Danza, Angelo Mio. Virginie T.
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“Sei patetica. Ti senti talmente superiore a tutti quanti, che non riesci nemmeno a fare festa con noi.”
Si direbbe che Agatha non abbia dato fondo a tutta la sua energia sulla scena: è piena di fiele verso di me. Preferisco ignorarla e le volto la schiena per raggiungere il mio palco privato, ma la mia avversaria ha deciso diversamente. Si pianta davanti a me, bloccandomi il passaggio, ed alza il tono perché tutti volgano lo sguardo nella nostra direzione.
“Stai attenta, non hai niente di cui vantarti. La tua prestazione non era niente di eccezionale, al limite della mediocrità. Forse sei preoccupata per qualcosa? Dovresti rinunciare allo spettacolo, prima di rovinarlo del tutto.
“Lasciala in pace, Agatha. Caitlyn ha danzato molto bene stasera. E' stata favolosa, come ogni volta.”
Alex… Il mio angelo custode, contro tutti gli altri. La nostra storia è stata breve e senza grande interesse, ma lui si è rivelato molto meglio come amico che come amante. E' l'unico che è riuscito ad adattarsi al mio carattere versatile e alle mie evidenti difficoltà di comunicazione. Ha capito molto rapidamente che non volevo essere meschina, ma che quello era il mio modo di essere. Lui è il difensore degli oppressi e delle giuste cause. Credo di rappresentare da sola la maggior parte del suo lavoro di cavaliere servente, anche se non sono la sola a beneficiare del suo sostegno incondizionato. Senza dubbio, io ho un carattere chiuso, ma ad Agatha non piace nessuno e lo fa sentire a qualcuna di noi. Approfitto dell'intervento di Alex per svignarmela furtivamente nel corridoio, mentre Agatha grida la sua rabbia a chi la vuole ascoltare.
Le mie colleghe sono convinte che io non abbia carattere. Se avessero fatto almeno lo sforzo di conoscermi, avrebbero potuto indovinare la rabbia che ribolle nelle mie vene e che trapela dal mio sguardo. Quando ero più giovane, la minima contrarietà mi provocava una violenta crisi di rabbia, durante la quale colpivo e rompevo tutto quello che si trovava a portata di mano. Poi ho cominciato con la danza e le mie crisi sono diventate più rade, fino a scomparire. La danza è stato il mio sfogo e non vorrei mai tornare indietro. Preferisco apparire noiosa e insipida, piuttosto che pazza. Da piccola, il primo medico che i miei genitori hanno consultato li ha accusati di maltrattamenti. Dei quarantadue segni di maltrattamento infantile, ne presentavo più della metà, che andavano dalle ferire fisiche ai disturbi emotivi e comportamentali. Per fortuna, l'assistente sociale che è stata assegnata alla mia famiglia per le indagini era un'esperta di disturbi autistici, quindi mi ha evitato di essere affidata ad un'altra famiglia, cosa che non avrebbe fatto altro che deteriorare il mio stato psicologico. E' lei che mi ha dato l'idea di esprimere le mie emozioni tramite una vita attiva: è stata una benedizione. Sono diventata meno violenta e di conseguenza i lividi e le ferite sul mio corpo si sono ridotti; inoltre, è diventato più facile concentrarmi a scuola, visto che nel tardo pomeriggio potevo sfogarmi. Soltanto le fughe sono continuate, ma non andavo molto lontano: mi rifugiavo dalla nonna, aspettando che la tempesta passasse. Mi è bastato ripensare a lei per vederla apparire nel mio specchio. Lei è l'unica persona che ha il permesso di entrare nel mio camerino.
“Buonasera, gattina Caitlyn.”
Mi farà sempre sorridere. Anche se gli anni passano, continua a chiamarmi come quando ero piccola. Poso il cotone ed il latte detergente per stringerla tra le braccia. Ecco: sono di nuovo a casa. Basta che lei sia lì, il luogo non è importante, per sentirmi tranquilla.
“Buonasera, nonna.”
“Lasciati guardare, mia Cat.”
La nonna si allontana un po' ed io mi sottometto volentieri alla sua ispezione. Non le sfugge niente, certamente non le occhiaie che sono ormai visibili senza il trucco che le nascondeva.
“Sei bellissima, mia cara. Il problema è che lavori troppo e si vede. Devi riposarti.”
“Ci penserò, nonna.”
Lei alza un sopracciglio con aria scettica: mi conosce troppo bene.
“D'accordo. Farò uno sforzo, durante il tuo soggiorno qui.”
“Bene. Ho intenzione di passare più tempo possibile in tua compagnia. E' passato tanto tempo e sono sicura che abbiamo tante cose da raccontarci.”
Ne dubito, ma non ha importanza. Tutto quello che voglio, è stare con lei, anche se non ci dicessimo niente. Inoltre, se io non ho niente da raccontare, forse lei ne ha. So che adora la sua nuova casa in mezzo al nulla. E il suo vicino. Soprattutto il suo vicino: mi parla di lui ogni volta che mi telefona. Credo che lei sogni, segretamente oppure no, di sistemarmi con lui. Mia nonna ha ancora dei sogni per me. E' adorabile.
“Sei pronta ad andare, Caitlyn? I tuoi genitori ci aspettano per andare al ristorante.”
Ah, certo! La famosa cena di famiglia. Quella che facciamo solo le sere delle mie prime e che adesso è il mio unico contatto con i miei genitori. Eppure, anche se non ci vediamo per il resto dell'anno, non ho niente da dire o piuttosto, non riesco a parlare con loro, quindi questa cena si trasforma