Finestre Oscurate. Блейк Пирс

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Finestre Oscurate - Блейк Пирс Un Thriller Psicologico di Chloe Fine

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Mi è sembrato che abbia fatto un buon lavoro a non darlo a vedere".

      "Fine… capisco che è sotto un'immensa pressione emotiva, ma ho comunque bisogno che faccia attenzione al suo tono e al suo atteggiamento. Sto cercando di essere il più ragionevole possibile, ma presenterò sicuramente una segnalazione per insubordinazione, se continuerà a rivolgersi a me e agli altri suoi superiori in questo modo impertinente".

      Ingoiando di nuovo la rabbia e l'orgoglio come una pillola amara, annuì. "Capisco. Ora, posso andare?"

      "Sì, dovrebbe trovare i suoi incarichi sulla scrivania. Un'intercettazione telefonica e una richiesta di ricerca da parte di un agente sul campo a Philadelphia, credo".

      "Mi prende in giro?"

      Uscì dal suo ufficio prima che lui avesse il tempo di dare una risposta o una spiegazione. Anche se di certo non pensava di essere al di sopra dei banali incarichi da scrivania che molti agenti svolgevano settimanalmente, sembrava comunque un passo indietro. Non poteva fare a meno di chiedersi se fosse una sorta di punizione – e se lo era, si chiese per quanto tempo sarebbe durata.

      Di solito era brava a trattenere le sue emozioni, ma Chloe si trovò a lottare per tenere a freno la propria rabbia. Camminò con calma verso il suo cubicolo, sapendo che si sarebbe infuriata ancora di più quando avrebbe visto gli incarichi di merda che Johnson aveva preparato per lei. Era così presa dal suo caos emotivo che quasi non si accorse del volto familiare che spuntava da un ufficio in fondo al corridoio. Era Rhodes, con la faccia rivolta verso il basso mentre guardava qualcosa sul suo cellulare. Quando alzò lo sguardo e vide Chloe lì in piedi, parve prima allarmata, poi sollevata.

      "Stai bene?" Chiese Rhodes.

      "Sì. Ma ci siamo viste già ieri. Perché me lo chiedi adesso?"

      "Le voci corrono. Ho sentito che oggi sei stata convocata per un colloquio con Johnson. Ho anche sentito che era presente il direttore Craddock. Immagino che ti abbiano accusato di qualcosa".

      "No, non proprio. È solo che… continuano a voler tirare fuori la vicenda di mia sorella e di mio padre, e io ho chiuso con questa storia".

      Rhodes guardò su e giù per il corridoio, come se volesse assicurarsi che non ci fosse nessuno nelle vicinanze. "Mi chiedo se stiano cercando di capire se ti abbia colpito emotivamente… magari per vedere se sei in grado di lavorare, dopo un evento così personale e traumatico".

      "Ne dubito."

      "Non lo so. Potrebbe spiegare il motivo per cui mi è stato appena assegnato un incarico senza di te come partner. So che non siamo ancora diventate partner ufficiali, ma sembra essere proprio un caso adatto a te".

      "Cosa? Quando hai ricevuto l'incarico?"

      "Mezz'ora fa. Sto per organizzare il trasporto proprio adesso. La spiegazione che mi è stata data è che Johnson non era sicuro che tu te la sentissi. Pensava che avessi bisogno di un po' di tempo per riprenderti".

      Chloe sorrise, ma solo perché era più facile che trattenere un urlo di rabbia. "Sto perfettamente bene. A quanto pare, la sua idea di farmi riprendere è mettermi ad ascoltare intercettazioni e dare una mano al dipartimento di ricerca".

      "Poverina. Se vuoi, potrei insistere per farti assegnare alle indagini".

      "Lo apprezzo, ma penso che farò io stessa la richiesta".

      Rhodes annuì, ma era chiaro che non le piaceva la piega che stava prendendo la situazione. "Non insistere, però. Non vorrei che ti mettessi nei guai".

      "Non lo farò".

