Solo chi è destinato. Морган Райс
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C’era un quartetto di figure insieme a lui, perché un maggior numero avrebbe attirato troppe attenzioni. Mark cavalcava accanto a lui: l’amico era ora molto più forte rispetto a quando Royce l’aveva trovato, i capelli scuri tirati indietro sotto a un elmo d’acciaio, la parziale armatura da guerriero dell’Isola Rossa che scintillava al sole.
Matilde e Neave avanzavano fianco a fianco: l’ex abitante del villaggio e la componente del gruppo dei Picti si scambiavano talvolta un’occhiata. Erano molto diverse tra loro. Matilde aveva i capelli rossi e la si sarebbe potuta considerare una ragazza angelica se non fosse stata così feroce, mentre Neave aveva i capelli neri raccolti in una treccia e la pelle leggermente più scura, tatuata di blu. Quando Matilde aveva dichiarato che sarebbe andata, la decisione di Neave era stata istantanea.
La sorpresa era venuta dalla solida forma di sir Bolis, che ora li seguiva con la sua armatura dai contorni cobalto che brillava laddove le lamine specchiavano i raggi del sole, proclamando la sua ricchezza come anche la sua abilità in battaglia. Aveva uno o due anni in più rispetto a Royce, e Royce era certo di piacergli un bel po’ di più rispetto a quando era arrivato alla dimora del conte di Undine la prima volta. Royce non riusciva a capire come il giovane fosse arrivato a questo viaggio, ma ora non poteva rifiutare il suo aiuto.
Sopra di lui il suo falco Bragia volava e planava sopra alla landa, e attraverso i suoi occhi Royce vedeva la via che si dispiegava chiaramente davanti a loro, sicura e pianeggiante fino al porto di Ablaver. Una volta arrivati lì, Royce era certo che sarebbero stati in grado di trovare una nave che li avrebbe portati alle Sette Isole, dove la strega Lori aveva detto che si trovava lo Specchio della Saggezza.
Lì sarebbero riusciti a trovare suo padre.
Quella era una prospettiva che riempiva Royce di anticipazione e di timore allo stesso tempo. Anticipazione perché voleva trovare suo padre più di qualsiasi cosa al mondo in quel momento; aveva bisogno di trovarlo se intendeva portarlo a condurre la battaglia contro i nobili. Timore per il luogo che avrebbero dovuto visitare per trovarlo.
“Sei certo che sia necessario andare alle Sette Isole?” chiese sir Bolis.
Royce scrollò le spalle. “Lori ha detto così.”
Sopra di lui il falco gridò la sua conferma. Il conte di Undine aveva raccontato a Royce che suo padre era andato alla ricerca dello specchio, mentre la strega gliene aveva fornita la localizzazione.
“E tu te ne parti per un viaggio oltremare basandoti sulla parola di una strega?” chiese sir Bolis.
“Puoi sempre restare qui, se vuoi,” suggerì Mark con un tono di voce che lasciava chiaramente trasparire quanto non si fidasse del cavaliere.
“E fidarti di gestire una cosa così importante insieme a criminali e Picti?” chiese ancora sir Bolis. Royce si trovò a chiedersi come un uomo così giovane potesse riuscire a mostrarsi tanto pomposo.
“Hai problemi con la mia gente, intruso?” chiese Neave, portando la mano al coltello.
“Basta così,” disse Royce. “Sarà già piuttosto difficile di per sì. Abbiamo bisogno di lavorare insieme.”
Fu quasi sorpreso quando vide che gli altri smisero subito di bisticciare.
“Si fidano di te,” disse Mark, mentre gli altri prendevano un poco le distanze fra loro. “Quando sei tu a guidare, la gente ti segue.”
“È per questo che vieni con me?” chiese Royce.
Mark scosse la testa. “Sai che non è questo.”
“Anche se pensi che le Sette Isole siano pericolose?”
