendo sangue dal naso e dalle labbra spaccate. Piagnucolando cercò di sollevarsi sulle mani e sulle ginocchia. “Tu… oddio… mi hai spaccato il naso, cazzo!”

      Reid afferrò il fucile a canne mozze. “Questo è l’ultimo dei tuoi problemi.” Gli premette le canne contro i dreadlock biondastri.

      Il commesso si lasciò cadere subito sullo stomaco singhiozzando. “Non… non uccidermi… ti prego no… ti prego… non uccidermi…”

      “Dammi il tuo telefono.”

      “Io non… non ne ho uno…”

      Reid si chinò e lo perquisì in fretta. Era stato sincero, non aveva un cellulare, ma aveva un portafoglio. Lo aprì e controllò la sua patente.

      “George.” Sbuffò. Quel ragazzo non sembrava un George. “Hai un’auto qui, George?”

      “Ho… ho una moto da cross, pa-parcheggiata qui dietro…”

      “Mi basta. Ecco quello che succederà, George. Io mi prenderò la tua moto. Tu te ne andrai di qui. O correrai via, se preferisci. Andrai in ospedale per farti controllare il naso. Gli dirai che ti hanno colpito a tradimento in un bar. Non farai parola di questo posto, né di me.” Si sporse in avanti e abbassò la voce. “Perché ho uno scanner della polizia, George. E se sento un solo accenno, persino un accenno a un uomo che corrisponde alla mia descrizione, verrò a…” rilesse di nuovo la carta d’identità. “All’appartamento 121B su Cedar Road, e porterò con me il tuo fucile. Hai capito bene?”

      “Ho capito, ho capito.” Il commesso piangeva, perdendo sangue e saliva dalle labbra. “Ho capito, prometto che ho capito.”

      “Ora, l’uomo con le ragazze. Quando sono stati qui?”

      “C’era un… c’era un uomo, come hai detto, ma non ho visto ragazze…”

      “Ma hai visto un uomo come quello che ti ho descritto?”

      “Sì. Sì. Era molto serio. Praticamente non ha parlato. È arrivato ieri sera, con il buio, e ha pagato in contanti per la notte…”

      “Quando se n’è andato”

      “Non lo so! A un certo punto, durante la notte. Ha lasciato la porta aperta, altrimenti non me ne sarei neanche accorto…”

      Durante le notte?

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