      Stava per voltarsi e tornare nell'ufficio di Johnson, poi però le balenò in mente un pensiero. Non era da Rhodes mostrare quel genere di preoccupazione. La parte del "non vorrei che ti mettessi nei guai" non era affatto da lei.

      "Rhodes… hai sentito qualcosa? Su di me o su mia sorella?"

      "Niente che gli altri non abbiano già sentito. Diciamo che si è sparsa la voce che sei andata in Texas e hai avuto una specie di scontro con tuo padre. La maggior parte delle persone qui pensa che sia stato eroico da parte tua. Credo che probabilmente lo pensi anche Johnson… è solo che i suoi superiori gli stanno col fiato sul collo".

      Chloe non era del tutto sicura del perché, ma non le credeva. Sentiva ormai di conoscere Rhodes piuttosto bene, e c'era qualcosa nel modo in cui aveva risposto alla domanda che non quadrava. Tuttavia, se voleva occuparsi di quel caso e cercare di andare avanti con la sua vita come al solito, avrebbe dovuto lasciar perdere, per il momento.

      Tornò a piedi lungo il corridoio fino all'ufficio di Johnson e lo incontrò per caso nel corridoio mentre stava andando da qualche altra parte.

      "Allora, ho parlato con Rhodes. Perché non mi è stata data la possibilità di lavorare a questo nuovo caso con lei?"

      "Non che debba risponderle, ma non sapevo se sarebbe stata pronta a tornare sul campo, visto tutto quello che ha passato".

      "Lo apprezzo, signore. Ma, se non altro, penso che potrebbe addirittura aiutarmi".

      Lui fece una smorfia, che Chloe non riuscì a capire se fosse di disgusto o un vero sorriso. "La aiuterebbe anche a superare questo suo atteggiamento di insubordinazione?"

      "Non posso prometterlo." Lo aveva detto per scherzo, sperando di convincerlo.

      "Rhodes deve andarsene entro poche ore. Può mollare tutto così in fretta e andare con lei?"

      "Sì, signore."

      Johnson ci pensò un attimo e poi sospirò. "Il caso sembra proprio fare per lei". Poi si strinse nelle spalle e disse: "Va bene. Parli con Rhodes e si faccia mandare da lei tutti i dettagli del caso. È ufficialmente assegnata alle indagini, ma ho bisogno che sia responsabile. Se va là fuori e scopre di non essere ancora pronta per questo, ho bisogno che sia sincera".

      "Certo. E grazie, signore."

      Si voltò e si diresse verso l'ufficio di Rhodes prima che lui potesse cambiare idea.

      CAPITOLO TRE

      Danielle aveva affrontato le conseguenze di Millseed, in Texas, più o meno come si aspettava. Poiché aveva sempre preferito rimuginare in solitudine, piuttosto che cercare di essere propositiva, Danielle aveva trascorso i cinque giorni successivi al suo ritorno chiusa nel suo appartamento. L'unica cosa che aveva fatto per cercare di prendersi cura di sé era stato andare dal medico per le sue ferite. Aveva subito una lieve commozione cerebrale e una leggera distorsione alla caviglia, a causa dello scontro con il padre, ma niente di più.

      Eppure, le faceva male dappertutto. Aveva letto da qualche parte di come il corpo abbia un'ottima memoria, di come anche quando non c'è un trauma psicologico, i muscoli e le terminazioni nervose ricordino la tensione di un determinato momento o luogo e possano farla riemergere.

      A quanto pareva, era esattamente quello che stava facendo il suo corpo adesso.

      Inoltre, stava affrontando anche il fatto di non avere rimpianti. Era contenta che il bastardo fosse morto, contenta persino del fatto di aver contribuito lei stessa a quella fine. Quando ripensava alla fatica di scavare la tomba e poi buttarcelo dentro, si sentiva piena di sollievo e di orgoglio, piuttosto che di tristezza.

      Queste erano tutte cose che non avrebbe mai rivelato a Chloe. Sapeva bene che Chloe aveva sempre pensato che fosse un po' squilibrata.

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