Lirica. Annie Vivanti

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Lirica - Annie Vivanti

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hai gracile il corpo e il viso gramo!

      Dimmi che fai, fatale e sventurata?

      Io gli risposi: — T'amo! —

      Egli rise e mi disse: “Ti rammenti

      Come fu intenso e breve il nostro ardore?

      Come fur fuggitivi e risplendenti

      Giorni e notti d'amore?„

      Egli rise e mi disse: “Ti rammenti

      La nuova amante mia? l'altro tuo damo?

      Le tue menzogne ed i miei tradimenti?

      Io gli risposi: — T'amo! —

      Egli mi disse: “Addio. Oggi e in eterno

      Si disgiungon le vie che noi seguiamo.

      S'io ti rivegga mai, sia nell'inferno!„

      Ed io gli dissi: — T'amo! —

      Egli mi disse: “Demone morente

      E maledetto, lévati e va via!

      Vada in oblìo sepolta eternamente

      La tua viltade e mia!

      “O grigio, o sonnolento, o grave Oblìo,

      A ottenebrar la mente oggi ti chiamo:

      Strappa costei dal desiderio mio!„

      Ed io gli dissi: — T'amo! —

      Egli guardommi: un brivido lo scosse.

      Lento levò la mano, e sulla faccia

      Sulla pallida faccia mi percosse! —

      — T'amo! — E gli aprii le braccia.

      * * *

      Stretti ora l'uno all'altro e silenziosi

      Seguiam la via che mena a perdizione,

      E ci brucia negli occhi desïosi

      La struggente passione.

      Egli talor mi guarda spaventato:

      — “Come hai gracile il corpo e il viso gramo!„

      Io lo fisso nel volto appassionato

      E gli sospiro: — T'amo.

       Indice

      Crebbe fra le bestemmie e le percosse

      Quella gracile bimba spaventata!

      Morì a vent'anni, mite ed innocente,

      Quella piccola martire affamata.

      Or van per le stellate vie del cielo

      I poveri piedini ignudi e stanchi,

      E la tremula man coglie beata

      — Gigli d'argento! — i fulgidi astri bianchi.

      E gli angeli, stupiti e riverenti,

      Chinan gli alteri luminosi rai,

      Mirando in quel pallido viso stanco

      La bocca che non fu baciata mai!

       Indice

      Quattro enormi carrozze: Ecco in viaggio

      I miei compatrioti di Boemia!

      Fan sosta nella piazza del villaggio.

      Sono zingari neri e barbuti

      E fanciulli ricciuti

      E zingarelle

      Snelle.

      — Qui da una giovin profetessa cieca

      Io voglio farmi dire la ventura,

      Per sapere qual gioia o che sciagura

      L'avvenire m'arreca.

      Le diedi la mia mano ed il mio nome:

      “Anny?„ ella dimandò, “ti dicono Anny?„

      Poi lenta scosse le sue folte chiome:

      “Rechi malanni, danni, affanni, inganni.„ —

      Disse “Tu piangi poco e ridi assai.

      Tu fino ad oggi non amasti mai.

      Ebben: oggi amerai.„

      Ed io risposi: — L'amo! —

      Disse: “Egli è forte e nobile e severo,

      Ed ha bruna la faccia e l'occhio nero.

      Ed egli t'ama. Vero?„

      Ed io risposi: — M'ama.

      Disse: “Egli t'ama, t'ama follemente,

      Teneramente, disperatamente,

      E, bada: eternamente.„

      Io non risposi, risi.

      “E quanto l'ami tu, tu sola il sai.

      E tu domani l'abbandonerai.

      Bada: non sbaglio mai.„

      Io non risposi, piansi.

       Indice

      In bionde anella il folto crin piovente

      Sovra gli omeri ignudi, insino a terra

      Ne sparge la dovizia rilucente

      Inginocchiata innanzi al suo Signore.

      Sovra il grand'occhio cupo e fiammeggiante

      Miti s'abbassan le pesanti ciglia,

      E

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