Non resta che nascondersi. Блейк Пирс

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Non resta che nascondersi - Блейк Пирс Un thriller di Adele Sharp

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suoi occhiali, ma di nuovo il gesto era sparito prima che una qualsiasi persona media potesse notarlo. Adele però passava molto del suo tempo a stare attenta ai dettagli. L’irritazione della signora Jayne non passò inosservata per lei. Ma rimase in silenzio, permettendo alla donna di continuare. “Una situazione delicata,” disse l’inviata dell’Interpol, ripetendo le parole usate dalla Grant. “Una benestante coppia italiana muore in Germania. E dati i collegamenti politici della coppia in Italia, beh… può capire perché l’Interpol voglia gestire la cosa con attenzione, per la soddisfazione di tutte le parti coinvolte.”

      “Sono… sono confusa,” disse Adele, percorrendo lentamente con le dita il bordo della scrivania della Grant. Tenne gli occhi bassi, ascoltando ma senza più guardare, seguendo la leggera striscia di polvere rimossa dal lato del tavolo. “Avete detto che questa cosa ha a che vedere con le Alpi. Non un solo resort, non una sola montagna. Ma la catena montuosa… Giusto?”

      La signora Jayne annuì. “Sì. Buon intuito. Gli italiani non sono stati l’unico fatto. È sparita un’altra coppia. Svizzeri. A circa trecento chilometri da lì. Una settimana fa: non li abbiamo ancora trovati.”

      “E mi faccia indovinare: anche loro nelle Alpi?”

      “Esatto. Le Alpi francesi, per l’esattezza.”

      Adele resistette all’urgenza di sospirare e fece del proprio meglio per mantenere la propria espressione e respirare in maniera neutra. “Capisco… e lei è venuta qui di persona perché…?”

      La signora Jayne stese le gambe, prima accavallate, e posò entrambi i piedi delicatamente sul pavimento. Poi si chinò in avanti e fissò Adele negli occhi. “Non si vedono collegamenti tra la coppia di italiani e quella di svizzeri, a parte il luogo dove sono scomparsi, e pure in quel caso c’erano un bel po’ di chilometri tra loro. Eppure…”

      “Mi lasci indovinare: anche la famiglia svizzera di cui stiamo parlando era ricca e importante?” chiese Adele.

      La signora Jayne annuì con decisione. “È importante che la cosa venga gestita con discrezione. Ci sono già troppi galli a cantare. Non vorremmo rischiare che non venisse mai giorno.”

      “Immagino che lei non sia venuta qui a parlare di galline, comunque.”

      L’agente Grant sbuffò leggermente e Adele alzò gli occhi, incrociando lo sguardo della sua sovrintendente. “Stanno cercando un altro gallo,” disse la Grant con un cenno del capo in direzione della signora Jayne.

      Questa volta Adele si lasciò andare a un sospiro, anche se cercò di mascherarlo con uno sbadiglio, che subito però considerò essere ancora meno appropriato. Si affrettò quindi a chiedere: “Allora volete che vada sulle Alpi a indagare su un caso di persone scomparse, non collegate tra loro, dove il colpevole potrebbe essere a sua volta congelato, o in alternativa un grizzly famelico?”

      La signora Jayne si alzò lentamente in piedi, sistemandosi l’abito fatto su misura. “Orso bruno. E abbiamo forti motivi per credere che le uccisioni non abbiano niente a che vedere con gli animali selvatici. Non sarei venuta qui se non fosse stato così importante. Bene, signorina Sharp, possiamo contare sul suo aiuto?”

      Adele inarcò un sopracciglio voltandosi a guardare l’agente Grant che sbuffò e annuì. “Non ho voce in capitolo. I piani alti hanno già confermato. Decisione tua, Adele.”

      C’era qualcosa di significativo nell’occhiata che la Grant le lanciò mentre aspettava. Adele la fissò, ma poi distolse lo sguardo. Un altro caso. Altro viaggio. Avrebbe avuto tutto il diritto di rifiutare…

      E poi?