“Sono pericolose,” disse Mark. “Ci sono delle creature lì che… sono bel lungi dall’essere umane. Ci sono troll ed esseri che appartengono al mondo dei morti, e peggio ancora. Sei sicuro che è lì che dobbiamo andare?”
Come poteva fare Royce a spiegarglielo? Come poteva spiegare ciò che aveva visto con Lori, l’anziana donna che era tornata giovane e aveva avuto quelle visioni? Gli aveva detto dove si trovava suo padre, e Royce doveva andare a vedere, senza riguardi per quanto potesse essere difficile.
“Sono sicuro,” disse invece.
“Beh, mi hai salvato la vita così tante volte,” disse Mark, “che dove vai tu, io ti seguo.”
Royce non aveva parole per spiegare quanto si sentisse riconoscente nel sentirglielo dire. Con tutto ciò che li aspettava… anche se non era quello che li aspettava a preoccuparlo. Era quello che si era lasciato alle spalle. Si era appena fidanzato con Olivia e i suoi pensieri continuavano ad andare alla figlia del conte di Undine, col desiderio di aver avuto più tempo da passare con lei prima di doversene andare… e se il suo volto di tanto in tanto cambiava nella sua mente diventando quello di Genevieve… beh, almeno riusciva a scacciare quei pensieri dalla testa.
Royce proseguiva, concentrandosi sul viaggio che avevano davanti in modo da non dover pensare a Genevieve e al modo in cui lo aveva spinto da parte, o alla velocità con cui tutto era accaduto con Olivia.
Ci stava ancora pensando quando Bragia planò verso terra e i suoi artigli si stringevano sulla spalla di Royce mentre vi si posava sopra. Emise il suo verso stridulo, ma la voce che Royce udì era quella di Lori, e le parole della strega gli risuonarono chiaramente nella testa.
“Segui il falco, Royce. Lei ti porterà da una persona che devi incontrare.”
Bragia riprese il volo e Royce si trovò a seguire il falco con gli occhi, chiedendosi quanto controllo avesse la strega sull’animale, e quali fossero le sue intenzioni. Gli aveva già detto che aveva visto violenza e morte nel suo futuro, lo aveva già in parte incolpato per le cose che erano successe nel villaggio. Royce non aveva motivo per pensare che lei lo volesse aiutare.
Solo che sembrava che lo stesse aiutando, e dato che sapeva dove si trovava suo padre, tutto ciò che Royce poteva fare era fidarsi di lei. Royce seguì il falco, cavalcando mentre Bragia attraversava in volo le lande verso un punto dove si ergeva una capanna isolata, con il tetto ricoperto d’erba e il fumo che si alzava da essa.
C’era del fuoco, e sembrava che tutto, dai mobili alle stoffe, fosse stato bruciato, tanto che ora i resti stavano fumando man mano che venivano consumati sempre più, davanti alla dimora. Accanto al fuoco giacevano due corpi, vestiti con i resti di quelle che sembravano armature di soldati. Erano così ricoperti di sangue che era difficile distinguere di quale fazione facessero parte. Però Royce non poteva vedere nessun altro nei paraggi.
“Salve,” disse smontando da cavallo. “C’è nessuno qui?”
Tenne la mano ferma sull’elsa della spada di cristallo che aveva al fianco, temendo che ci potessero essere dei banditi o qualche altro nemico. Era ovvio che c’era stato qualcun altro a uccidere quegli uomini, e neanche tanto tempo prima, ma ora la casa sembrava vuota, la porta aperta come se l’avessero buttata giù a calci.
Poi sentì un ringhio provenire dalla soglia e si voltò vedendo una creatura lì in piedi, gli occhi gialli e i denti digrignati.
“Un lupo!” gridò Matilde mentre il suo cavallo si impennava.
Però non era veramente un lupo. Questa creatura era più grande, e c’era qualcosa in essa che la faceva assomigliare tanto a una volpe quanto a un lupo. I