Folgorato Dalla Mia Monella Natalizia. Dawn Brower

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Folgorato Dalla Mia Monella Natalizia - Dawn Brower

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ridacchiò. “Ovviamente avete già trovato una femmina disponibile. Ma, se volete un consiglio, tenete le mani a posto ... “ Scosse la testa. "Comunque, non preoccupatevi per me. Non ho voglia di affogarmi nell’alcool. Andate pure dalla vostra cameriera. Se volete scusarmi, andrò nelle mie stanze: dopo tutto ciò, la voglia di giocare a biliardo mi è completamente passata.”

      "Vi vedrò a cena?"

      L’uomo scrollò le spalle. "Non vorrei, ma temo di non potermi esimere."

      Devon avrebbe voluto sollevare l’amico in qualche modo, ma lasciò che Merrifield uscisse dalla sala biliardo. Forse, aveva bisogno di starsene da solo a riflettere. Più tardi sarebbe andato a trovarlo…ma non prima di avere messo le mani sulla candida, dolce Addie…

      Adeline aveva seguito il consiglio di sua madre e aveva fatto un bel bagno…ed era rimasta a mollo più tempo del previsto. Si era addormentata nella vasca e si era svegliata per l’acqua ormai fredda, e la pelle le si era tutta raggrinzita. In breve, piuttosto che farle bene quel bagno si era rivelato un mezzo disastro, e si era dovuta rifugiare sotto le coperte per riprendere calore. Quando si era svegliata, l’ora di cena era passata da un pezzo.

      Piuttosto che rivestirsi, si era infilata direttamente la camicia da notte e la vestaglia. Probabilmente sua madre era giù nel salotto a chiacchierare con gli ospiti e i servi erano tutti impegnati. Più tardi sarebbe scesa nelle cucine per farsi servire qualcosa da mangiare: in tal modo avrebbe evitato di dare spiegazioni a sua madre. Scendendo a ora tarda, nessuno le avrebbe chiesto niente e il giorno dopo l’inconveniente sarebbe stato dimenticato. Avrebbe fatto un salto in biblioteca, prima, per andarsi a prendere un buon libro.

      Le ore passarono e il suo stomaco cominciò a brontolare. Aveva scritto e letto un po’, ma ora i morsi della fame si erano fatti insistenti. Si coprì meglio con una lunga mantella di velluto rosso, se l’annodò al fianco con un nastro di seta e decise di recarsi nelle cucine, che a quell’ora dovevano essere quasi deserte. Infilò le sue pantofoline da notte, prese un lume e si avviò giù per le scale. La strada fino alla biblioteca era immersa nell’oscurità, malgrado ardessero delle torce ai lati del muro.

      Prese le scale della servitù per andare in cucina non vista e si recò subito alla dispensa. Che fortuna! I resti della cena erano in bella vista sul tavolo, ben coperti da tovagliette di tela. C’era della selvaggina, delle verdure fredde e del buon vino. Nel forno, dolcetti e biscotti facevano bella mostra di sé, per la colazione dell’indomani. Si servì abbondantemente, mise tutto su un vassoio d’argento e si recò in biblioteca, dove poteva recarsi anche a occhi chiusi: con quel vassoio pesante non avrebbe di certo potuto prendere il lume! Posò tutto su un carrello da servizio e si recò nella sala. Aprì lentamente la porta della biblioteca e corse davanti al camino, che i servi lasciavano acceso per la notte. Si versò un bel bicchiere di liquore e si sedette soddisfatta sul divano: suo padre, per fortuna, non teneva mai l’alcool sotto chiave. E nemmeno considerava disdicevole che una signora se ne servisse. I suoi genitori erano molto più liberali di quanto si potesse supporre!

      Addie cercò a tastoni il candelabro sul tavolo accanto al divano. Accese le candele con un tizzone del camino e sprofondò beata sui cuscini. Iniziò a mangiare, riprese il libro che stava leggendo in quella sala solo poche ore prima e lasciò che la trama del racconto l’assorbisse. Era notte, ormai, e l’intero castello era immerso nel silenzio.

