Non Sono Come Tu Mi Vuoi. Victory Storm

Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Non Sono Come Tu Mi Vuoi - Victory Storm страница 4

Non Sono Come Tu Mi Vuoi - Victory Storm

Скачать книгу

di Luigi.

      «Nemmeno io», sbuffò lei.

      Stavo per fare il giro dei salotti per controllare di aver cambiato il prezzo a tutti i divani esposti, quando notai un uomo entrare nello showroom e aggirarsi per lo stand.

      «Buongiorno, posso aiutarla?», gli domandai, cercando di mantenere un sorriso gioviale e il contatto visivo, come ci aveva insegnato Luigi.

      Purtroppo quella volta non fu un’impresa facile, perché quell’uomo portava gli occhiali da sole e aveva un aspetto tanto austero da mettermi in soggezione.

      Indossava una camicia bianca alla coreana, senza colletto, sotto un completo nero piuttosto elegante e di alta sartoria. Sembrava un abito fatto su misura perché era perfetto in ogni sua misura.

      Ciò che, però, mi mise maggiormente in crisi fu il suo look, così alternativo e hipster con quella barba curata e quei capelli castani chiari, lunghi, perfettamente tirati indietro ed acconciati in uno chignon alto, elegante ma sexy.

      Era difficile dargli una collocazione con quell’aria orientale che si scostava dal resto, ma nello stesso tempo formava un connubio di stili affascinante e misterioso.

      Era impossibile da definire o descrivere.

      L’unica cosa di cui ero certa era che quell’uomo non era di Hastings, perché la città era troppo piccola per non conoscersi tutti e un tipo così sarebbe stato subito notato.

      «Do un’occhiata in giro, se non le dispiace», mi rispose con voce bassa e leggermente graffiante, quasi irritata.

      «Certo, faccia pure. Se ha bisogno, mi trova qui.» Gli sorrisi con gentilezza, ma lui non ricambiò e se ne andò verso il reparto delle cucine, dove venne subito passato al radar da Laetitia.

      Rimasi ancora a disposizione di vari clienti, prima di essere chiamata da Patricia.

      «Eliza, sono arrivate le lenzuola della nuova collezione. Luigi mi ha chiesto di rifare i letti per mostrare ai clienti la merce. Ti va di darmi una mano?»

      «Volentieri», esultai contenta. Adoravo il momento in cui ci mettevamo insieme a riarredare gli ambienti.

      Nel reparto delle camere da letto, trovammo anche Breanna.

      «Le adoro!», sospirò, innamorata delle nuove coperte di cashmere appena arrivate dall’Italia.

      «Io e Bea rifacciamo i letti; a te andrebbe di cambiare l’oggettistica presente su comodini e comò?», mi propose Patricia.

      «Ai tuoi ordini!», esclamai emozionata, correndo a prendere le lampade Kartell che erano rimaste in magazzino e qualche vaso da riempire con peonie finte.

      Inutile dire che, durante i miei andirivieni, incontrai il cliente misterioso già in compagnia di Laetitia che si era slacciata di nuovo la camicetta per mettere in mostra il suo reggiseno di pizzo rosso.

       Un’altra vendita regalata a quella strega! Non dovevo andarmene! Avrei dovuto tampinarlo finché non mi avesse comprato qualcosa! Uffa!

      Per fortuna la nuova esposizione che stavo preparando mi tirò su di morale, tra le chiacchiere di Patricia e Breanna.

      «E non vi ho detto l’ultima! Ivan aveva ragione a dire che Luigi chiamerà un temporary manager . So che arriverà a breve. Me l’ha detto Stella, la figlia», ci informò Patricia.

      «Chissà chi è.»

      «Si chiama Stefan Clarke.»

      Al suono di quel nome stropicciai un fiore che stavo infilando nel vaso sul comodino.

      «Ne sei sicura?», sussultai agitata e con la mente affollata dalle immagini del mio ex ragazzo di sette anni prima.

      «Sì. Me l’ha detto pochi minuti fa e sai che ho un’ottima memoria con i nomi», mi rispose Patricia.

      «Oh Dio!»

      «Lo conosci?», comprese Breanna.

      «È un mio ex.»

      «Stai scherzando?», gridarono in coro le mie due colleghe.

      «Sono stata con Stefan sette anni fa. Ero solo una ragazzina all’ultimo anno di liceo e lui era più grande di me di tre anni. Siamo stati insieme solo sei mesi, ma…»

      «Questa può essere un’arma a doppio taglio, lo sai?», mi disse Breanna.

      «Mi licenzierà?», sussurrai a bassa voce con la tremarella addosso.

      «Dipende. È lui che ti ha lasciata?»

      «Sì.»

      «Allora puoi far leva sul suo senso di colpa e sul fatto che ti ha spezzato il cuore.»

      «Ma la colpa è mia. Gli ho fatto perdere il posto di lavoro a causa della mia stupidità.»

      «Allora sei fregata!»

      «Tu dici?»

      «Si vendicherà. Questo è ovvio», s’intromise Patricia. «Io ti consiglio di rimanere lontana da lui il più possibile. Magari mettiti in malattia.»

      «Credo che lo farò», mi ritrovai a dire, sentendo la pressione e l’ansia crescere dentro di me.

      Erano passati sette lunghi anni. La storia che avevo avuto con lui aveva segnato la mia vita e ancora oggi sentivo che incideva sulle mie scelte e sulla durata delle mie relazioni.

      Mi vergognavo a dirlo, ma la storia con Stefan era stata la più lunga della mia vita. Sei mesi erano stati sempre il mio massimo.

      «Beh, tu non puoi salvarti da lui, ma puoi almeno aiutarci a salvare noi stesse?»

      «In che modo?»

      «Parlaci di lui.»

      «Sono passati sette anni…»

      «Com’è? Che tipo è? Non voglio farmi cogliere impreparata e vorrei fargli una buona impressione», mi bersagliò di domande Patricia.

      «Avvisaci almeno se c’è qualcosa che è meglio non fare o dire in sua presenza», si accodò Breanna.

       Non spogliarti davanti a lui sul posto di lavoro con il suo capo che vi guarda, per cominciare.

      «È passato moltissimo tempo, ma penso che possiate stare tranquille. Stefan è uno di quei tipi un po’ allampanati, alti e magri. È castano chiaro e con gli occhi nocciola. Ha un bel viso, con dei lineamenti dolci. Ricordo che era molto gentile e affettuoso. Un pezzo di pane, insomma.»

      «Uno che non farebbe del male neanche a una mosca», cercò di capire Breanna.

      «Sì, esatto. Con lui non dovete temere nulla! Ricordo che era incapace di dire di no, a parte a me quando si trattava di lavoro. Inoltre, non era un tipo severo o cattivo.»

      «Uno smidollato, insomma.»

      Ridacchiai

Скачать книгу