      Tornare alle scartoffie? Ad Angus? Alla sicurezza.

      Era davvero così male?

      “Per favore,” disse la signora Jayne. E per la prima volta, Adele scorse una nota di disagio nella voce della donna. Si trattava di un caso personale per la corrispondente dell’Interpol? Perché quell’emozione?

      Adele esitò, ma poi guardò l’agente Grant dritta negli occhi. “Se trovi qualcun altro per completare i moduli a cui stavo lavorando, ci sto.”

      Gli occhi della Grant si socchiusero, e diversamente dalla signora Jayne, la donna non fece nessuno sforzo per mascherare la sua irritazione. Ma alla fine fu il suo turno di sospirare. Poi agitò una mano in aria, indicando la porta. “Ogni tuo desiderio è un ordine. E poi, il tuo volo è già prenotato.”

      CAPITOLO QUATTRO

      Adele si diresse verso il parcheggio del terzo piano con una leggera corsa. Erano passati più di due mesi da quando era stata all’estero l’ultima volta. Il suo passo era sicuro e, nonostante la struttura fosse coperta, le sembrava di avere il vento tra i capelli. Le radici potevano aspettare: ora che le si era presentata l’opportunità, Adele provava un leggero sollievo all’idea di viaggiare. Una distrazione dalle riflessioni sulla sua vita e il luogo dove trascorrerla? Forse, o forse certe persone semplicemente non erano fatte per stare ferme e radicate nello stesso posto troppo a lungo.

      Si schiarì la gola e si sistemò le maniche della camicia mentre due colleghi le passavano accanto, passò attraverso la porta scorrevole in vetro portandosi davanti ai metal detector e alle guardie appostate. Adele salutò con un cenno del capo, ma poi si portò rapida verso il retro della struttura del parcheggio, doveva aveva lasciato la sua berlina.

      E inchiodò di colpo.

      C’era una persona accanto alla sua auto.

      Avvicinò la mano con titubanza all’arma di servizio che teneva al fianco, ma le sue dita si impietrirono non appena riconobbe la silhouette dai capelli ricci. Si stava allenando: aveva le braccia più grosse di almeno un paio di centimetri da quando l’aveva visto l’ultima volta, e il giro vita un paio di centimetri più stretto. Lo guardò dalla testa ai piedi, godendosi per un secondo la scena prima di rendere nota la propria presenza.

      “Angus?” lo chiamò.

      L’ex-fidanzato si girò di scatto e la guardò. Non portava neanche più gli occhiali. Lenti a contatto? Intervento al laser? Aveva i capelli più lunghi di quanto lei ricordasse e aveva una nuova cicatrice, appena visibile, sul labbro superiore.

      “Oh cavolo, ciao… Adele,” disse, schiarendosi la gola. In passato la chiamava spesso con dei nomignoli, ma ora pronunciò il suo nome scandendolo con precisione, come se timoroso di esserselo dimenticato.

      “Cosa ci fai qui?” gli chiese senza rispondere al suo saluto.

      Angus spostò il peso da un piede all’altro, a disagio, appoggiandosi poi al cofano dell’auto. Adele lanciò un’occhiata severa al punto in cui si era seduto, quindi lui tossì e si risollevò dalla macchina, alzando le mani in segno di scuse. “Oh, scusa… ehm, scusa,” disse rapidamente. “È solo che… ero in zona e volevo assicurarmi che…”

      “Ho ricevuto i tuoi messaggi.”

      “Oh…” Si interruppe. “Oh,” ripeté con voce ferita.

      Adele inspirò dal naso, cercando di ricalibrare la propria concentrazione e passare dai pensieri riguardanti una serie di omicidi tra le Alpi al suo impacciato ex-fidanzato. “Senti, Angus. Non ti stavo ignorando. Ero sommersa di lavoro. Non potresti mai credere alla quantità di carte da compilare che mi hanno messo sulla scrivania.”

      Angus annuì, continuando a mostrare un’espressione ferita negli occhi. “Capisco,” disse lentamente. Alzò

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