      La luce delle candele lampeggiava sul suo libro e lei mordicchiava tranquillamente un pezzo di formaggio. Il calore della stanza si era ormai diffuso sul suo corpo e Addie si mise completamente a suo agio. Chi poteva venire a disturbarla, lì dentro, a quell’ora tarda?

      "Bene, bene"… - mormorò la voce di un uomo - Non mi aspettavo di trovarvi qui. Che meravigliosa sorpresa!"

      Addie sussultò e quasi lasciò cadere il bicchiere di brandy. Per fortuna era quasi vuoto.

      "Devon ..." esclamò, cercando di non gridare per la paura. Se almeno lui le avesse detto il suo nome completo…Rivolgersi così ad un perfetto sconosciuto poteva essere interpretato in maniera equivoca. Lui invece la chiamò per nome senza tanti problemi.

      "Addie ..." mormorò, con voce roca e libidinosa. Sembrava quasi assaporare ogni lettera del suo nome…con l’atteggiamento del lupo cattivo che pregusta già la sua preda. Ad Adeline vennero i brividi lungo la schiena.

      "Cosa ci fate voi, qui?" sussurrò.

      Lui le si avvicinò. "Potrei farvi la stessa domanda." Le prese il bicchiere di mano e bevve il brandy rimasto. Deglutì, e poi disse con voce roca. “Una femmina con dei gusti raffinati, non c’è che dire. Dove posso trovarne altro…di questo?” chiese, indicando il bicchiere vuoto.

      Lei andò a prendere la bottiglia. Non aveva intenzione di berne più di un bicchiere, ma l'aveva lasciata su un tavolo vicino, nel caso avesse cambiato idea. "Servitevi pure.” disse.

      "Vi trattate molto bene, a quanto vedo! - esclamò Devon, ridacchiando - Addirittura il Brandy del Duca! Lui lo sa che v’intrufolate qui dentro, di notte?”

      Adeline scrollò le spalle. "Non saprei." rispose tranquillamente. Suo padre non la teneva d'occhio. Le concedeva tutta la libertà che voleva. "Ma dubito che la sua preoccupazione primaria sia di controllare chi beve il suo Brandy”

      Beh, almeno fino a quella sera. Ma di certo, suo padre avrebbe avuto più di qualcosa da dire, se l’avesse vista da sola, di notte e in vestaglia in compagnia di un uomo! Adeline si sarebbe trovata nei guai.

      "E…non v’importa nulla, se vi scoprisse…qui, in camicia da notte?” ammiccò Devon

      Lei deglutì a fatica. "Beh…Sono sicura che non gradirebbe.” Sollevò il mento in aria di sfida. “Ma…in generale…non temo il suo giudizio.”

      Fece una risatina imbarazzata. La situazione stava diventando scottante! Doveva fuggire di lì, subito! Adeline si alzò e Devon approfittò della sua nuova posizione. La prese tra le braccia e si chinò su di lei.

      "Siete adorabile."

      Il cuore di Adeline batteva all’impazzata. Ritrovarsi così stretta tra le braccia di quell’uomo la faceva sentire eccitata e spaventata nello stesso tempo. Cercò di divincolarsi.

      “Lasciatemi andare!” mugolò, quasi senza fiato.

      "Davvero vorreste fuggire? - mormorò Devon, al culmine dell’eccitazione - Chissà perché, ma non ci credo…”

      Adeline quasi gemette. Come poteva leggerle dentro così facilmente?

      "Non importa cosa voglio. Ma non posso rimanere qui con voi, non sta bene per una fanciulla! Lasciatemi andare nelle mie stanze…” mugolò lei.

      "Va bene, vi lascerò andare. Ma prima c’è una cosa che voglio fare.” mormorò Devon. Adeline lesse nei suoi occhi un’intenzione malvagia che la turbò.

      Ebbe quasi paura di chiedere: "Cosa?"

      "Questo. - le sussurrò lui. Premette le labbra contro quelle di lei, in attesa della risposta al suo bacio. Un brivido di piacere scosse Adeline così violentemente che dovette resistere all’impulso di crollare tra le braccia di quell’uomo. Quel bacio la faceva sentire così…penetrata. Sollevò la testa e incontrò lo sguardo di Devon, che la guardava con un sorriso maligno sulle labbra.

      "Perdonate,

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