La Vicina Perfetta. Блейк Пирс
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Читать онлайн книгу La Vicina Perfetta - Блейк Пирс страница 15
Ryan la accompagnò giù dalle scale e poi tornò di sopra. Jessie uscì dalla porta e trovò una serie di gradini che conducevano dalla Strand alla pista ciclabile e poi, più sotto, alla spiaggia. Si levò le scarpe e le tenne con le punte delle dita infilate nei talloni mentre camminava verso l’acqua.
Anche se era appena iniziata l’estate, a quest’ora la sabbia era ancora fresca mentre si spostava sotto ai suoi piedi e le si infilava tra le dita. Jessie camminò lentamente in modo da mantenere l’equilibrio, seguendo il suono delle onde più di qualsiasi traccia visiva. Quando fu più vicina alla battigia, le apparve davanti agli occhi una delle vecchie stazioni in legno blu della guardia costiera.
Passò oltre e notò che la sabbia qui era più dura e impaccata. Ancora qualche passo e sentì il bagnato sotto ai piedi, dove la marea era recentemente arrivata. Ora l’acqua si vedeva. Jessie guardò le onde che ricadevano una sull’altra, creando delle increspature che formavano una schiuma bianca che le lambiva le punte dei piedi. Si sedette dove non poteva essere raggiunta dall’acqua e osservò.
Dopo un po’ – non era sicura di quanto tempo fosse passato – Ryan arrivò e le si sedette accanto. Non disse niente e anche lei non parlò. Gli tese una mano e lui la strinse. Si piegò verso di lui e si appoggiò alla sua spalla. Pensò che forse il rumore delle onde stava coprendo quello dei suoi singhiozzi. Ma non ne era certa, e poi non le interessava.
Guardò fino al sorgere del sole.
All’inizio gli fu difficile, data la nebbia e il fatto che era distante di diversi isolati. Ma dopo aver trovato un binocolo nella camera matrimoniale, riuscì ad andare sul tetto e tenere d’occhio tutto il viavai a sei isolati di distanza lungo la Strand, dove tutto era successo.
Si sentiva stranamente eccitato dall’accaduto. C’era una certa soddisfazione nel sapere che lui era il motivo per cui il fronte della spiaggia era stato nelle ultime due notti una sinfonia di sirene. Non lo capiva pienamente. La prima notte aveva senso. Ma la reazione della polizia nel mezzo della notte scorsa sembrava ancora più intensa del giorno precedente. Forse gli era sfuggito qualcosa.
Alla fine, mentre il sole sorgeva oltre le colline a est, si ritirò nella casa che si era preso per questo periodo. Voleva dormire, ma era difficile con tutta quell’eccitazione. La sua mente continuava a tornare a quello che aveva fatto, a quello che aveva portato via.
Non aveva mai voluto uccidere quella donna. Dopotutto lui si stava facendo gli affari suoi nella casa dei Bloom, quella che loro avevano sempre lasciato vuota per settimane durante l’estate. Non stava dando fastidio a nessuno.
Ma poi quell’impicciona della porta accanto, con il suo corpo di plastica e il sorriso ancora più finto, si era presentata lì. Aveva pensato che dopo un po’ se ne sarebbe andata, e invece era entrata in casa, commettendo il suo stesso crimine. Aveva sperato che se ne andasse lasciandolo alla sua vita. Ma niente. Doveva fare la curiosa e farsi un tour della villa. Se solo avesse tenuto fuori il naso, probabilmente ora sarebbe stata ancora viva.
Ma quando l’aveva visto, lui non aveva avuto altra scelta. Avrebbe probabilmente dato alla polizia un suo identikit e poi lui si sarebbe davvero trovato in una situazione disperata. Quindi aveva dovuto fermarla, aveva dovuto metterla a tacere. Non poteva permetterle di portargli via lo stile di vita che si stava concedendo, anche se era solo temporaneo.
L’aveva strangolata. Inizialmente era stata l’adrenalina a guidarlo, quando l’aveva sbattuta contro la porta e poi le aveva avvolto la calza attorno al collo. C’era stato un momento, quando lei stava davvero lottando dimenandosi, che lui ci aveva brevemente ripensato. Magari poteva farle semplicemente perdere conoscenza e poi scappare, rifugiarsi in un posto completamente diverso.
Ma poi la vecchia furia si era impossessata della sua testa. Perché doveva andarsene lui
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